venerdì 12 giugno 2020

... LA TRAGICOMMEDIA ITALIANA

-Andrea Fumagalli-
 [Post-scriptum]* 



 il povero deve sopravvivere                                   ma deve continuare a rimanere povero 

    Civiltà Cattolica scavalca a sinistra i 'lavoristi' del "Forum Disuguaglianze Diversità" e "Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile". In un articolo pubblicato sulla loro rivista i gesuiti sembrano schierarsi a favore di un reddito universale. Mentre la Corte dei Conti chiede di non rifinanziare il reddito di cittadinanza vigente perché inefficace come strumento di politica attiva del lavoro

 Ma quali sarebbero le misure utili per generare reddito da lavoro?    


Nelle ultime settimane, si sono verificati alcuni fatti e prese di posizione che vale la pena ricordare. Il 1 giugno scorso, la Corte dei Conti è intervenuta in modo fortemente critico sulla legge 26/2019 che ha istituito il reddito di cittadinanza nel “Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica”, sino a paventare il suo annullamento per il 2021, chiedendo che  non venga inserita nella Legge di Bilancio 2021. Nel mirino, vi sono soprattutto le politiche attive del lavoro. La critica maggiore della Corte dei Conti riguarda, infatti, la fase due del reddito di cittadinanza, quella della ricerca di un lavoro per i percettori del sussidio. Secondo le analisi della Corte dei Conti (su dati Anpal, Agenzia nazionale politiche attive del lavoro), solo il 23,5% della forza lavoro nel 2019 ha cercato un’occupazione tramite i centri per l’impiego. Una percentuale che si è addirittura ridotta rispetto al 24,2% del 2017 e al 23,3% del 2018, nonostante l’assunzione di 3000 navigator da parte dell’Anpal, guidata dal professore del Mississippi Mimmo Parisi. Nella ricerca del lavoro continuano ad avere un ruolo predominante, in Italia, i canali informali. In particolare, solo poco più del 2 per cento ha trovato lavoro, tra il terzo trimestre 2018 e il terzo trimestre 2019, tramite i centri per l’impiego. Poi c’è l’accesso ridotto per gli immigrati: la quota di beneficiari stranieri extracomunitari è meno del 6%, nonostante il 31% di questi siano secondo l’Istat in situazione di povertà assoluta. «Il vincolo dei dieci anni di residenza, di cui almeno gli ultimi due in via continuativa, potrebbe aver limitato il numero delle domande presentate dalle famiglie straniere», spiegano i giudici della Corte.
Il 3 giugno, il Forum Disuguaglianza Diversità coordinato da Fabrizio Barca (area sinistra Pd) pubblica sul proprio sito un articolo in cui mette in dubbio l’efficacia del Reddito di Emergenza (Rem) nel raggiungere effettivamente le famiglie più povere. Eppure, poco meno di due mesi prima, il 30 marzo, il Forum Disuguaglianze Diversità e Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), insieme a Cristiano Gori (docente dell’Università Cattolica di Milano), avevano presentato la proposta del Reddito di Emergenza (Rem), dichiarandosi contrario a qualunque intervento di carattere più universale, ma limitandosi a perorare un intervento di sussidio al reddito di ultima istanza. Secondo tale proposta
“il REM avrebbe dovuto sostituire il Reddito di Cittadinanza, per i nuovi richiedenti, per ampliare la sua platea per un periodo temporaneo ed eccezionale. Nell’impianto del Decreto Rilancio le due misure convivono e il REM è destinato a chi non gode già del Reddito di Cittadinanza o di altre prestazioni. … Per quanto riguarda la presentazione della domanda, per chi possiede un ISEE la domanda appare molto semplice. Per chi non lo possiede le cose appaiono più complicate. Si tratta di quelle persone oggi fuori dalla rete del welfare pubblico. Tuttavia, essendo l’ISEE fissato a 15.000 euro (una soglia elevata se considerata la platea per cui il REM è stato costruito), non costituirà il criterio per decidere chi debba ottenere il REM. Nella proposta ForumDD-ASviS-Gori non era previsto l’ISEE tra i criteri di accesso, mentre l’esecutivo ha deciso di tenerlo motivando che la presenza dell’ISEE era necessaria per la presa in carico delle domande da parte dell’INPS”.
Il rischio è dunque che, come avviene per il Reddito di Cittadinanza, anche il Rem non riesca a raggiungere coloro a cui dovrebbe essere destinato. Soprattutto coloro che svolgono lavoro nero, vivono situazione di elevata povertà, i senza tetto, ecc. difficilmente potranno accedervi.
Non è forse più saggio, invece di favorire la proliferazione di varie misure reddituali, concentrarsi solo un’unica misura, a partire dall’attuale esistente reddito di cittadinanza, eliminando i vincoli di accesso e le varie condizionalità comportamentali (i cui effetti, come abbiamo visto, sono irrisori), in modo che diventi effettivamente uno strumento di sostentamento adeguato e di autodeterminazione?
Pare di essere di fronte a una serie di suicidi politici. Il movimento 5S sta di fatto affossando la sua creatura, la legge sul reddito di cittadinanza, invece di cogliere l’emergenza sociale ed economica in corso come occasione per un suo rilancio ed estensione. Il Pd, stretto tra aperture al reddito e tentazioni lavoriste, prima, tramite alcune sue componenti, propone l’instaurazione del Reddito di Emergenza (accodandosi così ai 5S), poi, una volta introdotto, critica le modalità di applicazione, mettendo in evidenza la sua vera natura: essere favorevole ad un sussidio al reddito solo come misura estrema di ultima istanza contro la povertà ma non per l’autorealizzazione della persona: il povero deve sopravvivere ma continuare a rimanere, comunque, povero.
Con il fondato rischio di farsi superare a sinistra da Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti, che il giorno 6 giugno ha pubblicato sul suo sito un articolo di Gaël Giraud a favore di un reddito universale!


* post-scriptum a "Osservazioni sul reddito"