Alberto Lucarelli \ Ugo Mattei
istituzioni
del comune oltre il pubblico e il privato
contro i “soggetti giuridici squalo” che praticano devastanti politiche estrattive
il Comitato Rodotà per i beni pubblici e comuni ha
aderito ufficialmente allo sciopero del "Global Climate Strike For Future" e
lancia l'appuntamento in 100 piazze italiane, cogliendo l’occasione del Friday for Future del 15 marzo per dare anche ai neo
maggiorenni la possibilità di esercitare un diritto costituzionale: i beni
comuni appartengano a tutti e a tutti dobbiamo rivolgere la campagna -in primis
culturale- necessaria per difenderli. L'impegno in tutto il Paese è
duplice: <> raccogliere le firme per la legge d'iniziativa popolare e <> proporre
le sottoscrizioni di azioni per la Società Cooperativa di Mutuo Soccorso
intergenerazionale
Siamo d’ accordo con Riccardo Petrella, maestro con cui ben di rado ci è
capitato di essere in disaccordo. Il capitalismo globale ha assunto tutti i
tratti del "tecnofascismo" e la trasformazione continua di beni
comuni in capitale, dopo aver travolto l’ ambiente ed ogni ecosistema, ora
aggredisce direttamente l’ umano, rendendolo a sua volta merce.
Con la strutturazione finanziaria e cognitiva di questo tardo
capitalismo, l’illusione di volare (ossia di crescere), mentre invece stiamo
precipitando, si nutre di nuovi apparati ideologici che abbattono il senso
critico. In questo scenario il Comitato Rodotà, che abbiamo contribuito a
fondare dopo un Convegno ai Lincei dello scorso 30 novembre, e che a breve
potrà annunciare dopo poco più di un mese dall’inizio della raccolta nazionale,
il raggiungimento delle prime 50.000 firme, cerca di evitare il disfattismo ma
anche il velleitarismo.
Di fronte ai dati sul cambiamento climatico e alla relativa
marginalità dell’Italia nel panorama globale, ci si può facilmente rassegnare
pensando che non valga più la pena di lottare. Per converso, fra i molti che
non smettono di lottare, prevale (e questo traspare anche dalle note di
Petrella) il senso per cui “ci vuole ben altro” rispetto all’inserzione dei
beni comuni e delle generazioni future come nozione giuridica al cuore del
nostro sistema proprietario (ossia il Libro III del Codice Civile e gli artt.
9, 42 e 43 della Costituzione).
Noi siamo consci che ci voglia ben altro ma da qualche parte
occorre iniziare e il Ddl Rodotà che ha generato in Italia e all’estero un
importante cultura giuridica dei beni comuni deve diventare Legge. Ciò non
basta perché la legge non serve a nulla se la cultura generale non è pronta a
recepirla. Per questo abbiamo iniziato un cammino di ecoalfabetizzazione
nazionale con tappe di discussione in ogni città e con gruppi spontanei che si
incontrano che già ha fatto ripartire una discussione sui beni comuni che
purtroppo in questi ultimi quattro anni è stata quanto mai autoreferenziale,
monopolizzata dai protagonisti di alcune esperienze di avanguardia
assolutamente marginali.
Noi pensiamo che dopo il referendum del 2011, grazie al quale il
popolo italiano ha salvato dalla privatizzazione circa 200 miliardi di euro, i
beni comuni appartengano a tutti e che proprio a tutti si debba rivolgere la
campagna, in primis culturale, necessaria per difenderli. La necessità di
liberarsi dalla obsoleta e formalistica nozione del demanio pubblico costruendo
un diritto che va dalla natura dei beni al loro regime e non viceversa, era
avanzatissima e innovativa 10 anni fa. Oggi è urgente perché nuove
privatizzazioni incombono e il lavoro critico da svolgere per superare
l’ottusità generata dalla contrapposizione ideologica fra pubblico e privato,
di cui si pasce l’ ideologia del costituzionalismo borghese, è davvero
imponente (come dimostrano alcune reazioni scomposte alla nostra proposta).
Quindi benissimo discutere come suggerisce il compagno Azzariti, ma sempre
ricordando che una cosa è discutere una cosa è fermarsi per far solo quello.
Se avessimo dato retta a quanti ci invitavano a fermarci a
discutere quando mettemmo online i quesiti del Referendum contro il Decreto
Ronchi nel novembre 2009 li avremmo magari vinti ma a privatizzazioni (fissate
per il dicembre 2011) già avvenute! Bisogna saper capire quando sta passando l’ultimo
treno. In un panorama di degrado politico drammatico, con in vista solo tempi
bui, occorre dare una canalizzazione istituzionale al vento dell’ecologismo,
interpretato dalle generazioni future che pagheranno il conto della nostra
ottusità. Per questo il 15 marzo, in occasione del Friday for Future il
Comitato Rodotà per i beni pubblici e comuni (www.benipubbliciecomuni.it) porterà banchetti
in almeno 100 piazze per dare ai neo maggiorenni la possibilità di esercitare
un diritto costituzionale, spiegando loro di che si tratta.
Per questo stiamo costruendo la Cooperativa delfino ad
azionariato intergenerazionale, una istituzione del comune oltre il pubblico e
il privato (per dirla con Maria Rosaria Marella) che saprà diventare un potente
e strutturato antagonista dei troppi soggetti giuridici squalo che, tanto
privati quanto pubblici, praticano devastanti politiche estrattive. Troppo
poco? Noi questo proviamo a configurare come un percorso concreto e davvero
aperto che non si limiti ai moniti e agli auspici. Camminando si può continuare
a discutere.
Il
Manifesto del 5 marzo 2019