domenica 15 dicembre 2024

Un esperimento di comunità dal basso sottoprocesso

 -red.mdp-

la solidarietà sociale non è reato!

Pubblichiamo l’intervento di Pietro Milazzo, storico militante dei movimenti sociali panormiti, con il quale si riassume la sua memoria difensiva presentata nell’udienza del 26 novembre 2024, relativa al “processo alla Casa del Popolo”, insediatasi nella primavera 2021 presso lo stabile di Via Cavour, edificio di proprietà pubblica in completo stato d’abbandono

Dopo l’avvenuto sgombro dei locali, bloccando l’intensa attività sociale e mutualistica interamente gratuita realizzata in pochi mesi, la stessa amministrazione comunale di Palermo, nella persona dell’allora assessore Mattina, non poteva fare a meno di riconoscere “l’alto valore sociale dell’esperienza interrotta”, proponendo al soggetto collettivo sgomberato un tavolo di confronto,  dichiarando la propria disponibilità e quella di tutta l’Amministrazione comunale a dare risposte concrete per la continuazione delle attività sociali, affidando alla CdP un bene comunale non utilizzato.

Così come veniva specificato dalla comunità della Casa del Popolo: “questa trattativa sembrava avesse raggiunto l’accordo definitivo  – sottoscritto dallo stesso sindaco Orlando, dal Vicesindaco e dall’ex Assessore sopracitato –  per l’affidamento di un immobile comunale, peraltro già individuato nell’ex-asilo di via Lazzaro. Tuttavia, probabilmente per le solite lungaggini burocratiche, quello che poteva essere considerato un patto di collaborazione attiva in base al principio costituzionale di sussidiarietà, inspiegabilmente non fu reso esecutivamente esigibile: il sospetto è che si adombrarono sulla decisione sindacale – come sostennero dalla CdP – una serie di difficoltà palliative che generarono nell’azione amministrativa “il solito rimpallo di responsabilità che tutto blocca e paralizza”. Ma ancora oggi i tanti che diedero vita a quella esperienza comunitaria, si aspettano ancora delle risposte concrete da parte delle autorità pubbliche.

Infatti, sono tornati a chiedere uno spazio per poter rilanciare quell’’esperimento autogestito bruscamente interrotto: “Vogliamo chiedere  alla Regione Siciliana, e al Comune di Palermo di farsi  avanti per “riparare” il danno inferto alla comunità tutta, proponendo a chi stava pazientemente portando avanti questa lodevole iniziativa, la gestione autonoma di uno spazio adeguato per la conservazione anche del patrimonio librario posseduto, rendendolo aperto alla sua pubblica fruizione”. Questo è un tema molto caro a chi ha vissuto quel percorso di condivisione dal basso: «Tra le tante importanti iniziative che ci sta a cuore far conoscere – dicono –, ce n’è una particolarmente significativa. Durante la breve esperienza della Casa de l Popolo di  via Cavour venne messa a disposizione della città  una biblioteca consultabile in loco con  un vasto materiale cartaceo, costituito, anche, da  manuali universitari e specialistici e classici non più in commercio. Si era ancora  in fase  di classificazione e ordino del materiale quando la Casa del Popolo fu  sgomberata. I libri, insieme a tutto il materiale che era servito nei laboratori di quella breve, ma intensa,  esperienza di attivismo politico-culturale, rimasero chiusi dentro l’edificio,  reso inaccessibile alla pubblica fruizione». Alla luce di quanto hanno appreso di recente aggiungono: «Alcune notizie circolate ultimamente ci hanno indignato. Ci limitiamo a quelle, particolarmente gravi, che riguardano la biblioteca. Della sorte di  interi pacchi di libri e altro materiale didattico e di studio non si conosce il destino. È  forte la preoccupazione che siano stati “smaltiti”. Ciò significherebbe che del prezioso materiale è stato mandato al macero. Se è così fosse si chiedono:  quante possibilità di crescita culturale sono state sottratte agli studenti  italiani e “stranieri” che affollano le scuole e l’Università della più importante città al centro del Mediterraneo?»[accì]

■■■■■

Di seguito l’intervento di Pietro Milazzo

Ho presentato nell’udienza del 26 novembre 2024, del processo sulla Casa del Popolo di Via Cavour, una mia memoria difensiva. In essa ho sostenuto  d’essere un attivista sociale che assieme ad un gruppo di altri compagni, da decenni,   e’ stato impegnato, in varie strutture, ed, attualmente,  nell’organizzazione politica nazionale POTERE AL POPOLO,
per intervenire sul disagio sociale e sul contrasto alla povertà della nostra città.
In continuità con queste attività, avendo  saputo dell’esistenza di un immobile vuoto e inutilizzato in via Cavour, in stato di totale abbandono e degrado, si e’ entrati, nel maggio del 2021, con lo scopo di  avviarvi attività sociali, senza una volontà di appropriazione privata esclusiva, a fini lucro o di abitazione e senza   preclusione di ogni presenza altrui.

Lo scopo, documentato ampiamente,  è stato, quindi  quello di utilizzare a fini sociali questo spazio,  recuperandolo per attività mutualistiche gratuite.
Circa le attività che abbiamo svolto,  in quei pochi mesi di permanenza dentro i locali di via Cavour, da Maggio a Settembre 2019, ho citato i principali:

■ doposcuola gratuito e ludoteca per bambini di famiglie disagiate, costretta a lasciare i bambini per lavorare senza avere mezzi per pagare un nido o un asilo privato;

■la costituzione di una biblioteca di quartiere con centinaia di volumi e riviste;

■un cineforum settimanale gratuito;

■uno sportello con consulenza gratuita su CASA e LAVORO;

■un centro di raccolta indumenti e generi di prima necessità per famiglie disagiate;

■cene sociali, aperte al territorio;

■iniziative di dibattito politico-culturale, aperte su temi di attualità e su temi di rilevanza storica.

Fra tutte  forse, quella più importante: un convegno  sulle vicende del luglio 60 a Palermo, a cui parteciparono docenti , storici, l’ANPI ed altre associazioni riconosciute.

Ho raccontato che, in quel periodo,  abbiamo avuto il piacere di ospitare una delegazione di audiolesi, che avevano saputo della nostra iniziativa  e che hanno voluto incontrarci e rivedere la struttura dove, da ragazzini e  da bambini avevano vissuto in convitto e studiato.

In sintesi ho rilevato che ci siamo ritrovati, dopo anni, a subire un processo penale per aver commesso “i reati”:

– per avere attivato e reso fruibile un bene inutilizzato dal suo ente gestore;

-per avere svolto attività sociali e mutualistiche gratuite che avevano avuto  grandi apprezzamenti dai loro fruitori;

-per avere fatto migliorie e reso vivibile uno spazio fatiscente.

Ho concluso dicendo che  credo nella capacità di discernere tra il diritto formale e la giustizia sostanziale ed a questa capacità mi sono appellato…

Nessun commento:

Posta un commento