mercoledì 26 giugno 2019

AIUTARE CAROLA A DIFENDERE I DIRITTI UMANI


nota MdP

Dopo la decisione della Corte Europea di Strasburgo di respinge i diritti dell’Uomo, abbandonando la Sea Watch 3 in alto mare, la coraggiosa comandante ha rotto gli indugi osservando l’imperativo categorico di salvare vite umane

 LA VITA UMANA VALE DI PIÙ  






"Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo", così ha dichiarato –secondo quanto riportato dall’ANSA- Carola Rackete, comandante della Sea Watch: "nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile –dicono dall’ONG-, l'Europa ci ha abbandonati. La nostra Comandante non ha scelta". Come aveva già anticipato Fulvio Vassallo Paleologo, in una disamina della decisione della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (giustamente definita dall’esperto giurista un «atto di “ignavia”»), si  sapeva dei rischi a cui sarebbe andata incontro la comandante della Sea Watch 3, una volta costretta ad entrare nelle acque territoriali italiane (denunce, sequestro e poi la confisca della nave)… ma la vita umana vale di più. Cosicché Carola Rackete ha preferito optare per l’unica soluzione possibile pur di salvare le vite dei 42 naufraghi a bordo, entrando nel porto Lampedusa.
Le condizioni di vita a bordo erano diventate insostenibili. Già qualche giorno addietro la  portavoce Giorgia Linardi faceva osservare: «La temperatura durante il giorno è alta, le persone sono sul ponte al caldo, la notte dormono sul ponte: non siamo su una nave da crociera». Su Faceboock è stato postato un video in cui uno dei migranti salvati lanciava l’allarme disperato: «Non ce la facciamo più, la barca è piccola e non possiamo muoverci, non c’è spazio», ha spiegato: «L’Italia non ci autorizza a sbarcare, chiediamo il vostro aiuto, chiediamo l’aiuto delle persone a terra. Pensateci, perché qui non è facile». Insomma quale altra alternativa aveva la Sea Watch 3 ?
Vogliamo infine segnalare l’invito della Ong a donare per l’assistenza legale della comandante Carola. Al fine di costituire un fondo per l’assistenza legale di Sea Watch per “aiutare Carola a difendere i diritti umani” come previsto dalla legge del mare.

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