giovedì 23 settembre 2021

ESSERE STRANIERI IN ITALIA

 -Ousman Drammeh- Essere gettati a vivere per strada   

il racconto sul disastro in cui si trovano gettati a vivere i neomaggiorenni, espulsi dai centri di accoglienza, in cerca di un contratto regolare d’affitto e di lavoro, obbligati a cambiare il permesso di soggiorno per motivi umanitari in un altro per motivi di studio o lavoro

Sono note in genere le terribili vicissitudini dei minori stranieri non accompagnati, eppure essi sono abbastanza tutelati grazie alle case-famiglia, ai servizi sociali, all’affido familiare, alle figure dei tutori previste dalla legge. Quello che invece pochi sanno è il disastro in cui si trovano gettati a vivere i neomaggiorenni, espulsi dai centri di accoglienza, in cerca di un contratto regolare d’affitto e di lavoro, obbligati a cambiare il permesso di soggiorno per motivi umanitari in un altro per motivi di studio o lavoro; spesso privi di riferimenti affettivi e di sostegno per affrontare la giungla  burocratica, tranne che per le comunità di giovani che essi stessi sono capaci di costituire. Vi proponiamo perciò il racconto di uno di loro, mediatore culturale e studente dell’ultimo anno delle superiori a Palermo

Quando si parla di diversità, si parla di un modo altro di vedere il mondo, la vita e il gruppo; lo straniero è portatore di una diversità che ci induce inevitabilmente a interrogarci sulla nostra identità, i nostri valori, ma in realtà siamo tutti parte di una stessa storia e camminiamo nello stesso mondo che non è mio, tuo, loro: è nostro.

Gli stranieri che si imbarcano nel Mediterraneo per arrivare in Italia, attraversano il mare con la speranza di trovare una vita migliore, di poter portare una nuova cultura, senza avere affatto un’idea chiara di come funziona la burocrazia che in Italia è legata all’immigrazione.

Quando gli immigrati sbarcano in Italia per la prima volta, immediatamente lo Stato italiano li conduce in questura per prendere le impronte digitali e avviare il primo riconoscimento; poi da lì vengono smistati nei diversi centri di accoglienza, nei quali dovranno non solo sopravvivere ma anche tentare di fare una vita normale come gli altri.

Ci sono tre specie di centri di accoglienza nei quali gli stranieri vengono portati appena sbarcano (Comunità, CAS,  SPRAR). In questi centri i ragazzi vengono informati sulla durata del loro soggiorno lì. Possono fermarsi per un massimo di 3 anni i ragazzi stranieri che hanno voglia di continuare a studiare dopo la scuola media, ma questa è una incongruenza che li rende seriamente preoccupati perché non ce la faranno a frequentare la scuola superiore che ha la durata di 5anni con soli due anni di ulteriore permanenza in comunità: se hai la possibilità di stare in comunità per 3 anni dopo la terza media ti rimangono due anni, ma se hai voglia di continuare a frequentare la scuola superiore, che dura 5 o 3 anni, e di stare nei centri di accoglienza per tutta la durata degli studi non puoi farlo. Inoltre sei sicuro di riuscire a continuare sino in fondo e diplomarti? Ecco quando i ragazzi cominciano a perdere la speranza, perché non hanno un lavoro, non hanno ancora completato la scuola dell’obbligo; e se devono andare via della comunità cosa fanno?

Provo a spiegare come funziona la burocrazia, con una sorta di glossario.

COMUNITÀ: se sei arrivato in Italia come minore straniero non accompagnato (MSNA) vieni portato in una comunità per minori dove puoi stare fino all’età di 18anni e poi lo Stato decide se ti concederà la proroga amministrativa fino a 21 anni; questo succede però solo se stai facendo un percorso che non hai completato, cioè se stai seguendo un ciclo di studi o una cura medica, che sono gli unici due motivi validi: in questi casi, lo Stato ti dà l’opportunità di restare fino a 21anni.

CAS: se sei arrivato in Italia come maggiorenne, invece, vieni portato in un CAS dove puoi stare per proseguire la vita normale.

SPRAR: è l’ultimo centro di accoglienza dove gli stranieri concludono il loro percorso sotto la protezione dello Stato italiano.

La procedura per ottenere i documenti funziona in questo modo: il Cas e la Comunità sono i due centri in cui il percorso della documentazione viene  attivato; il primo passaggio è il rilevamento delle impronte digitali; è il momento in cui viene rilasciato il permesso di soggiorno (PDS) provvisorio della durata di sei mesi durante i quali aspetti una chiamata della questura; dopo di che andrai davanti ad una commissione, a cui racconti la tua storia, per quale motivo hai lasciato il tuo paese di origine per venire in Italia. Durante il colloquio, vieni ascoltato da una o due persone per capire se meriti di avere una protezione qui in Italia, di avere un permesso per stare in Italia. Infine la commissione decide se credere alla tua storia o no. Se credono alla storia ti rilasciano il permesso di soggiorno, ma se non ti credono viene dato il diniego, il che vuol dire che la storia non è valida per avere una protezione qui in Italia. Da lì cominci a fare tutti i ricorsi. Se sei così fortunato da avere il permesso di soggiorno dopo l’incontro con la commissione, lo Stato autorizza un periodo temporaneo in cui puoi stare nel centro, quindi, prima che questo periodo finisca, devi approfittarne per trovare un lavoro e affittare una casa in modo tale che poi potrai sopravvivere, altrimenti quando vieni mandato via dal centro finisci in mezzo alla strada.

Quando parliamo dei permessi di soggiorno che vengono rilasciati dopo l’esame della commissione cosa intendiamo?

Ci sono due tipi di permessi rilasciati in Italia.

1) ASILO POLITICO – a chi è fuggito dal suo paese in guerra, o perseguitato per problemi religiosi, o per una lotta tra culture; se sei a rischio di essere condannato alla pena di morte o ucciso, per questi motivi hai diritto di avere il P.D.S. per asilo politico.

2) UMANITARIO – se hai un problema familiare, o hai una malattia per cui non hai la possibilità nel tuo paese di essere curato e sei a rischio di morte.

Dopo il rilascio di questi permessi sei obbligato a restare in Italia perché il documento è valido solo qui: non lo puoi utilizzare all’estero e non è rinnovabile, ma è solo convertibile con il contratto di lavoro minimo della durata di almeno un anno.

Ecco qui dove inizia il primo sfruttamento, perché i ragazzi stranieri hanno questo peso addosso che devono andare via dai centri di accoglienza senza aver completato il percorso, devono convertire il permesso con il contratto di lavoro, altrimenti viene revocato non appena scaduto e rimangono clandestini; quindi, avendo quest’angoscia nella testa, gli stranieri non valutano più lo sfruttamento che subiscono nelle aziende: è importante per loro avere un contratto di lavoro a tutti i costi, per poter cambiare il permesso, e gli imprenditori ne approfittano per imporre orari e mansioni impossibili agli immigrati che hanno bisogno.

Questo è anche il motivo per cui molti dormono in strada, perché senza un permesso valido non puoi neanche avere la residenza, la casa in affitto, o ricevere il servizio delle cure mediche.

Domanda: se invece fossi tu in queste condizioni in un paese straniero cosa faresti?

-Il nuovo decreto che è stato stabilito dopo il 4 ottobre 2018 dice che per ottenere il Permesso di Soggiorno adesso devi avere prima il contratto di lavoro.

-L’imprenditore però dice che per poter essere assunto devi avere un permesso valido.

-Le scuole dicono che per essere iscritto devi avere il permesso valido.

-Per avere una cura medica devi avere il permesso valido.

Mi chiedo: dov’è l’equità, dov’è il diritto umano, dov’è l’uguaglianza?

Sono un protagonista di questa vicenda, Ousman, un ragazzo gambiano.


fonte.pressenza.com/