B C R S - Biblioteca Centrale
quale futuro per il presidio regionale della cultura?
La CGIL Funzione Pubblica dice No! alla chiusura per la fruizione contingentata della sala lettura nel rispetto dei dispositivi anticovid e riapre la vertenza per la messa in sicurezza dei depositi per la fruizione del patrimonio documentale dei periodici
Le ultime decisioni dell’assessorato ai BB.CC. lasciano decisamente
stupefatti per la mancanza assoluto di buon senso. Chiudere di fatto la Biblioteca
Centrale Regionale Siciliana (BCRS ) – a detta della CGIL-Fp
Sicilia, in tutte le sue articolazioni territoriali – sembrerebbe più
un aggiramento delle risposte sulle inadempienze riscontrate nel corso di
questi anni, piuttosto che una dimostrazione di capacità ad elaborare una seria
programmazione, al fine di rafforzare la rete culturale della Sicilia. Infatti,
la federazione dei dipendenti pubblici del sindacato confederale storico si
chiede «quale progetto abbia il governo regionale per il futuro dei beni
culturali, per i giovani studiosi e per la Biblioteca centrale in particolare».
Evidentemente la CGIL-Fp intende ricordare ai vertici politico-amministrativi
che la vertenza apertasi nell’autunno 2019, oggettivamente sospesa a causa
dell’emergenza epidemiologica, rimane interamente dispiegata sul tavolo delle
relazioni sindacali «tenuto conto che una parte consistente del patrimonio –
sottolineano le segreterie regionale e provinciale – non è fruibile
perché ancora da oltre sei anni, come periodicamente questa sigla sindacale ha
sollevato, giace in depositi inagibili». I rispettivi segretari, Gaetano
Agliozzo e Giovanni Cammuca, si riferiscono all’annosa vicenda – determinatasi
dopo l’incidentale incendio di 6 anni addietro nell’androne della Biblioteca –
che vede un consistente patrimonio bibliografico sottratto agli studiosi,
poiché collocato in depositi dichiarati inagibili dall’autorità competente. Si
tratta di un patrimonio fondamentale, qual è quello dei “Periodici” (una
ricchezza inestimabile di fonti documentali), negato alla pubblica fruizione e
che – così come avevamo già evidenziato in un nostro precedente articolo –
rappresenta «il groviglio della memoria collettiva della comunità».
Ma andiamo al merito dei fatti di oggi: la BCRS ha chiuso le porte agli
utenti su disposizione degli organi gerarchicamente sovraordinati, fatti salvi
i servizi essenziali. Così come precisano in una dichiarazione pubblicata sulle
pagine locali di un quotidiano nazionale: «per effetto degli articoli 42 e 48
del vigente Dpcm 2 marzo 2021 le biblioteche possono offrire come servizio
essenziale il solo ritiro, su prenotazione, di libri e non la possibilità di
usufruire della sala lettura. Dunque, i servizi essenziali continuano ad essere
mantenuti ed erogati». Orbene, dalla lettura della fattispecie di cui al
succitato art.42, non sembra rilevarsi una espressa limitazione dei servizi
bibliotecari. Anzi viene posta in essere una eccezionalità riguardo
le biblioteche, specificando che «i relativi servizi sono offerti su
prenotazione e degli archivi, fermo restando
il rispetto delle misure
di contenimento dell’emergenza epidemica». Quindi non v’è alcuna
distinzione tra “servizi essenziali” ed “altri servizi”.
Poiché tutte le misure di contenimento sono state adottate (distanziamenti
delle postazioni, mascherina obbligatoria e schermi in plexiglass protettivi
per i dipendenti, dispenser con il gel igienizzante e termoscanner a raggi
infrarossi per misurare la temperatura), davvero non si comprende la decisione
del superiore assessorato sulla chiusura all’utenza, inibendo la ratio posta
a fondamento dell’esistenza stessa delle istituzioni bibliotecarie – che
in ogni tempo legittima il presidio non solo come luogo dello studio e ricerca,
ma anche come spazio di socializzazione dei saperi.
Insomma, una decisione incomprensibile tanto più che, fino alla
disposizione di chiusura al pubblico (peraltro contingentato), i dipendenti con
grande senso di responsabilità e attenzione avevano assicurato l’agibilità
della sala lettura in piena sicurezza, assolvendo ad un compito caratterizzante
dell’attività istituzionale. Così come dicono i segretari della FPCGIL di
cui sopra, «non possiamo che apprezzare gli sforzi fatti dalla direzione e
delle lavoratrici e dai lavoratori della Biblioteca per riorganizzare i servizi
bibliotecari, nel rispetto degli articoli 42 e 48 del Dpcm 2 marzo 2021».
In ultimo ci sembra doveroso riconoscere un plauso alla struttura aziendale
sindacale della Cgil che, ancora una volta, si è distinta per l’alta capacità
mostrata – ed in questo sostenuta dalle federazioni di categoria – nel sapere
contemperare le esigenze del cittadino-utente con quelle del
cittadino-lavoratore, confermandosi – ora come nel passato – la punta più
avanzata del sindacalismo aziendale nel comparto regionale.
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