La devastazione di un sistema minimale
-toni casano-
Nelle more di una legislazione costituzionalmente legittimata che superi anche la vessatoria discriminante in capo ai “migranti economici”, è stata ribadita la necessità di ripristinare quanto meno lo stato giuridico ex ante che disciplinava l’accoglienza prima dell’inasprimento prodotto dalla normativa securitaria condivisa dall'intero ceto politico
Nel'ambito della mobilitazione nazionale – indetta dal Tavolo Asilo il 27
scorso – “davanti le prefetture di tutta Italia per chiedere di
ripristinare lo Sprar e garantire a tutti i richiedenti asilo e rifugiati
presenti nel nostro Paese una accoglienza dignitosa, nel rispetto della
Costituzione”, il Forum Antirazzista del capoluogo siciliano ha consegnato alla Prefetta di Palermo una
missiva-documento, dove viene evidenziata la drammaticità della situazione che
si sta determinando, a seguito del provvedimento del Servizio centrale
del SIPROIMI (Sistema di protezione per i
titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati)
disposto nella settimana prima di quella del santo Natale. Uno stato
emergenziale dilagante che preoccupa per la sorte delle persone ospiti dei progetti SIPROIMI (ex SPRAR), con
titolo di soggiorno per ragioni umanitarie e per richiesta d’asilo.
Nella
fattispecie il predetto Servizio centrale, sulla scorta del primo dei “decreti
sicurezza”, intima gli enti gestori ad ottemperare a quanto disposto dalla
norma salviniana, sulla base della quale
i titolari di protezione umanitaria dovrebbero lasciare i progetti SIPROIMI.
Inoltre, il Viminale – con Circolare 24763 del 19\12 – ha previsto il
trasferimento dei richiedenti asilo, in atto ospitati presso i centri
SPRAR/SIPROIMI, nei Centri di accoglienza straordinaria (CAS) in applicazione
della suddetta normativa. Va detto che con un’ultima nota, diramata il 20
dicembre, il Ministero degli Interni ridimensiona gli effetti della portata dei
provvedimenti, limitando il numero ad un esiguo impatto sui titolari di
protezione umanitaria. “Tuttavia – scrive il Forum nella missiva – la
fuoriuscita dal sistema di accoglienza si sta verificando con particolare
riferimento ai richiedenti asilo e non solo riguardo ai titolari di uno status
di protezione umanitaria”. Insomma le preoccupazioni permangono, giacché migliaia
sono le persone in stato di vulnerabilità.
La
via maestra sostenuta è il ritiro delle circolari, le quali “si basano su una interpretazione erronea e
illegittima del primo decreto sicurezza, di cui peraltro da tempo il terzo
settore chiede l’abolizione”. Nelle more di una legislazione costituzionalmente
legittimata che superi anche la vessatoria discriminante in capo ai “migranti
economici”, è stata ribadita la necessità di ripristinare quanto meno lo stato
giuridico ex ante che disciplinava
l’accoglienza prima dell’inasprimento (senza dimenticare le scelleratezze
minnitiane culminanti negli accordi libici) prodotto dalla normativa securitaria
che ha gettato nello scoramento non soltanto “i migranti ospiti dei centri”, ma
anche – come rilevano dal Forum di Palermo – soggetti e istituzioni “coinvolti
nel loro percorso di integrazione”.
Tali
sollecitazioni, il ripristino dello Sprar in uno col ritiro dei provvedimenti
di marca salviniana posti in essere, sono stati invocati anche alla luce della recente
sentenza della Cassazione a sezioni unite, che ha sancito l’irretroattività
della legge 132/2018, in virtù della quale (giusta Direttiva 2013/33/CE,
recepita dal DLgs n.142/2015) qualunque misura di trasferimento – come rileva
con decisione il Forum di Palermo – “può essere adottata solo su base
individuale e sulla base di ragioni specifiche”. Perciò stesso, come
provvedimento su base individuale, “può essere oggetto di un ricorso
giurisdizionale”. Non a caso, nella lettera presentata all’organo prefettizio
dall’organismo antirazzista palermitano, si chiede l’adozione da parte delle Commissioni territoriali di “criteri
in linea con la più recente giurisprudenza della Cassazione che nega qualsiasi
effetto retroattivo al decreto 113/2018”.
In sintesi,
fra gli altri punti di merito ben argomentati del documento, indirizzato dall’associazionismo
antirazzista cittadina alle massime cariche dell’autorità competenti (Interni, Prefettura,
e Servizio centrale SIPROIMI), vanno in modo esemplificativo annoverati: un provvedimento di regolarizzazione
permanente a regime, sulla base di un contratto di lavoro
o di uno stabile rapporto con il territorio; un provvedimento urgente che
permetta a tutti i minori non accompagnati – che hanno raggiunto la maggiore
età e che ancora attendono l’esito della loro richiesta di asilo – il
riconoscimento di uno status di
protezione di lunga durata; una normativa specifica
per coloro che hanno subito violenza (le donne con figli minori, le vittime di
tortura, con particolare riferimento a coloro che sono arrivati dalla Libia) e
che vanno aiutati con percorsi di sostegno e una stabile legalizzazione; un
percorso preferenziale per il riconoscimento di uno status di protezione per
tutti coloro che vengono riportati in Italia da altri paesi europei e garantire
loro uno status di accoglienza dignitoso in linea con gli standard imposti
dalle direttive dell’Unione Europea, fermo restando la necessità di una sostanziale
revisione del Regolamento Dublino; rivedere i criteri di
monitoraggio e valutazione dei progetti di accoglienza, che non si limitino
soltanto alla mera comparazione dei dati numerici o alla tempistica della
rendicontazione, anche a fronte dei cronici ritardi da parte del Ministero
nella erogazione dei fondi.
Questo,
in sostanza, il corposo contributo che parte dall’isola – crocevia dell’erranza
mediterranea – e si ricongiunge al movimento antirazzista italiano ed europeo,
come pulsanti battiti di un cuore meticcio che risuonano dagli abissi della
memoria del mare nostrum.