Lucinia Speciale
Nel mezzo del governo giallorosso
tra svolte e psudo cambiamenti
si impone in continuità
la linea nera della valorizzazione
sulla linea rossa della tutela dei
beni culturali
[accì] “Quello dei Beni culturali è il più
importante ministero dell’economia”. Questa la prima dichiarazione rilasciata dal
ministro Franceschini, il quale ha chiesto e riottenuto il “suo”dicastero, così
come l’ho aveva lasciato, riprendendosi pure le competenze del turismo, riportando
indietro le lancette burocratiche al “MIBACT”, con l’aggiunta di quella “T” che è diventata paradigmatica rispetto
alla gestione del patrimonio culturale, in continuità con l’ideologia
privatistica dello “sfruttamento delle giacimenti culturali”, di cui - come ben
si sa - è ricco il nostro paese . Per aver un breve quadro di ciò che sarà la "nuova stagione" al MIBAC proponiamo l'estratto dell'intervista ripubblicata sulle pagine di Emergenza Cultura
Nell’arco degli anni Novanta la Bianchi Bandinelli avrebbe
segnalato per prima la necessità allargare i confini di quello che si
intende per patrimonio culturale, sottolineando la necessità di tutelare la
lingua, i beni immateriali, i beni musicali, gli archivi storici contemporanei.
Da questa preoccupazione discende il suo contributo alla lunga gestazione del
Codice Unico dei Beni Culturali. Per noi la nozione di Bene Culturale è una
nozione non statica ma dinamica. Non a caso, la nostra iniziativa più
recente è stata dedicata alla tutela dei centri storici, e si è concretizzata
in una proposta di legge presentata nel novembre scorso nell’ambito del
convegno “Il diritto alla città storica”.
Già dal 1994 la Bianchi Bandinelli aveva inoltre avvertito i
rischi della ‘privatizzazione’, introdotta nella gestione del patrimonio
culturale dalla Legge Ronchey, e sfociata in una vera e propria visione
mercantile del bene stesso, che fosse la singola opera, una raccolta storica o
un insieme urbanistico e paesaggistico. Di questa preoccupazione è
testimonianza un documento del settembre 1994 che risulta per molti aspetti
profetico, intitolato “Sì all’autonomia, no alla privatizzazione del museo e
dei beni culturali”: una posizione, questa, sulla quale la Bianchi Bandinelli è
ancora sostanzialmente allineata. Ed è per questo che, di recente,
l’Associazione ha riconosciuto con estrema preoccupazione il medesimo principio
“economicista” nell’ispirazione della riforma Franceschini, che ha separato i
musei dal loro contesto storico, e ha concentrato attenzioni e risorse su
quelle poche sedi – Pompei, gli Uffizi – suscettibili di produrre una presunta
redditività, lasciando le istituzioni più deboli al loro destino.
Un altro tema che ci ha molto impegnato è quello della
salvaguardia del patrimonio nei disastri naturali. Ci siamo preoccupati de
L’Aquila prima che ci fosse la marcia degli storici dell’arte anche perché
all’interno dell’associazione erano presenti sin dagli inizi restauratori e
teorici del restauro come Michele Cordaro e Giuseppe Basile, due allievi di
Cesare Brandi, che non casualmente hanno dato una grande contributo alla
definizione dello statuto giuridico dei restauratori: una tipologia di
operatori dei beni culturali che l’Italia ha definito meglio di altri paesi, e
che stiamo perdendo a causa del progressivo assottigliamento del personale
tecnico del Ministero per i Beni culturali.
Abbiamo infine messo e fuoco e segnalato per primi il tema del
precariato che caratterizza sempre di più il lavoro nei Beni Culturali. Nel
nostro paese la cultura produce reddito ma non lavoro garantito. Le professioni
del patrimonio sono tra quelle meno tutelate del lavoro intellettuale; non è un
caso che la fascia più giovane dei nostri soci e del nostro consiglio direttivo
abbia conosciuto o sia ancora prevalentemente impegnata in un lavoro di questo
tipo.
Per tutte queste ragioni la Bianchi Bandinelli ha aderito al
coordinamento di Emergenza Cultura e alla manifestazione del 7 maggio 2016
contro l’impostazione della Riforma “Franceschini” dell’allora Ministero per i
Beni Culturali e del Turismo [il ripristinato MIBACT del "Conte 2", nota-mdp].