giovedì 5 settembre 2019

“IL BENE CULTURALE NON È UNA MERCE”

Lucinia Speciale

Nel mezzo del governo giallorosso 

tra svolte e psudo cambiamenti 

si impone in continuità 


la linea nera della valorizzazione 

 sulla linea rossa della tutela dei 

beni culturali

[accì] “Quello dei Beni culturali è il più importante ministero dell’economia”. Questa la prima dichiarazione rilasciata dal ministro Franceschini, il quale ha chiesto e riottenuto il “suo”dicastero, così come l’ho aveva lasciato, riprendendosi pure le competenze del turismo, riportando indietro le lancette burocratiche al “MIBACT”, con l’aggiunta di quella  “T” che è diventata paradigmatica rispetto alla gestione del patrimonio culturale, in continuità con l’ideologia privatistica dello “sfruttamento delle giacimenti culturali”, di cui - come ben si sa - è ricco il nostro paese . Per aver un breve quadro di ciò che sarà la "nuova stagione" al MIBAC  proponiamo l'estratto dell'intervista ripubblicata sulle pagine di Emergenza Cultura


Nell’arco degli anni Novanta la Bianchi Bandinelli avrebbe segnalato per prima la necessità allargare i  confini di quello che si intende per patrimonio culturale, sottolineando la necessità di tutelare la lingua, i beni immateriali, i beni musicali, gli archivi storici contemporanei. Da questa preoccupazione discende il suo contributo alla lunga gestazione del Codice Unico dei Beni Culturali. Per noi la nozione di Bene Culturale è una nozione non statica ma dinamica.  Non a caso, la nostra iniziativa più recente è stata dedicata alla tutela dei centri storici, e si è concretizzata in una proposta di legge presentata nel novembre scorso nell’ambito del convegno “Il diritto alla città storica”.
Già dal 1994 la Bianchi Bandinelli aveva inoltre avvertito i rischi della ‘privatizzazione’, introdotta nella gestione del patrimonio culturale dalla Legge Ronchey, e sfociata in una vera e propria visione mercantile del bene stesso, che fosse la singola opera, una raccolta storica o un insieme urbanistico e paesaggistico. Di questa preoccupazione è testimonianza un documento del settembre 1994 che risulta per molti aspetti profetico, intitolato “Sì all’autonomia, no alla privatizzazione del museo e dei beni culturali”: una posizione, questa, sulla quale la Bianchi Bandinelli è ancora sostanzialmente allineata. Ed è per questo che, di recente, l’Associazione ha riconosciuto con estrema preoccupazione il medesimo principio “economicista” nell’ispirazione della riforma Franceschini, che ha separato i musei dal loro contesto storico, e ha concentrato attenzioni e risorse su quelle poche sedi – Pompei, gli Uffizi – suscettibili di produrre una presunta redditività, lasciando le istituzioni più deboli al loro destino.
Un altro tema che ci ha molto impegnato è quello della salvaguardia del patrimonio nei disastri naturali. Ci siamo preoccupati de L’Aquila prima che ci fosse la marcia degli storici dell’arte anche perché all’interno dell’associazione erano presenti sin dagli inizi restauratori e teorici del restauro come Michele Cordaro e Giuseppe Basile, due allievi di Cesare Brandi, che non casualmente hanno dato una grande contributo alla definizione dello statuto giuridico dei restauratori: una tipologia di operatori dei beni culturali che l’Italia ha definito meglio di altri paesi, e che stiamo perdendo a causa del progressivo assottigliamento del personale tecnico del Ministero per i Beni culturali.
Abbiamo infine messo e fuoco e segnalato per primi il tema del precariato che caratterizza sempre di più il lavoro nei Beni Culturali. Nel nostro paese la cultura produce reddito ma non lavoro garantito. Le professioni del patrimonio sono tra quelle meno tutelate del lavoro intellettuale; non è un caso che la fascia più giovane dei nostri soci e del nostro consiglio direttivo abbia conosciuto o sia ancora prevalentemente impegnata in un lavoro di questo tipo.
Per tutte queste ragioni la Bianchi Bandinelli ha aderito al coordinamento di Emergenza Cultura e alla manifestazione del 7 maggio 2016 contro l’impostazione della Riforma “Franceschini” dell’allora Ministero per i Beni Culturali e del Turismo [il ripristinato MIBACT del "Conte 2", nota-mdp].

  

 


estratto dell’ Intervista a Lucinia Speciale: “Tutelare diritti e beni essenziali: priorità nazionale”