UN ALTRO FUTURO È POSSIBILE PER TARANTO
la tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori
La provincia di Taranto è al primo posto fra tutte le 107
provincie italiane per decessi causati da malattie professionali: 548, per
l’esattezza fra il 2013 e il 2017, un triste primato che la pone prima di
Torino, Napoli, Genova e Milano, mentre Bari, ad esempio è al 41° e Lecce al
64°, per fortuna. E’ questo uno dei dati eclatanti rimbalzati oggi a Taranto al
convegno nazionale “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita“, presso
il Centro Polivalente “Giovanni Paolo II”, nel quartiere Tamburi. Dati
elaborati da Stefano Cervellera, cultore di demografia presso il Dipartimento
Ionico dell’Università di Bari, che ha elaborato i dati INAIL Open Data, a
disposizione di tutti. Un dato nuovo, che si aggiunge ai tanti, che la cronaca
quotidiana ci sciorina sotto gli occhi, ogni giorno, e che fa di Taranto un
caso emblematico, un luogo simbolo e per ciò scelto per una iniziativa di tale
rilevanza.
Il convegno, promosso da Medicina Democratica con 15
associazioni a carattere nazionale e locale, è stato aperto da Enzo Ferrara,
direttore editoriale della rivista Medicina Democratica e chiuso da Marco
Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica, al termine di una
giornata intensa e partecipata, che ha visto gli interventi di specialisti,
studiosi, epidemiologi, medici, giuristi di rilievo nazionale e la
partecipazione dei rappresentanti del territorio. Come “le mamme” del quartiere
Tamburi, che si sono rivolte alle massime cariche dello Stato per avere
attenzione e giustizia, e come i giovani dei movimenti, come Alessandro, 30
anni e tanta voglia di esserci, affinchè un altro futuro sia possibile per
Taranto, la sua gente, le sue imprese. “Basta”!, con questa parola d’ordine, il
4 maggio si muoverà il corteo dal quartiere Tamburi fino alla portineria D
dell’ex ILVA, che Alessandro ha annunciato a nome di tutti, per manifestare la
volontà di una città che vuole rinascere e che vuole vivere.
“Al convegno- ha detto Marco Caldiroli- è emersa la condivisione
di temi e iniziative su cui fare convergere, ognuno in autonomia, le iniziative
dei comitati e delle associazioni, a partire dal riconoscimento del legame tra
tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e promozione della
salute nei luoghi di vita. Occorre partire dalla critica dei processi
produttivi insopportabilmente impattanti. La strada è quella di una modifica
radicale e tempestiva dei processi produttivi e la chiusura di quelli che non
si intende attuare a ciclo chiuso o modificare all’origine (passaggio alla
riduzione diretta del ferro senza cokefazione). Occorre dare sostegno alla
iniziativa diretta, non delegata, dei lavoratori affinché siano i promotori di
un cambiamento radicale nel modo di produrre. Non esistono posti di lavoro
sicuri se inquinanti e rischiosi!”
“Per quanto riguarda le responsabilità in corso di accertamento
nei diversi procedimenti giudiziari in corso da anni, Medicina Democratica conferma
il suo impegno come parte civile in tutti i gradi di giudizio”. Un esempio su
tutti il processo che vede imputati 5 dirigenti Italsider-Ilva per la morte di
5 lavoratori per mesotelioma pleurico, il micidiale cancro provocato
dall’amianto, tuttora presente: doveva tenersi in Cassazione il 5.02.2019, ma è
stato rinviato a data da destinarsi, Medicina Democratica c’è e ci sarà, perchè
giustizia sia fatta e i responsabili condannati.
Al convegno sono stati presentati i contributi di esperti e
studiosi a vario titolo, come Valerio Gennaro, Annibale Biggeri, Maurizio
Portaluri, Mario Murgia, Michele Michelino, Lucia Bisceglia, Stefano Palmisano,
Maria Filomena Valentino, Laura Mara, Antonella de Pasquale, Giulia Malavasi,
Stefano Sibilla, operaio ex ILVA,Vanni Ninni di Mille per Taranto, Tiziana
Magrì, Quartiere Tamburi, Iolanda De Francesco. In particolare Massimo
Ruggieri, di Giustizia per Taranto, ha presentato il Piano Taranto: “Si chiede-
ha detto- la chiusura degli impianti più inquinanti, e cioè l’area a caldo,
proposta che prende in esame non solo l’inquinamento e i danni alla salute, ma
fa una proposta occupazionale: non esiste solo l’industria dell’acciaio!
Taranto ha le caratteristiche per riappropriarsi delle sue produzioni
tradizionali, piscicultura, agricoltura, turismo, e gli addetti potrebbero
benissimo essere utilizzati per una bonifica indispensabile, che non può essere
attuata con gli impianti in funzione e che richiederà molti anni a partire dal
suo avvio”.
Dallo studio preliminare elaborato da un qualificato gruppo di
lavoro pugliese, guidato dall’epidemiologo Valerio Gennaro, con Stefano
Cervellera, Antonello Russo ed Emilio Gianicolo realizzato sui dati anagrafici
e quindi molto più precisi di quelli ISTAT, e fatto in collaborazione con il
comune di Taranto, è emerso un dato molto significativo: la città è
letteralmente divisa in due parti con i quartieri a nord, confinanti con l’area
industriale, Tamburi, Paolo VI, Borgo e Città Vecchia con grossi problemi di
salute e una mortalità più elevata della media della città, mentre i quartieri
a sud, 3 Carrare-Solito, Montegranaro-Salinella e Talsano-S.Vito-Lama,
presentano una mortalità inferiore e uno stato di “buona salute”, con una
aspettativa di vita per i maschi di quasi 7 anni maggiore rispetto alla zona
nord.
“Le bonifiche degli impianti e del territorio possono essere
occasione di lavoro e di assunzione delle responsabilità da parte di tutte le
società che si sono succedute- ha concluso Caldiroli- accompagnate da un
rigoroso monitoraggio ambientale e dalla sorveglianza sanitaria dei lavoratori
e delle popolazioni con modalità condivise e partecipate da parte degli
esposti”.
Il convegno di Taranto è stato occasione di confronto con
diverse realtà come Manfredonia, Salerno, Sesto San Giovanni, Castellanza,
Matera, Savona, Firenze, Brindisi, per affrontare le specificità di queste
realtà emblematiche, con analisi e soluzioni possibili per conciliare lavoro e
salute delle persone e dell’ambiente. L’obiettivo fondamentale è individuare
percorsi in grado di porre in primo piano la tutela della salute dei cittadini
e dei lavoratori, quale bene costituzionalmente protetto e indisponibile e il
diritto al lavoro, ad un lavoro migliore e a un reddito dignitoso.
Per info:
MEDICINA DEMOCRATICA