- Lucia Montanaro -
Non è solo propaganda. È
un attacco visivo e narrativo alla dignità umana. Per questo, abbiamo scelto di
aprire con un altro tipo di immagine: la copertina dell’album ‘O scarrafone di
Pino Daniele, che nel 1991 cantava: Un uomo in blues.
“Questa Lega è una
vergogna”.
Un verso che oggi suona
come un monito ancora attuale. Trentaquattro anni dopo, quella denuncia sembra
ancora necessaria. Gli stessi pregiudizi, le stesse campagne denigratorie, le
stesse immagini stereotipate restano affisse sui muri delle nostre città. Non è
solo un ritorno nostalgico a una canzone del passato, ma il segno di una
memoria viva e resistente. Una memoria che parla ancora, come quella Napoli profonda
e meticcia che ha sempre saputo dire no al razzismo anche quando non faceva
notizia.
Non è solo un manifesto.
È una battaglia del nemico
La fotografia, visibile
nell’articolo solo per scopi critici, non è documentazione giornalistica. È un
set narrativo in scena per alimentare una percezione falsa e pericolosa: che
l’abusivismo, l’illegalità, il pericolo per “la brava gente” hanno un volto
preciso. E quel volto, guarda caso, non è mai bianco.
Si tratta di razzismo
visivo, e la parola non è abusata. È esatto. Quando si usano immagini che
assimilano minoranze etniche a comportamenti criminali, si viola un principio
fondamentale: l’uguaglianza di tutte le persone davanti alla legge e alla
dignità.
La rimozione da parte
del Comune: censura o responsabilità?
Il Comune di Roma ha
deciso di rimuovere quei manifesti. Una scelta che ha scatenato l’ira della
Lega, che ha parlato di “bavaglio comunista” e attacco alla libertà
d’espressione. Ma la libertà di espressione non è il diritto di diffondere
odio. Non è il diritto di costruire narrazioni che identificano etnie con
criminalità, povertà con pericolosità, disperazione con minaccia.
La decisione del Comune
non è censura. È difesa della Costituzione, che all’articolo 3 garantisce pari
dignità sociale senza distinzione di razza, lingua o opinioni. È una presa di
posizione civile, in un’epoca in cui anche l’indifferenza può essere
complicità.
In un contesto europeo
in cui il razzismo è in crescita, come riportato dalla FRA (Agenzia dell’Unione
Europea per i Diritti Fondamentali), la difesa attiva dei principi
costituzionali non è una forzatura ideologica, ma un obbligo morale. E lo è
ancor di più in Italia, dove articoli come il 3 e il 21 della Costituzione stabilizzano
che l’espressione libera non può mai tradursi in incitamento alla
discriminazione.
Propaganda che
semplifica, divide, colpisce
Il manifesto affisso a
Roma è solo l’ultimo esempio di una strategia comunicativa fondata sulla
costruzione di un nemico semplice: lo straniero, il povero, l’abusivo che
minaccia l’ordine. Nessun riferimento a cause strutturali, nessuna proposta di
inclusione sociale, nessuna complessità, solo paura e repressione.
Chi ha costruito quella
fotografia, con ogni probabilità in un set o con un intervento di
post-produzione, non ha scelto a caso i volti, gli abiti, le posture. Ha voluto
che parlassero da soli. Ha iniettato razzismo nelle immagini, contando sulla
rapidità con cui lo sguardo assorbe e giudica.
Secondo l’ultimo rapporto
dell’Unione Inquilini, in Italia nel 2023 sono stati eseguiti oltre 29.000
sfratti, il 90% dei quali per morosità incolpevole. La vera emergenza abitativa
riguarda famiglie italiane e straniere senza mezzi, non criminali o “furbetti”.
Ma questa complessità non fa notizia. Meglio ridurre tutto a uno slogan da
affissione.
Il paradosso di
CasaPound
A rafforzare l’ipocrisia
di certe narrazioni, c’è il caso di CasaPound. Fondata nel 2003, CasaPound è
un’organizzazione politica di estrema destra che si definisce “fascista del
terzo millennio”. È conosciuta per le sue azioni provocatorie e per
l’occupazione di spazi pubblici. A Roma, in via Napoleone III, questo movimento
occupa da oltre vent’anni un palazzo di proprietà pubblica senza pagare
affitto, trasformandolo nella propria sede nazionale. Un’occupazione illegale
mai realmente sanzionata. Nonostante le denunce, gli appelli e le mozioni
approvate dal Consiglio Comunale, lo stabile non è mai stato sgomberato.
È solo il caso più noto:
altre occupazioni e concessioni opache si sono susseguite negli anni. Una
realtà che mostra come le regole, in Italia, sembrano valere in modo diverso a
seconda del colore della pelle o della bandiera che si sventola.
Qualcuno ha suggerito,
con amarezza, che forse la Lega dovrebbe affiggere un manifesto diverso:
“Occupi un palazzo da vent’anni a Roma senza pagare affitto? Ti portiamo anche
il caffè, basta che sei nostro amico”. Sarebbe più onesto.
Fonti e approfondimenti:
Unione Inquilini –
Rapporto sugli sfratti in Italia 2023
https://www.unioneinquilini.it/index.php/rapporti-sfratti-2023/
Agenzia dell’Unione
Europea per i Diritti Fondamentali (FRA) – Relazione annuale 2023
https://fra.europa.eu/it/publication/2023/fundamental-rights-report-2023
Costituzione della
Repubblica Italiana – Articoli 3 e 21
https://www.senato.it/1025?sezione=118&articolo_numero_articolo=3
https://www.senato.it/1025?sezione=118&articolo_numero_articolo=21
Mozione del Comune di
Roma sullo sgombero di CasaPound (2020)
https://www.romatoday.it/politica/casa-pound-via-napoleone-mozione-sgombero.html
Rimozione manifesti Lega
a Roma – Notizia ANSA
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