-Famiano Crucianelli *, Lucio Cavazzoni **-
Il ritiro del regolamento sui pesticidi di Ursula von der Leyen vuol dire«Incentivi e libertà di inquinare»: così i gattopardi del potere
riaffermano la sostanza e la natura del sistema
L’annuncio di Ursula von
der Leyen sul ritiro del regolamento sui pesticidi ha il sapore di un prodotto
scaduto, e al pari tempo di una mela avvelenata. Che sia una merce senza valore
è testimoniato bene dal voto contrario al regolamento di gran parte del
Parlamento europeo. Anche quanti avevano sostenuto le buone intenzioni del
documento “From farm to fork” sono stati costretti a votare contro un
regolamento arrivato morto in Parlamento dopo il lavorio delle multinazionali e
delle associazioni agricole corporative.
Ma sarebbe errato
pensare che la presidente si sia limitata a vendere una patacca ai
manifestanti. Il suo messaggio è un imbroglio, ma ha anche il sapore della
complicità con i settori più retrivi del sistema. Breve, molto breve è stata la
vita coraggiosa di Ursula von der Leyen. “Incentivi e libertà di inquinare” con
questa formula della Presidente i gattopardi del potere riaffermano la sostanza
e la natura del sistema .
In questo contesto la
protesta non solo è un’occasione persa per cambiare realmente le cose, e
paradossalmente nel tempo produrrà danni ancor più seri e profondi all’intero
sistema agricolo e non solo.
Che sia un’occasione
persa è del tutto evidente. La grande difficoltà, la crisi del mondo agricolo e
dei produttori è reale e profonda. Una crisi che trova la sua prima ragione
nella contraddizione irriducibile fra la produzione di un bene comune
essenziale, quale è il cibo e il cosiddetto libero commercio. Una
contraddizione che ha prodotto e produce enormi difficoltà economiche dei
produttori, abbandono delle campagne, crisi demografica delle zone rurali,
frammentazione sociale e collasso ambientale.
Una crisi che la
speculazione dell’intermediazione e l’invadenza dei soggetti forti dell’agro-industria
rendono ancora più grave. I prezzi sono fissati dai giganti della grande
distribuzione e alla fine chi viene penalizzato è l’agricoltore che è alla base
della filiera costretto a vendere a prezzi bassi e sotto ricatto. Una crisi
figlia di una burocrazia asfissiante che non tiene in alcuna considerazione il
fatto che in Italia più del 70% delle aziende sono piccole e medie.
Infine una crisi
aggravata dell’uso improprio della Pac, infatti l’80% dei fondi europei vengono
destinati al 20% dei grandi proprietari. Ridurre questo ordine di problemi al
pannicello caldo degli incentivi è come buttare il bambino e tenere l’acqua
torbida.
La mela diventa poi
avvelenata, quando la Von der Leyen abbandona il green deal e apre le porte
alla libertà di intossicare produttori, cittadini e suolo.
Il green deal non è una
delle opzioni, dovrebbe essere la via maestra per dare un futuro
all’agricoltura liberandola giorno dopo giorno dalla chimica di sintesi.
Agricoltura che dovrebbe avere un ruolo fondamentale nella produzione di cibo,
come nel contrasto al cambiamento climatico. Il suolo è una spugna dove viene
assorbita il doppio dell’anidride carbonica che è in atmosfera. Trasformare il
suolo in una discarica chimica, spingerlo verso la desertificazione, privarlo della
materia organica è un autentico colpo al cuore all’equilibrio ecologico del
pianeta.
Per affrontare i grandi interrogativi di questa nostra epoca dalla sicurezza
alimentare al cambiamento climatico, dalla coesione sociale ad un nuovo e
virtuoso equilibrio città-campagna è fondamentale il protagonismo e la
partecipazione di gran parte del mondo agricolo, ma perché questo sia possibile
è decisivo il riconoscimento sociale ed economico di chi vive e lavora la
terra.
Le manifestazioni dei
“trattori” hanno fatto esplodere il problema, ma le risposte non solo sono
insufficienti, ma riportano indietro la ruota della storia, sono tre passi
indietro.
Siamo ad un bivio, e
mettere la testa sotto la sabbia sarebbe un grave errore. Questo è il momento
della chiarezza e non dei tatticismi. E’ il momento per affermare il legame
agricoltura\ambiente e operare per passare dalle reti alle alleanze – anche fra
molto diversi – al fine di offrire una nuova prospettiva strategica a chi opera
e vive di agricoltura che non è solo produzione, ma relazione con la natura ed
il pianeta tutto.
O si afferma un nuovo percorso veramente sostenibile del sistema di produzione
agricola e si pone l’agricoltore al centro di questo progetto o diversamente si
continuerà sulla strada distruttiva dello sfruttamento intensivo dei campi e si
condanneranno “ i produttori agricoli” alla marginalità economica e sociale.
Come accade ora .
* Presidente del Biodistretto della via Amerina e delle Forre (Viterbese)
** Presidente del Biodistretto dell’Appennino Bolognese
COMMENTI de "ilManifesto"9 febbraio 2024