il SSN compie quarantacinque anni
In questo contesto, nel febbraio 2020 si è abbattuta come uno tsunami la pandemia di Covid-19, che ha confermato tutte le criticità e le contraddizioni di un SSN molto fragile, in particolare nel capitale umano e nell’assistenza territoriale, oltre che nella “catena di comando” Stato-Regioni e nella comunicazione istituzionale. Al tempo stesso però la pandemia ha progressivamente aumentato la consapevolezza sociale che un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenta un pilastro insostituibile della nostra democrazia. Tuttavia, se inizialmente tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di rilanciare il SSN che sembrava finalmente tornato al centro dell’agenda politica, con la fine dell’emergenza la sanità è “rientrata nei ranghi”. E oggi, di fatto, le criticità rilevate sono ben lontane dall’essere risolte, non solo per l’impatto dell’emergenza sanitaria che ha prima paralizzato e poi fortemente rallentato la gestione ordinaria della sanità pubblica. All’analisi di questa situazione è dedicato il dossier della Fondazione Gimbe “Il Servizio sanitario nazionale compie 45 anni. Lunga vita al Servizio sanitario nazionale“ curato dal suo presidente Nino Cartabellotta.
Formalmente la stagione dei tagli alla sanità può ritenersi conclusa: negli anni 2020-2022 il FSN è cresciuto di 11,6 miliardi di euro, rispetto agli 8,2 miliardi del decennio 2010-2019. Tuttavia, le ingenti risorse sono state interamente assorbite dall’emergenza pandemica e non hanno permesso di rafforzare in maniera strutturale il SSN, né di mantenere i conti delle Regioni in ordine. All’avvio della XIX Legislatura, con la Legge di Bilancio 2023 il Governo ha aumentato il FSN di 2,15 miliardi di euro per il 2023 (di cui 1,4 miliardi assorbiti dalla crisi energetica), di 2,3 miliardi per il 2024 e di 2,6 miliardi per il 2025. Cifre irrisorie, anche in considerazione dell’inflazione acquisita che a settembre 2023 era del 5,7%. Peraltro, nel medio periodo non si intravede alcun programma di rilancio degli investimenti. Nella Nota di aggiornamento al DEF (NaDEF) del settembre 2023 il rapporto spesa sanitaria/PIL dal 6,6% del 2023 scende al 6,2% nel 2024 sino a toccare il 6,1% nel 2026, ben al di sotto del valore pre-pandemia del 2019. Infine, la Legge di Bilancio 2024 prevede un aumento il FSN di 3 miliardi di euro per il prossimo anno, di 4 miliardi per il 2025 e di 4,2 miliardi per il 2026. Tuttavia, nonostante il netto incremento del FSN nel 2024, non si intravede alcun rilancio progressivo del finanziamento per la sanità pubblica. Infatti, circa 2.400 milioni di euro saranno destinati al rinnovo contrattuale del personale sanitario dipendente e convenzionato, e gli incrementi previsti nel 2025 (+1%) e nel 2026 (+0,15%) sono talmente esigui che non riusciranno nemmeno a compensare l’inflazione, né l’aumento dei prezzi di beni e servizi.
Il rilancio del SSN non rientra tra le priorità dell’attuale Esecutivo, analogamente a quelli degli ultimi 15 anni. E i princìpi fondanti del SSN – universalità, uguaglianza, equità – sono stati ormai traditi e sono ben altre le parole chiave che qualificano il SSN e condizionano la vita quotidiana delle persone, in particolare delle fasce socio-economiche meno abbienti: dagli interminabili tempi di attesa all’affollamento dei pronto soccorso, dall’aumento della spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure, dall’impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa alle inaccettabili diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria.
Qui il link al testo del dossier: https://salviamo-ssn.it/var/contenuti/Monografia_SSN45.pdf