- Pippo Gurrieri - Iniziativa del movimento NO MUOS 
“La Guerra vista da Niscemi”, questo il titolo dell’iniziativa organizzata dal movimento NO MUOS sabato 27 maggio nella piazza principale di Niscemi, e se ne parliamo con qualche giorno di distanza, è perché la tematica in questione non ha data di scadenza, e anzi assume una preoccupante attualità ogni giorno che passa. Un tavolino, due sedie, un bel po’ di gente venuta ad ascoltare, e non meno gente che assisteva dai caffè affacciati sulla piazza: questa la semplice cornice dell’evento che trovate registrato sulla pagina FB del Movimento NoMuos
“La
Guerra vista da Niscemi”, questo il titolo della conferenza organizzata dal
movimento NO MUOS sabato 27 maggio nella piazza principale di Niscemi. Nel mio
intervento introduttivo mi sono soffermato sulle omissioni del sindaco di
Niscemi circa i monitoraggi dell’impatto elettromagnetico delle parabole del
MUOS e delle 46 antenne NRTF, soprattutto adesso che sono particolarmente
attive a causa del conflitto in Ucraina, ribadendo la necessità che la
popolazione venga messa al corrente dei rischi per la propria salute, e che vi
sia una seria inchiesta sui tanti casi di tumore fra gli abitanti della zona.
Ha quindi preso la parola Antonio Mazzeo, che ha
brillantemente inquadrato la questione della partecipazione più che mai attiva
dell’Italia alla guerra in Ucraina, con le sue basi militari, da Aviano a
Sigonella a Niscemi, descrivendo in maniera precisa le azioni belliche compiute
sui cieli d’Ucraina da aerei senza pilota decollati dalla base di Sigonella e
dalle basi rumene dove stazionano aerei da guerra italiani e della NATO.
Soffermandosi su Sigonella ha parlato dell’ampliamento della pista già in atto
– su terreni “espropriati” a Mario Ciancio Sanfilippo, padrone del quotidiano
“La Sicilia”, ed esponente di spicco della borghesia mafiosa siciliana – per
trasformare la base, già capitale mondiale dei droni, anche in capitale
mondiale degli aerei cisterna necessari al rifornimento in volo dei
cacciabombardieri.
Mazzeo ha spiegato al pubblico come il
conflitto in Ucraina sia in realtà un conflitto globale che ha trascinato anche
la nostra società in questa guerra, logica conseguenza di un lungo periodo di
militarizzazione dei territori, di incremento delle spese militari, di aumento
delle missioni militari all’estero e della costruzione e commercio di
armamenti.
È passato poi a denunciare il ruolo
della Sicilia nell’attuale scontro armato tra opposti imperialismi rilevando
come già da anni gli antimilitaristi abbiano denunciato in mille modi e nel
corso di mille lotte tutto ciò che sta avvenendo.
Nel suo appassionato intervento Mazzeo
non ha trascurato la questione migranti o quella della salute minacciata dalle
onde elettromagnetiche (gravissima a tal proposito la situazione a Lampedusa, a
causa del sovraffollamento di impianti radar militari), quella dei grandi
poligoni di addestramento per la Brigata Aosta, corpo d’eccellenza della NATO,
che si van costituendo in Sicilia e l’opposizione attivatasi nei paesi
interessati (Nicosia e Gangi in modo particolare, ma anche Sperlinga), che
dimostra che la coesione popolare può quantomeno ostacolare tali progetti.
Ha concluso con un riferimento alla
questione del Ponte sullo Stretto, un’opera di distrazione di massa, e alle sue
implicazioni militari le quali, essendo uno dei punti posti dall’UE per ogni
grande opera, implicherebbero, se dovessero essere prese in considerazione e
non fungere da elemento di dissuasione per l’opera, una supermilitarizzazione
dell’area dello stretto con il quasi raddoppio delle spese attualmente previste
in 14 miliardi di euro.
Fra gli interventi che sono seguiti, va
sottolineato quello di un cittadino di Niscemi, il sig. Pino Marcello, che ha
subìto di recente la perdita della moglie a causa di un tumore, e durante la
via crucis durata due anni tra ospedali e strutture sanitarie ha scoperto
quanto alta sia la percentuale di cittadini niscemesi colpiti dal cancro, e,
per converso, come non esistano statistiche, ricerche, dati che abbiano
approfondito questa situazione. Un intervento che ha confermato le denunce del
movimento sullo stesso tema svolte negli anni 2010-1015 e quanto affermato
all’inizio dell’iniziativa.
È intervenuto anche uno studente di
Catania che ha denunciato le interferenze dell’esercito nel campo
dell’istruzione e la recente kermesse militarista svoltasi al centro
commerciale Porte di Catania, interrotta con un blitz dagli attivisti NO MUOS,
evento che si è svolto sotto lo slogan: “Mira al tuo futuro” e volto a
propagandare l’arruolamento nelle forze armate come sbocco occupazionale. Il 18
maggio un gruppo di attivisti/e ha fatto irruzione nel padiglione con lo
striscione recante la scritta “Non saremo carne da macello”, interrompendo le
esibizioni prima di essere bloccato dall’intervento di uomini in tuta mimetica.
Il movimento NO MUOS è particolarmente impegnato in questo momento con un intervento nei quartieri sulla condizione femminile a Niscemi, mentre si prepara al campeggio del 4, 5, 6 agosto.
Ma il prossimo 17 giugno non potrà non essere presente a Torre Faro (Messina) per la manifestazione indetta dal Movimento No Ponte, in questo particolare momento in cui il vento di destra che soffia forte sulla nostra società torna ad agitare lo spettro della Grande Opera del Sud d’Italia. Contro questa mistificazione, spacciata come soluzione ai tanti e gravi problemi del Mezzogiorno e della Sicilia (che in realtà, in questo modo, vengono ancora una volta trascurati, si pensi al problema del dissesto idrogeologico, alle mancate bonifiche dei siti industriali, allo spopolamento delle zone interne, all’emigrazione dei giovani, alla disoccupazione, alla pestifera militarizzazione del territorio ecc.), è necessario rilanciare la protesta.
Il Ponte, su cui mancano progetti e finanziamenti, la cui spesa ipotetica è già lievitata a 14 miliardi, che è già costato oltre 600 milioni per il mantenimento della “Società Stretto di Messina”, potrebbe avere una rilevanza militare per i collegamenti tra le basi NATO siciliane e continentali. Ma fonti militari lo considerano una struttura indifendibile se non a prezzo di una potentissima militarizzazione dell’area dello stretto per difenderla da eventuali attacchi nemici, il cui costo non sarebbe inferiore ad altri 6/7 miliardi di euro. Una pura follia da tutti i punti di vista: tecnico, politico, economico, finanziario e persino militare!
Per questo, i No MUOS, i comitati territoriali attivi a difesa dell’ambiente, il mondo dell’associazionismo, i movimenti della sinistra, i sindacati di base di tutta la Sicilia e anche della Calabria, non potranno non essere insieme al Movimento No Ponte, il 17 giugno prossimo, a Torre Faro, il luogo del pilone siciliano del ponte.
Nessun commento:
Posta un commento