lunedì 20 febbraio 2023

STOP ARMI, INIZIARE NEGOZIATI SERI

 

  Intervista a Carlo Bellisai - Olivier Turquet -

Carlo Bellisai, Movimento Nonviolento Sardo, è tra gli organizzatori della manifestazione di sabato prossimo a Cagliari 

“No all’invio delle armi, fermiamo le guerre”


Carlo come stanno andando le adesioni?

Dal febbraio del 2022 abbiamo contribuito alla formazione del Coordinamento Provinciale Prepariamo la Pace, che riunisce le principali forze della società civile: dal Movimento Nonviolento ai sindacati di base, dall’ARCI al Social Forum, da Potere al Popolo alle associazioni ambientaliste, fino ai collettivi studenteschi. I fondamenti del coordinamento non sono quelli di un pacifismo generico, ma di un movimento con una chiara impronta disarmista: sinché si producono e si inviano armi, la guerra sarà sempre più vicina alle nostre case. La CGIL ha una posizione meno chiara sul ruolo delle industrie belliche e questo l’ha portata a non aderire alla giornata del 25 febbraio, preferendo indire un sit-in per proprio conto. Contiamo comunque su adesioni anche di gruppi provenienti da altre zone dell’isola, anche assai distanti da Cagliari, come le donne dell’associazione Nord-Sud di Tempio.


La manifestazione ha un titolo senza dubbi “No all’invio delle armi, fermiamo le guerre”, una presa di posizione chiara contro l’escalation militare come unica soluzione e un esplicito ricordo che la guerra non sta solo in Ucraina: puoi approfondire questi due temi?

Le nostre parole d’ordine sono inequivocabili: per fermare la guerra, occorre uno stop alle forniture d’armi e un avvio di negoziati seri. Sappiamo che, attraverso i sistemi di distruzione e di strage, la guerra consuma le sue orrende escalation, autoalimentandosi. Inoltre non esistono guerre giuste: tutte le guerre presenti nel mondo sono il prodotto delle mire imperialiste delle grandi potenze, o delle medie potenze regionali: mai incarnano i diritti e gli interessi dei popoli, che ne sono solo le vittime.


La Sardegna vive da tempo immemorabile il militarismo e le servitù militari sulla pelle del proprio territorio, della propria gente: questo ha generato maggiore consapevolezza, maggiore determinazione?

I due terzi del territorio italiano militarizzato ha base sulla nostra isola. Si tratta di una servitù pesantissima, che negli anni ha causato gravissimi danni all’ambiente e alla salute umana: basti pensare ai veleni di Quirra, o al disastro ambientale di Capo Teulada, ai militari e civili morti, o gravemente malati, in conseguenza dell’esposizione all’uranio impoverito, al torio e ad altre sostanze radioattive.

La lotta antimilitarista in Sardegna ha una sua storia: dalla rivolta nonviolenta di Pratobello nel 1969, alle marce contro la base nucleare USA a La Maddalena negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, fino alla grande manifestazione di Capo Frasca nel 2014, con la presenza di 15.000 persona, davanti alla base militare dell’Oristanese. Poi quella partecipazione non si è più ripetuta e, negli ultimi anni, viaggiamo su numeri nettamente più bassi.

La scorsa primavera abbiamo assistito ad un’esercitazione aereo-navale impressionante: tutto il territorio e il mare sembravano finiti in mano militare. E per questa primavera, è già stata annunciata un’altra imponente esercitazione della NATO. La consapevolezza è piuttosto diffusa, ma non sempre diventa partecipazione diretta alle campagne ed alle iniziative. Stiamo cercando di trovare occasioni per entrare in contatto con la gente, per spiegare cosa intendiamo per pace e disarmo.


Cagliari è sempre presente anche in gesti di portata internazionale come le recenti manifestazioni per Assange, cosa anima lo spirito internazionalista qui da voi?

Oggi non si può fare ameno di avere una visione mondiale della situazione, perché tutto è collegato. Sostenere chi è perseguitato per reati d’opinione, così come le lotte dei popoli oppressi, mi sembra semplicemente naturale per chi abita su un’isola che è stata colonizzata a partire dall’epoca romana fino al presente. C’è sempre da lavorare sulla memoria, per trarne apprendimenti.

Ma, tornando al presente, mi auguro che ci sia una risposta della popolazione contro la guerra mondiale, a forte rischio nucleare, che si sta preparando davanti ai nostri occhi. Il 25 febbraio a Cagliari in piazza Garibaldi alle 9,30, in contemporanea con la manifestazione dei portuali di Genova, che hanno saputo bloccare più volte le armi in transito nel loro porto, grideremo: BASTA ARMI! PREPARIAMO LA PACE.

pubblicata anche su Pressenza