sabato 1 marzo 2025

Permessi di soggiorno e impieghi stabili

 il “decreto flussi” continua a non funzionare — Andrea Siccardo—

Nel 2024 sono state appena 9.331 le domande per l’ingresso di lavoratrici e lavoratori finalizzate su un totale di 119.890 quote assegnate nel corso dell’anno. Meno dell’8%. Nel 2023 la quota, comunque bassissima, fu del 13%. “A ogni passaggio della procedura si perdono posti di lavoro e decine di migliaia di persone entrate in Italia regolarmente, alla fine, rimangono senza documenti, costrette alla precarietà”. Il report della campagna “Ero straniero”

Nel 2024 solo il 7,8% delle quote di ingressi di lavoratori stranieri stabilite dal governo tramite il cosiddetto “decreto flussi” si è trasformato in permessi di soggiorno e impieghi stabili e regolari.

Su un totale di 119.890 quote assegnate per l’ingresso di lavoratrici e lavoratori nel corso dell’anno solamente 9.331 sono state finalizzate presso le questure italiane. Un netto calo rispetto ai già magri risultati del 2023 quando la quota è stata del 13% (16.188 pratiche concluse a fronte di 127.707 quote assegnate).

Se poi si fa riferimento al passaggio conclusivo, e cioè al rilascio materiale del permesso di soggiorno da parte delle questure, rispetto ai flussi dell’anno precedente, a un anno dai click day, i permessi effettivamente concessi sono stati 9.528, con un tasso di successo della procedura rispetto alle quote che si abbassa al 7,5%.

Nonostante le modifiche normative all’impianto del decreto flussi, solo una parte di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia tramite questo strumento riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e giuridica, ottenendo lavoro e documenti. Il resto delle persone è destinato a scivolare in una condizione di irregolarità e quindi di estrema ricattabilità e precarietà.

È quanto riporta il nuovo dossier realizzato dalla campagna “Ero straniero”, iniziativa promossa da ActionAid, Oxfam, Asgi e dalla Federazione delle chiese evangeliche italiane insiema decine di organizzazioni, relativo agli ingressi per lavoro a partire dai click day di dicembre 2023 e marzo 2024 ottenuti tramite un accesso civico ai dati presso i ministeri competenti.

“Il sistema, seppur ritoccato -si legge nel dossier-, non funziona e non solo per il mancato soddisfacimento delle esigenze del mondo produttivo, ma anche rispetto alla possibilità di garantire canali di ingresso accessibili e praticabili, con tutte le tutele previste alle persone straniere che intendono venire a lavorare in Italia”.  

A oggi, i cittadini di Stati esteri per lavorare in Italia devono sulla carta essere individuati da aziende e famiglie dall’estero e fatti entrare nell’ambito delle quote d’ingresso e nei limiti annualmente stabiliti con il decreto flussi. Mentre non sono possibili le assunzioni di cittadini stranieri che sono già sul territorio italiano ma non in possesso di permesso di soggiorno. La richiesta per l’assunzione può essere presentata da un datore di lavoro solo dopo la pubblicazione del decreto annuale di programmazione dei flussi (il cosiddetto decreto flussi) che individua anche le date a partire dalle quali è possibile presentare le domande (appunto i click day). Di tutte le richieste inviate durante queste finestre temporali vengono prese in considerazione, in ordine di arrivo, quelle corrispondenti alle quote stabilite per ciascun periodo dal governo in ogni settore. Il datore di lavoro, la cui domanda è rientrata nelle quote, riceve nulla osta al lavoro e all’ingresso in Italia della persona che vuole assumere. Una volta ottenuto il visto, i lavoratrici e le lavoratori in questione possono entrare in Italia e recarsi nella prefettura competente insieme ai datori di lavoro per stipulare il contratto di soggiorno, chiedere il rilascio del permesso di soggiorno e cominciare a lavorare; anche lo svolgimento di tale incombenza può necessitare molti mesi di attesa della convocazione presso la prefettura.  

Di conseguenza il numero di persone che riesce a completare l‘iter ed entrare nel Paese è drammaticamente basso. Il meccanismo pare incepparsi, secondo la campagna “Ero straniero”, soprattutto al momento dell’ingresso in Italia nella fase che coinvolge le rappresentanze diplomatiche italiane nei Paesi di origine: rispetto ai posti disponibili, è basso sia il numero di visti richiesti, sia il numero di quelli rilasciati.

Riguardo al 2024, infatti, i visti rilasciati sono 24.151, pari al 28,9% dei nulla osta al lavoro concessi (83.570). Per i flussi legati ai click day di dicembre 2023, dopo un anno dalla misura, sono stati rilasciati complessivamente 37.790 visti, il 50,8% dei nulla osta concessi (74.445). “Tutto ciò nonostante si vada verso un incremento del personale dedicato a queste pratiche nelle rappresentanze -scrivono gli autori del report-. Ma servono mesi e mesi alle persone con il nulla osta in mano per presentare la richiesta di visto, servizio di solito appaltato ad agenzie e società private con risultati da sempre problematici”.   

Anche in caso di ingresso l’assunzione non è scontata. In molti casi, essendo possibile lavorare anche solo con il nulla osta, i datori di lavoro, in attesa di essere convocati per la conclusione della procedura presso le prefetture, impiegano da subito i lavoratoriSe però il rapporto si interrompe prima della conclusione della procedura e prima che sia stato rilasciato il permesso di soggiorno, c’è il rischio altissimo c’è il rischio molto alto che queste persone restino senza documenti. Può succedere ad esempio che il datore si rifiuti di formalizzare il rapporto di lavoro o che venga meno la disponibilità all’assunzione nei casi in cui l’ingresso avvenga con tempi troppo lunghi rispetto alle esigenze dell’azienda o delle famiglie. In altri casi si sono registrate delle vere e proprie truffe a danno di cittadini stranieri che pagano alcune migliaia di euro a intermediari o presunti datori di lavoro, salvo arrivare in Italia e non avere da loro più notizie.

“Al di là delle cause, che andrebbero indagate e affrontate, servono tutele per le decine di migliaia di persone che si ritrovano nel nostro Paese senza documenti -riprendono i curatori del report-, per evitare che diventino invisibili: la campagna ribadisce la richiesta al ministro dell’Interno di intervenire con urgenza e prevedere il ricorso al permesso di soggiorno per attesa occupazione in tutti quei casi a rischio irregolarità, quando la procedura di assunzione non va a buon fine per motivi che non dipendono da lavoratrici e lavoratori, per consentire loro di trovare un nuovo impiego e vivere e lavorare legalmente nel nostro Paese”.  

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