lunedì 4 luglio 2022

NESSUN TRIPS WAIVER

 -Nicoletta Dentico- «il dogma della “proprietà intellettuale” non si deve toccare»

da un anno a questa parte, chi ha più sentito parlare della proposta di liberare la conoscenza scientifica e

renderla un bene comune cui sia possibile accedere derogando finalmente ai monopoli, per inventare tecnologie e produrre rimedi contro Covid-19? Parlarne era nuovamente un’impresa, man mano che le poche delegazioni ostili serravano la strada a ogni prospettiva di una mediazione di senso.  È diventato difficile discuterne anche a livello politico, mentre la riaffermazione della proprietà intellettuale come condizione indispensabile per produrre innovazione si imponeva nuovamente con forza, e contro ogni evidenza scientifica ormai

 

Il dogma non si doveva toccare. Non si potevano creare precedenti, anche se aprire le maglie del sapere scientifico per qualche anno avrebbe fatto un gran bene alla qualità della scienza e ai bisogni del mondo (anche nei paesi ricchi). E che sia un dogma lo dimostra il funambolico attivismo della comunità internazionale a trazione occidentale per cercare acrobatici accrocchi alternativi, con la benedizione del G20,  ed evitare ogni moratoria del trattato TRIPS.  

Eppure, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, stiamo parlando di una possibilità prevista dal diritto internazionale e di una misura che gode del sostegno della stragrande maggioranza dei membri dell’OMC e di circa 700 parlamentari europei. Parlamenti nazionali si sono ripetutamente espressi a favore dei Waiver, come ha fatto il Parlamento Europeo con due risoluzioni votate a maggioranza. Stiamo parlando di una soluzione che gode del sostegno di diverse organizzazioni internazionali, della comunità scientifica e medica, di premi Nobel dell’economia come Joseph Stiglitz, di Papa Francesco, il quale è tornato più volte sulla necessità della scienza come bene comune, e non privato. 

Ad essa si sono opposti cocciutamente la Commissione Europea, la Svizzera e la Gran Bretagna. Gli Stati Uniti, dopo l’apertura del 5 maggio 2021 alla possibilità di un waiver dei brevetti solo per i vaccini, hanno fatto il pesce in barile mandando avanti i più ostinati, oppure sono entrati nel vivo del negoziato per aggiungere condizionalità geografiche, criteri di eligibilità fatti apposta per escludere la Cina, e per assicurarsi che la mediazione discuta solo di vaccini, escludendo ogni altro prodotto essenziale alla lotta contro Covid-19 (diagnostici, terapeutici, strumenti medicali come respiratori, ventilatori, etc.). Un itinerario lunghissimo di fitte riunioni formali e informali a Ginevra per prendere tempo, e per estenuare gli stessi proponenti del TRIPS Waiver. India e Sudafrica sono stati coinvolti negli ultimi mesi in un controverso compromesso a quattro (QUAD Compromise) con USA e UE, che costituisce per l’appunto il minimo comune denominatore delle posizioni di USA e UE. Il compromesso, validato solo dalla Commissione Europea, prevedeva nuovi obblighi che non sono presenti nell’accordo TRIPS. Insomma, una bufala. E poi le consuete pratiche di Green Rooms,  note ai veterani del WTO.  Si tratta di incontri a invito e porte chiuse organizzati anche in questi giorni alla 12ma Ministeriale per discutere del TRIPS Waiver – ma usate anche per gli altri dossier in agenda alla 12ma Ministeriale: pesca, agricoltura e sicurezza alimentare, riforma del WTO –  ai quali  sono stati esclusi la maggior parte degli altri governi, persino l’Indonesia presidente del G20 (sul TRIPS Waiver). 

L’economia della conoscenza scientifica ed i meccanismi legalizzati di “appropriazione della scienza” (come sostengono accreditati economisti) da parte di Big Pharma, anche quando l’innovazione è generata con finanziamenti pubblici (come, ma non solo, nel caso di Covid-19), definisce un crinale di guerra aperta tra il Nord e il Sud del mondo. Nessuno si scandalizzi per il paragone con la guerra tra Russia e Ucraina. Anche questa lo è. Miete vittime come le guerre – oltre 15 milioni sono le persone che hanno perso la vita per via di Covid19  secondo una recente stima dell’OMS;  12 milioni le persone morte di HIV/AIDS solo tra gli anni ’90 e 2000 in Africa, malgrado la disponibilità della terapia antiretrovirale, secondo l’attuale direttore di CDC Africa, Dr Ahmed Ouma Ogwell. 

Su questo fronte, come sul recente conflitto europeo, il multilateralismo esce a pezzi, in un dialogo tra sordi non più in grado di intercettare le istanze di cambiamento e di trovare una mediazione conveniente alla sfida delle future pandemie. Lo ha detto senza sconti il ministro del commercio indiano, indugiando sulle pieghe della ipocrisia internazionale al WTO. Il consenso forzato di questi giorni mette in serio pericolo la salute della democrazia intergovernativa e la salute stessa dell’umanità. E marcia di pari passo con gli sforzi della comunità internazionale di apparecchiare all’Oms gli scenari del futuro pandemico: come se si trattasse di un ineludibile destino, e non di un clamoroso fallimento della governance globale contaminata ovunque dagli interessi di monopoli privati.  

In altri tempi, le delegazioni del Sud del mondo avrebbero abbandonato le stanze del negoziato, come fecero a Seattle, per unirsi alla società civile. Non è accaduto questa volta, forse per non imbarazzare la direttrice africana, forse nella speranza di ottenere qualche margine di manovra a livello regionale o nazionale. Forse perché l’aria della globalizzazione oggi è molto più asfittica di quanto non fosse nel 1999. Quello che resta, oggi, sono due anni di pandemia nel segno dello scandaloso di asservimento all’industria farmaceutica. Ancora più forte, dopo Covid-19. 

 

Proponiamo un estratto dell’articolo Al Wto vince l’egemonia delle élite: nessun Trips Waiverdi Nicoletta Dentico,  pubblicato su  sbilanciamoci.info

 

 

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