-Ufficio stampa @ɱƋϼ- R u b r i c a d e l G l o c a l e
No alla chiusura del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Cervello e nuovi presidi sanitari e consultori! \ “Non ci lascerete senza lavoro! Resisteremo e continueremo a lottare perché il lavoro è un nostro diritto!” \ No all’alternanza Scuola-Lavoro nell’Esercito! \ Nel mondo sono morte 5milioni e mezzo di persone. E noi come nel gioco dell’oca ritorniamo (quasi) al punto di partenza \ Report “Dal Mare al Carcere” e del Boat Drivers’ Support Group \ Nazra Festival a Catania, uno sguardo sulla Palestina \ Rifugiati protestano davanti agli uffici dell’Unhcr di Tripoli
No alla chiusura del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Cervello e nuovi presidi sanitari e consultori! – comunicato Non una di meno – Palermo – Stop alle nascite: la divisione di Ginecologia e Ostetricia dell’ ospedale Cervello di Palermo (uno di quei pochi dove si pratica l’interruzione volontaria di gravidanza, guarda caso!) è stato nuovamente riconverto in reparto Covid, come già successo all’inizio del 2021! Lo ha disposto il direttore sanitario Aroldo Rizzo, su input dell’assessorato regionale alla Salute, che si dimostra nuovamente sordo alle nostre esigenze, ai nostri diritti! Ancora una volta la nostra salute è stata sacrificata sull’ altare dell’emergenza pandemica. Sono passati due anni dall’inizio dell’emergenza Covid e nulla è stato fatto su sanità, scuola, trasporti pubblici (settori sui quali è necessario investire per limitare i contagi e affrontare la pandemia). Tutto ciò è inaccettabile! Se da una parte limitano l’accesso all’IVG con un numero importante di medici obiettori dall’altra negano anche il diritto di partorire in un luogo adeguato e di prossimità! I nostri corpi sono essenziali! Pretendiamo la riapertura del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Cervello e nuovi presidi sanitari e consultori! [comunicato NUdM·Palermo]
“Non ci lascerete senza lavoro! Resisteremo e continueremo a lottare perché il lavoro è un nostro diritto!”- Comunicato SLAI COBAS-SC Palermo/Sicilia – A proposito della riapertura delle scuole e del ritorno alla didattica a distanza, tornano a farsi sentire gli Assistenti Igienico-Personale Specializzati, prendendo una netta posizione contro il ritorno nelle scuole della DAD, la quale provocherebbe anche – ad avviso del sindacato – una immediata «perdita del lavoro a tante lavoratrici e lavoratori che operano nelle scuole» e rischiano parimenti di rimanere fuori anche dalla copertura degli ammortizzatori sociali, così come – a seguito dell’esplosione pandemica – è accaduto in Sicilia nel marzo 2020 «ai tanti Assistenti igienico-personale specializzati precari dei servizi di assistenza scolastica verso gli studenti disabili». La DAD – scrive la categoria dei lavoratori dell’OS – “è solo una bruttissima pezza/tampone che non risolve per niente gli annosi problemi strutturali della scuola e tutte le falle della gestione pandemica causate da chi ci governa”. Lo Slai-Cobas rileva i fallimenti provocati dalla DAD fin dalla prima ondata epidemiologica che hanno causato – in generale – un danno agli studenti, in particolare verso quegli alunni portatori di disabilità che hanno subito una forte compressione dei loro diritti e patito il peso della esclusione “dalle relazioni scolastiche e sociali”.
No all’alternanza Scuola-Lavoro nell’Esercito! Pochi giorni fa l’Ufficio scolastico regionale in Sicilia ha firmato un protocollo d’intesa triennale con l’esercito italiano che prevede lo svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro nei reparti militari dell’esercito – comunicato Collettivo Red Militant – Si tratta di una vera e propria campagna di arruolamento tra gli studenti, che verranno sottoposti ad una massiccio indottrinamento nazional-patriottardo, volto a trasformarli in pedine della campagna di potenziamento del ruolo imperialista dell’Italia (già ampiamente rafforzato dall’incessante aumento delle spese militari). Esplicitamente i vertici militari interessati parlano di “diffusione dei valori etico-sociali, della storia e delle tradizioni militari”, con toni che ricordano la propaganda fascista. Dopo la presenza dei marines di Sigonella negli istituti catanesi (coperta dalla foglia di fico del volontariato), si mette in atto l’ennesimo tentativo di far penetrare la logica aggressiva e guerrafondaia tra gli studenti. L’alternanza scuola-lavoro diventa un momento per aggravare la dequalificazione dell’istruzione e fornire manodopera a costo zero per i servizi più gravosi all’interno delle caserme.
SOSTENIAMO LA MOBILITAZIONE DEI COLLETTIVI STUDENTESCHI E DEI SINDACATI COMBATTIVI (USB E COBAS SCUOLA) CHE SONO IN PRIMA FILA NELLA MOBILITAZIONE CONTRO LA DIFFUSIONE DELLA MILITARIZZAZIONE E DEL NAZIONALISMO GUERRAFONDAIO NEI NOSTRI ISTITUTI!
“Ambulatorio Borgo Vecchio” – Nel mondo sono morte 5milioni e mezzo di persone. E noi come nel gioco dell’oca ritorniamo (quasi) al punto di partenza – “Lo diciamo da molto molto tempo. Al posto di farvi distrarre dal dualismo mediatico si/no vax, su questi temi dovremmo essere tutti d’accordo. Serve vaccinare il mondo! E per farlo serve la sospensione sui brevetti dei vaccini!!! Ne usciamo solo tutti insieme”. Così scrive l’Ambulatorio di Quartiere BorgoVecchio in una breve nota, a cui ha fatto seguito un’ulteriore esplicitazione politica che riportiamo: « Si è capito, nel tempo (ma era prevedibile), che questi vaccini non fossero La Soluzione al problema, ma semplicemente un’importante arma per ridurre di molto la pericolosità del contagio. Un’arma che si sarebbe dovuto pensare come “strumento insieme ad altri”: tracciamenti, politiche di contenimento ma soprattutto il potenziamento dei servizi pubblici – sanità, scuola, trasporti. Invece, nel nome del dio denaro, non solo non si vuole ammettere che le vaccinazioni sarebbero state più efficaci se pensate in un progetto di fruibilità globale; non solo si è scelto “politicamente”, piuttosto che “scientificamente”, quali fossero i vaccini migliori (Cuba – per esempio – ha l’unico vero vaccino pediatrico al mondo, ma gli Stati democratici non lo vogliono: poi però gli “anti-scienza” sono i novax); non solo ci si è approfittati della pandemia per arricchire le tasche di pochi; ma – nel nome del dio denaro -si continua a nascondere tutto questo sotto il velo della guerra ideologica al novax. Mentre si abbandonano tutte le altre armi di contrasto al virus. Cosicché cittadini e sanitari vengono, di nuovo, lasciati allo sbando. A questo gioco bisogna sottrarsi».
P.s. avviso a chi governa (ed indirettamente agli operatori sanitari). Quando poi ci parlerete di quarta, quinta dose non vi stupite se per le persone avrete la stessa credibilità di uno youtuber qualsiasi. La colpa sarà vostra. Ed agli operatori sanitari: prendetevela con chi sta gestendo così tutto questo.
Presentazione Report “Dal Mare al Carcere” e del Boat Drivers’ Support Group – La libertà di movimento è un diritto, non un reato – “Nell’ultimo decennio, l’Italia ha fermato migliaia di persone solamente per aver guidato una barca che ha attraversato il Mar mediterraneo: i cosiddetti ‘scafisti’. Il nostro report racconta il loro percorso, dal mare al carcere, analizzando e quindi denunciando la criminalizzazione della migrazione”. Promossa da Rete Antirazzista Catanese, ARCI Porco Rosso e Borderline Sicilia, venerdì 14 gennaio ore 18:30 a Catania (Via Vecchia Ognina, 56), sarà presentato il Report “Dal Mare al Carcere: la criminalizzazione dei cosiddetti scafisti” e del nuovo boat drivers’ support group. L’incontro, moderato da Filippo Finocchiaro (ASGI), vedrà la partecipazione dei seguenti relatori: Sara Traylor (Alarm Phone), Cheikh Sene, Maria Giulia Fava, Richard Braude (ARCI Porco Rosso) e Germana Graceffo (Borderline Sicilia). Inoltre Claudia Gazzini (Senior Analyst per la Libia, International Crisis Group), interverrà su “Punto sulla strage di Ferragosto 2015”. [ Il report è scaricabile qui: https://dalmarealcarcere.blog/]. Per chi volesse partecipare online invii prima una email a catanianofrontex@gmail.com [info]
Nazra Festival a Catania, uno sguardo sulla Palestina – Ancora una volta, come già accade da alcune stagioni, Catania ha avuto la possibilità di ospitare una tappa della tournée italiana del Nazra Palestine Short Film Festival, grazie alla collaborazione tra il Cinestudio del cinema King e le Associazioni AssoPace Palestina, Libera, Pax Christi, UDI. Si tratta di un evento che, per diversi motivi, va assumendo ogni anno una rilevanza sempre più marcata, malgrado le difficoltà legate alla pandemia che hanno indotto a sostituire la tradizionale premiazione veneziana con un’edizione online. Il Festival viene, infatti, a colmare, almeno in parte, la rarefazione sempre più accentuata di informazioni sull’occupazione israeliana della Palestina. Ma c’è anche da dire che il livello delle proposte cinematografiche è cresciuto negli anni, fino al punto da rendere interessante l’aspetto artistico dei film almeno quanto quello sociale e politico. Le difficoltà organizzative locali e la durata non sempre brevissima dei corti hanno determinato una selezione ridotta a cinque titoli, tutti davvero belli, il cui denominatore comune può forse essere riconosciuto nel tentativo (non sempre riuscito) di costruire occasioni di resistenza nonviolenta alle sopraffazioni del Paese occupante. [Leggi il resto su argocatania]
Libia, i 99 giorni di lotta dei dimenticati dal mondo: i rifugiati protestano davanti agli uffici dell’Unhcr di Tripoli – «La comunità internazionale non vuole ascoltarci», denunciano i rifugiati sopravvissuti ai rastrellamenti dello scorso ottobre e ai centri di prigionia. Le richieste di protezione avanzate in più di tre mesi di lotta sono cadute nel vuoto. Dall’inizio della protesta tre persone sono state uccise e una rapita. Nuovi arresti di migranti a Sabratha e Tripoli. La notizia – scrive Giansandro Merli – è che non è successo nulla. A Tripoli migliaia di rifugiati protestano da novantanove giorni chiedendo l’evacuazione verso un qualsiasi paese dove non rischino la vita a ogni passo, ma nessuno ha dato loro risposte. Insieme a frustrazione e paura è cresciuta la consapevolezza di essere stati dimenticati dal mondo. «La comunità internazionale non vuole ascoltarci. Il nostro presidio è ormai normalizzato per il pubblico globale. All’inizio ci sono state alcune reazioni dai media. Poi più niente. Sembra non importare a nessuno che queste persone rivendichino il diritto