giovedì 3 dicembre 2020

PERCHÉ LA SCUOLA NO?

-Girolamo De Michele- Perché la scuola dovrebbe avere priorità, rispetto ad altri settori? 

 In altri termini, a cosa serve la scuola? 

la risposta alla prima domanda dipende da quello che si risponde alla seconda

Si può tenere chiusa per qualche mese qualsiasi cosa: scuole, fabbriche, stadi, discoteche, bar, ristoranti, reparti di pronto soccorso, piste da sci, chiese, saloni di massaggi e manicure, parchi pubblici…

Perché la scuola no?   


Se la scuola è solo trasferimento di pacchetti di informazioni ed elaborazione di riassunti a partire dalla rete (come pensavano Gelmini, Tremonti e Renzi), allora la si può fare a distanza. Se insegnare significa accendere una passione, creare relazioni fra soggetti che imparano l’arte della cooperazione, imparare dai propri errori tanto quanto dai propri successi, sviluppare il pensiero divergente, scartare di lato invece che seguire la strada segnata, pensare differente, imparare a imparare: allora la scuola deve svolgersi in presenza e in relazione, oltre che in sicurezza.

Nella società della conoscenza e del capitalismo cognitivo l’intelletto è messo al lavoro: l’esaltazione tecnocratica bypartisan (vogliamo dire: da Assolombarda a Giorgio Gori, solo per citare quel che s’è sentito agli Stati Generali della Scuola Digitale de 27 novembre scorso?) per i nuovi orari inconsueti in cui si è svolta la DaD “da cui non si potrà tornare indietro”, il superamento della scansione “dello scorso secolo” istruzione/lavoro/pensione in favore di una “istruzione digitale lunga tutta una vita”, a cos’altro alludono, se non all’intelletto messo al lavoro h 7/24?

Ma è anche vero che questa forza lavoro che è la capacità intellettuale, anche quando viene venduta per un salario, non viene persa da chi la possiede. Nella qualità dell’intelletto, nella sua capacità di riflessione, resistenza, innovazione, creatività sta la differenza fra l’asservimento e il farsi da sé, fra l’obbedienza e l’autonomia dei processi di soggettivazione: se questo è vero, allora nella qualità della scuola (senza pretesa di esclusività) è messa in gioco la possibilità di una vita futura da suddit* piuttosto che da cittadin*. La priorità di una scuola di qualità, in presenza, relazione e sicurezza dipende e discende da tutto questo: le gerarchie fra cosa si deve riaprire e cosa no fanno segno non ai banchi a rotelle e alle ciaspole, ma quale futuro vogliamo abitare.

la versione integrale di questo articolo  è stato pubblicata su doppiozero l’1 dicembre 2020 e può essere consultata anche su EURONOMADE 

Immagine di copertina dal gruppo Facebook Priorità alla Scuola

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