martedì 6 ottobre 2020

LA DIFESA DI SALVINI STRAPPA UN RINVIO A CATANIA

 -Fulvio Vassallo Paleologo-

 sulla Gregoretti la scelta era 

                                                    unilaterale  e  arbitraria 



Dalla prossima udienza del
20 novembre saranno dunque sentiti a Catania, nell’aula bunker del carcere di Bicocca, il premier Conte e alcuni ministri del vecchio governo giallo-verde, ma anche di quello adesso in carica, come nel caso dell’attuale ministro dell’interno Lamorgese. 
In realtà le dichiarazioni che potranno rendere a Catania i politici chiamati in causa da Salvini sono già all’interno dell’atto di accusa predisposto dal Tribunale dei ministri di Catania, sul quale si è pronunciato lo scorso gennaio anche il Senato, concedendo l’autorizzazione a procedere ed escludendo la natura collegiale delle decisioni adottate sul caso Gregoretti    

a.         Il Giudice dell’udienza preliminare di Catania ha deciso un rinvio per svolgere un’ulteriore attività istruttoria, come richiesto dalla difesa dell’ex ministro dell’interno e dalle parti civili.  Il gup di Catania ha rinviato l’udienza preliminare di Matteo Salvini per il caso Gregoretti al 20 novembre, quando sarà sentito il premier Conte e l’ex ministro Toninelli, mentre il ministro degli Esteri Di Maio e la ministra dell’Interno, Lamorgese, il 4 dicembre. Le dichiarazioni dei sostenitori del leader leghista e dei suoi alleati rafforzano adesso il tentativo di caratterizzare come “politico” il processo nei confronti dell’ex ministro dell’interno, quando si tratta di accertare fatti penalmente rilevanti, sui quali il Tribunale dei ministri di Catania aveva puntualmente individuato responsabilità personali, che nulla hanno a che fare con il giudizio politico sulla vicenda, come i leader del centro destra ed media a loro disposizione tentano di fare credere.

Come avevamo previsto, sulla decisione del Giudice dell’Udienza preliminare di Catania ha sicuramente pesato la prassi seguita anche dall’attuale governo che continua a ritardare l’ingresso nelle acque territoriali alle navi private che hanno soccorso naufraghi in acque internazionali, magari dopo che la Centrale operativa della guardia costiera (IMRCC) ha negato che si tratti di un evento di soccorso ricadente sotto la propria responsabilità. Salvini intanto ha dichiarato:”Sono contento che debba essere ascoltata anche l’attuale ministro dell’Interno Lamorgese e che le si possa chiedere: avete fatto qualcosa di diverso l’anno successivo? Perchè in decine di interviste si dice che l’iter è stato lo stesso, anche con una permanenza di 11 giorni, e non 4, in attesa di ricollocamento”. Sono tuttavia evidenti le condizioni in cui i naufraghi trascorsero i giorni a bordo della nave militare Gregoretti. La difesa di Salvini ha insistito molto sulle buone condizioni di “accoglienza” a bordo della nave, ma per la tipologia della stessa nave la maggior parte dei naufraghi era ammassata in spazi all’aperto.

Può essere nascosto soltanto da commentatori in mala fede il dato oggettivo che la nave Gregoretti era (ed è) una nave militare italiana, e che dunque i naufraghi trattenuti arbitrariamente a bordo si trovavano già in territorio italiano da quando erano saliti sulla nave, a differenza di quanto si è verificato nel caso delle navi delle ONG che battono bandiera straniera, e che vengono bloccate dopo avere effettuato soccorsi in acque internazionali. Tanto che tale differenziazione viene ripresa anche dal Decreto interministeriale del 7 aprile scorso, che pur presentando numerosi aspetti di illegittimità, non risulta applicabile al naviglio, privato o militare, battente bandiera italiana, Vedremo poi, nel successivo processo Open Arms a Palermo, come lo stesso Salvini abbia violato il diritto internazionale ed il diritto interno ordinando arbitrariamente il blocco dei naufraghi a bordo della nave Open Arms, di una nave appartenente dunque ad una organizzazione non governativa. Procedimenti che hanno origine e natura diversa che non consentono alcuna generica assimilazione.

 

b.         La Procura di Catania ha insistito sulla richiesta di proscioglimento del senatore Salvini. Già il 20 settembre 2019 il Procuratore della Repubblica di Catania, a seguito della trasmissione degli atti da parte della Procura della Repubblica di Siracusa e della successiva attività istruttoria, aveva chiesto al Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Catania di disporre l’archiviazione del procedimento iscritto nei confronti del Ministro dell’interno Matteo Salvini «per infondatezza della notizia di reato».

La richiesta di archiviazione ribadita oggi dalla Procura di Catania ha anticipato le tesi sostenute dalla difesa dell’ex ministro dell’interno, come se lo stato di diritto ed il rispetto delle leggi potesse piegarsi alle “istanze della maggioranza degli italiani”, come sostiene Giorgia Meloni, o come se la “difesa della sovranità, dei confini nazionali” fosse una ragione per eludere il rispetto delle norme stabilite a difesa della libertà personale. Chi sostiene che il processo Gregoretti abbia “natura politica” e che le scelte di Salvini sulla Gregoretti siano in sostanza insindacabili perché finalizzate alla “difesa dei confini”, come se questa potesse configurarsi come una causa di giustificazione, abdica alla sua funzione di magistrato indipendente e rimette alla polemica politica ed alle maggioranze nei sondaggi l’applicazione delle leggi dello Stato, un precedente gravissimo che mina alle fondamenta lo Stato di diritto e la Costituzione italiana. A sostenere l’accusa rimangono soltanto poche parti civili, perchè nessuna delle ONG ha ritenuto di costituirsi in questo processo, ma saranno in tanti gli italiani che affiancheranno l’impegno delle parti civili a portare avanti l’accertamento di tutte le responsabilità penali, individuate dal Tribunale dei ministri di Catania, che non possono essere coperte da un generico mandato per difendere la “sovranità nazionale”, conferito dagli elettori all’ex ministro dell’interno.


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