-Tomaso Montanari-
«RENZI INFANGA PERFINO LA BELLEZZA»
“la bellezza che salverà il mondo”
ha nel codice del
leopoldino lo stesso ruolo
che hanno i gattini e i bacioni
in quello del
papeetiano
La
vera ragione per cui bisognerebbe studiare bene la Storia a scuola è che il
metodo critico della storia è il miglior antidoto “alle tossine della
propaganda e della menzogna” (Marc Bloch). Uno strumento prezioso per
decostruire, smontare, confutare il linguaggio degli
imbonitori: che ti vogliano vendere il 5G, la purezza dei capi
delle Sardine, un fustino di detersivo, la riabilitazione di Craxi o un nuovo
partito. Ogni piazzista ha il suo repertorio, e i suoi tic. Per esempio, la
“bellezza” e in particolare “la bellezza che salverà il mondo”, ha nel codice
di Matteo Renzi lo stesso ruolo che hanno i gattini e i bacioni in quello di
Matteo Salvini. E quel ruolo è dire esattamente il contrario della verità:
depistare, convincere, avvincere.
Lunedì,
per esempio, Renzi ha twittato: “La sfida di Italia Viva è restituire bellezza
alla politica. Noi ci proveremo con tutto il nostro entusiasmo”. Questa
memorabile dichiarazione di intenti politici introduceva un video dove l’ex
presidente del Consiglio (con un evocativo maglioncino: chissà cosa direbbe
Lucia Annunziata…) predicava alle (ristrette) folle del suo partito: “Quello su
cui sto riflettendo in queste settimane, in questi mesi: è sì, la bellezza
salverà il mondo, ma chi salverà la bellezza? Che non è soltanto preservare un
bene artistico, il patrimonio culturale. Sì, certo, se hai un capolavoro gli
devi mettere la teca. Se hai un libro prezioso devi metterlo in biblioteca,
tutto vero. Ma salvare la bellezza è qualcosa di più, è ricordare a noi stessi
che siamo fatti davvero per qualcosa di grande, per l’infinito e non
semplicemente per assecondare le beghe di ogni giorno… Noi siamo chiamati a
qualcosa di straordinariamente difficile e complicato, l’idea che si possa
restituire bellezza a questo Paese”. Non si contano le volte (letteralmente
decine, come dimostra l’implacabile Google) che Renzi ha usato negli ultimi
anni l’usuratissima e travisatissima citazione dall’Idiota (romanzo scritto in
parte a Firenze…) di Dostoevskij sulla bellezza che salverà il mondo. Ma questa
volta ha sfiorato il capolavoro.
Esattamente
come Salvini manda bacioni mentre semina l’odio, Renzi dice di pensare da mesi
alla bellezza: e te lo vedi, chino e pensoso sulla scrivania. O a Boboli: a
cogliere fiori. In realtà, è ovvio, fa quotidianamente tutt’altro, razzolando
abilmente nella politica definita (da Rino Formica) come “sangue e merda”
(pochissimo il sangue, parafrasando un titolo fortunato di Aldo Busi). Verrebbe
da pensare alla figura retorica dell’antifrasi: cioè alla volontaria autoironia
di chi, avendo fondato un partito personale per gestire un piccolo potere di
interdizione attraverso la messa a frutto delle “beghe di ogni giorno”, afferma
solennemente che chi pensasse di iscriversi a quel partito per assecondare le
beghe di ogni giorno sbaglierebbe di grosso. Ma non c’è una punta di ironia: è
invece una consumata tecnica alla Wanna Marchi, basata sulla capacità (che
unisce magnificamente i due Mattei) di dire l’esatto contrario della verità
rimanendo seri, anzi commuovendosi perfino.
Poi, certo, ci sono i tic linguistici e culturali. Per Renzi
tutelare il patrimonio culturale (cioè il territorio, il paesaggio, l’arte
diffusa) vuol dire ibernarlo sotto una teca, e i libri preziosi si portano in
biblioteca (lo dice come dire: chiudiamo i gioielli in cassetta di sicurezza):
è l’idea della cultura, morta e mortifera, dell’autore dello Sblocca Italia e
delle riforme che hanno azzerato in Italia la tutela dei Beni Culturali
(ricordiamolo ancora una volta: “Soprintendente è la parola più brutta del
vocabolario”, scrisse Renzi). Perché Renzi non ha la più pallida idea di cosa
sia il patrimonio culturale, una biblioteca, un libro. Ma questa è la sua vera
forza: ignorare cosa sia la bellezza rende molto, molto più facile trascinarla
continuamente nel fango delle “beghe di ogni giorno”.
ripreso in nota da OsservatorioTutela
Comune Ambiente Paesaggio Beni Culturali