MANI LIBERE SUL TERRITORIO
Nel
condividere le preoccupazioni di EC riprendiamo e pubblichiamo il loro comunicato, in merito alla
progressiva marginalizzazione delle competenze sul paesaggio da parte del
Mibact, sempre più interessato – invece – alla turistificazione del patrimonio
culturale, tanto che il suo titolare, con assoluta logica feudataria, ha ri-preteso
la delega del Turismo al fine di valorizzare con profitto “le miniere dei BB.CC”,
piuttosto che accentuarne il valore d’uso
finalizzato all’autovalorizzazione sociale
in nome delle generazioni passate e conservarle per quelle future. Quello “paesaggistico”
è un bene comune costituzionalmente tutelato, tant’è che il legislatore ha
voluto richiamarlo nella titolazione del Codice di settore, dettando altresì tutta
una serie di dispositivi normativi – in atto disattesi – volti alla concreta
protezione dello stesso [Accì]
Con
il DPCM del 2 dicembre scorso che riforma la controriforma alla precedente
riforma, continua la ristrutturazione infinita del MiBACT, da anni scosso da
ribaltoni organizzativi senza che sia mai stata compiuta
un’operazione di monitoraggio rispetto ai risultati e quindi agli effetti in
termini di efficacia del servizio e di raggiungimento degli obiettivi di questo
succedersi di operazioni.
Se risulta chiara l’ideologia ispiratrice di
quest’ultimo DPCM che – in linea di diretta continuità con i precedenti
provvedimenti del 2014 e del 2016 – approfondisce la cesura fra sommersi e
salvati del patrimonio culturale senza porre rimedi agli stravolgimenti
organizzativi causati dai decreti precedenti, attendiamo il testo definitivo
per un’analisi puntuale che sarà pubblicata sul sito di Emergenza Cultura.
Ma in
attesa di tale disamina, ci pare necessario sottolineare un elemento a nostro
avviso tanto macroscopico quanto sottaciuto.
Il grande assente, ormai da oltre un lustro, di ogni intervento legislativo ministeriale è il paesaggio, completamente assente dall’orizzonte Mibact.
Non per caso.
Il grande assente, ormai da oltre un lustro, di ogni intervento legislativo ministeriale è il paesaggio, completamente assente dall’orizzonte Mibact.
Non per caso.
Il conclamato silenzio sulla pianificazione
paesaggistica in quest’ennesimo passaggio riorganizzativo del Mibact, esprime
una rinuncia, ormai definitiva, ad interpretare un qualsivoglia ruolo, non solo
di coordinamento, ma pure di partecipazione attiva alle sorti del nostro
paesaggio. In spregio dell’articolo 145 del Codice, ormai relegato
all’antiquaria ministeriale.
Come già Emergenza Cultura aveva
sottolineato in altri documenti, sembra evidente che una tale pervicacia
nell’oblio di una delle competenze cardine del Mibact, quella del governo
dell’assetto territoriale, sia stato uno degli oggetti (o meglio,
probabilmente, L’Oggetto) di scambio delle tattiche di sottogoverno che hanno
caratterizzato quest’ultima stagione politica.
Mani libere sul territorio da parte di uno
dei pochissimi organismi ancora in grado di assicurare – grazie alla presenza
capillare delle Soprintendenze – un controllo in termini di qualità e
sostenibilità degli interventi territoriali.
Intanto, le onde della laguna, la
speculazione del fotovoltaico e delle molteplici inutili nuove infrastrutture,
si abbattono sul nostro paesaggio e sul nostro patrimonio.
In attesa che nuove “grandi opere” lo
stravolgano definitivamente.