Juana Pérez Montero
alcune delle
conseguenze individuali e collettive
che potremmo sperimentare se si dovesse
realizzare
un reddito di base universale
queste annotazioni sono state estratte dai commenti di persone che
hanno beneficiato di questa
misura e anche di persone con le quali
- scrive la Montero, redattrice spagnola dell’Agenzia di Stampa Internazionale “Pressenza” -
"abbiamo lavorato nei laboratori negli
ultimi mesi e a cui abbiamo chiesto di immaginare come sarebbe la loro vita e quella dei loro cari se la loro sussistenza fosse assicurata"
Anche se è difficile
capire la portata nel tempo di questa misura, tra le conseguenze individuali e
sociali che abbiamo sentito, riportiamo quanto segue:
– Eliminazione della povertà e, di conseguenza, dell’aporofobia; eliminazione
della stigmatizzazione e della criminalizzazione che accompagna coloro che non
dispongono di risorse materiali sufficienti.
– L’emancipazione personale e sociale di un settore in crescita della
popolazione. Ad esempio, le donne e tutti i settori che si riconoscono in un
genere diverso da quelli tradizionali vedrebbero la loro situazione
significativamente migliorata.
– Significativo declino delle malattie fisiche e mentali.
– Diminuzione dei suicidi, chiaramente legati alla mancanza di risorse.
– Eliminazione di tutte le paure associate al presente e al futuro quando non
sono garantiti cibo, riparo, ecc.
– Avere la sensazione di fare parte della comunità e che la comunità
ci protegge. Questo rompe con il sentimento di solitudine e anche con
l’individualismo che ci ha causato tanti danni.
Di conseguenza l’enorme energia che potrebbe essere rilasciata ci permetterebbe
di:
– Avere più libertà di decidere della propria vita, a partire dalla capacità di
negoziare i salari fino alla liberazione di tempo per dedicarsi a ciò di cui si
ha bisogno.
– Aumentare la giustizia sociale come conseguenza della ridistribuzione della
ricchezza.
– Avere la possibilità di soddisfare le aspirazioni più profonde e più care.
– Tirar fuori il meglio di ogni persona e metterlo al servizio della comunità.
– Avere più energia per vivere in pace e poter raggiungere più facilmente gli
stati di ispirazione.
– Vedere l’altro come uguale, con tutto il diritto di sopravvivere per il fatto
di essere una persona, con la possibilità di avere le stesse opportunità che
rivendichiamo per noi stessi, sarebbe un enorme salto qualitativo verso una
società più umana. Se siamo in grado di pensare, sentire e agire in quella
direzione, stiamo facendo una rivoluzione interiore che – in un modo o
nell’altro – si proietterà a livello sociale. Così facendo avvieremmo una
rivoluzione non violenta.
Una misura come
l’introduzione di un reddito di base universale, incondizionato, individuale e
sufficiente, costituirebbe la base materiale per costruire una cultura della
solidarietà e della nonviolenza, aiuterebbe a raggiungere la riconciliazione
personale e sociale, porrebbe le basi per costruire una società più sveglia,
più critica e autocritica, più intenzionale.
E quando parliamo di
tutto questo, non ci riferiamo solo alle vittime, pensiamo anche ai
responsabili, perché avrebbero la possibilità di riparare i danni che stanno
infliggendo alla stragrande maggioranza della popolazione, riorientando le loro
vite, conquistando così l’intera società.
Riassumendo ciò che
abbiamo visto, possiamo dire che ci troviamo in un momento storico in cui i
grandi progressi tecnologici generano ogni giorno maggiore ricchezza, causando
al contempo una maggiore disoccupazione.
Questi grandi
progressi che preoccupano tanto la gente, a noi umanisti sembrano una grande
opportunità per liberarci dalla schiavitù del lavoro e quindi affermiamo “Lasciamo
lavorare le macchine!”, come ha detto il pensatore Mario Luis Rodríguez Cobos
(Silo). Il problema non è se c’è lavoro o meno, il problema è quello di
garantire che tutta la popolazione sia coperta dalla sussistenza.
E oggi questo è
possibile perché la ricchezza accumulata è sufficiente affinché tutta la
popolazione mondiale possa vivere in condizioni di vita dignitose. Una
ricchezza che è il frutto del lavoro di migliaia di generazioni e della
popolazione che oggi abita l’intero pianeta (è facile capire un esempio: i
telefoni che abbiamo tutti nelle nostre mani funzionano grazie al coltan che
viene dall’Africa). La ricchezza non è di quei pochi, loro l’accumulano in
un’ansia folle e loro devono restituirla, come ha commentato prima JFK.
Oggi è fattibile e,
per farlo, dobbiamo continuare a diffondere questa proposta ovunque ci
troviamo, perché abbiamo bisogno di popolazioni ben informate che scelgono
politici coraggiosi e disposti a mettere in pratica questa proposta.
Ci aspettiamo che non solo difendano un reddito di base, ma
anche che adottino le misure necessarie per renderlo una realtà.
Come molti riconoscono, stiamo affrontando una crisi di civiltà. Costruiamo
quindi una nuova civiltà all’altezza dell’essere umano.
per la lettura integrale→ Alcune conseguenze psicosociali
dell’introduzione di un reddito di base universale
traduzione dallo spagnolo di Silvia Nocera
Foto di Sabine Shmitz
alcune delle
conseguenze individuali e collettive
che potremmo sperimentare se si dovesse
realizzare
un reddito di base universale
queste annotazioni sono state estratte dai commenti di persone che
hanno beneficiato di questa misura e anche di persone con le quali
- scrive la Montero, redattrice spagnola dell’Agenzia di Stampa Internazionale “Pressenza” - hanno beneficiato di questa misura e anche di persone con le quali
"abbiamo lavorato nei laboratori negli
ultimi mesi e a cui abbiamo chiesto di immaginare come sarebbe la loro vita e quella dei loro cari se la loro sussistenza fosse assicurata"
– Eliminazione della povertà e, di conseguenza, dell’aporofobia; eliminazione della stigmatizzazione e della criminalizzazione che accompagna coloro che non dispongono di risorse materiali sufficienti.
– L’emancipazione personale e sociale di un settore in crescita della popolazione. Ad esempio, le donne e tutti i settori che si riconoscono in un genere diverso da quelli tradizionali vedrebbero la loro situazione significativamente migliorata.
– Significativo declino delle malattie fisiche e mentali.
– Diminuzione dei suicidi, chiaramente legati alla mancanza di risorse.
– Eliminazione di tutte le paure associate al presente e al futuro quando non sono garantiti cibo, riparo, ecc.
– Avere la sensazione di fare parte della comunità e che la comunità ci protegge. Questo rompe con il sentimento di solitudine e anche con l’individualismo che ci ha causato tanti danni.
Di conseguenza l’enorme energia che potrebbe essere rilasciata ci permetterebbe di:
– Avere più libertà di decidere della propria vita, a partire dalla capacità di negoziare i salari fino alla liberazione di tempo per dedicarsi a ciò di cui si ha bisogno.
– Aumentare la giustizia sociale come conseguenza della ridistribuzione della ricchezza.
– Avere la possibilità di soddisfare le aspirazioni più profonde e più care.
– Tirar fuori il meglio di ogni persona e metterlo al servizio della comunità.
– Avere più energia per vivere in pace e poter raggiungere più facilmente gli stati di ispirazione.
– Vedere l’altro come uguale, con tutto il diritto di sopravvivere per il fatto di essere una persona, con la possibilità di avere le stesse opportunità che rivendichiamo per noi stessi, sarebbe un enorme salto qualitativo verso una società più umana. Se siamo in grado di pensare, sentire e agire in quella direzione, stiamo facendo una rivoluzione interiore che – in un modo o nell’altro – si proietterà a livello sociale. Così facendo avvieremmo una rivoluzione non violenta.
Ci aspettiamo che non solo difendano un reddito di base, ma
anche che adottino le misure necessarie per renderlo una realtà.
Come molti riconoscono, stiamo affrontando una crisi di civiltà. Costruiamo quindi una nuova civiltà all’altezza dell’essere umano.
Come molti riconoscono, stiamo affrontando una crisi di civiltà. Costruiamo quindi una nuova civiltà all’altezza dell’essere umano.
per la lettura integrale→ Alcune conseguenze psicosociali
dell’introduzione di un reddito di base universale
traduzione dallo spagnolo di Silvia NoceraFoto di Sabine Shmitz