contro deportazioni e licenziamenti, vittoria
della città meticcia, accogliente e solidale
ADL
Cobas Emilia Romagna
YaBasta Bologna
Tpo
Làbas
Tpo
Làbas
Bologna
accoglie, Bologna alza la testa, Bologna vince un’importante battaglia e
afferma con la forza delle lotte che qui non c’è spazio per chi vuole costruire
propaganda politica, alimentare campagne di criminalizzazione, innescare
retoriche securitarie, negare diritti, cancellare libertà, sulla pelle di
migranti, lavoratrici e lavoratori
La
mobilitazione iniziata dagli operatori e dalle operatrici dell’accoglienza
quando si è appresa la notizia dalla stampa dell’imminente chiusura dell’Hub,
si è allargata a tutti quei pezzi di città solidale, che si è attivata subito
per impedire la deportazione dei migranti e il licenziamento dei lavoratori e
delle lavoratrici.
Ieri
era predisposto il trasferimento dei migranti e la chiusura dell’Hub. E dalla
mattina di ieri ci siamo opposti ad un trasferimento disposto dall’alto, in
violazione del diritto di scelta delle persone accolte, con un presidio davanti
all’Hub. La città di Bologna ha risposto numerosa e determinata e la maggior
parte dei migranti ha scelto di non accettare il trasferimento e di uscire dal
centro, unendosi alla lotta che per tutta la giornata di ieri ha visto
tantissime persone in presidio permanente in via Mattei e poi in centro città.
Conosciamo
bene la storia della struttura di via Mattei, perché per lunghi anni è stata
luogo di violenza e violazione, e per decenni abbiamo lottato per la sua
chiusura, contribuendo al percorso di mobilitazione che da Centro di Detenzione
per Migranti destinati all’espulsione l’ha trasformato in luogo di transito per
richiedenti asilo in attesa di trasferimento. Una funzione mutata, che ha
mantenuto però le caratteristiche del disciplinamento e del controllo dei corpi
migranti che segnano le politiche del confine italiane ed europee, anche quando
riguardano i richiedenti di protezione internazionale.
È
evidente però che l’ordine di svuotamento dell’Hub disposto unilateralmente dal
Ministero dell’Interno, omettendo di concertare la decisione con gli altri
attori istituzionali e con gli enti gestori, non rispondeva al bisogno di
garantire migliori condizioni di accoglienza ai richiedenti asilo, ma piuttosto
a quello di ribadire ancora una volta che le vite dei richiedenti asilo non
hanno nessuna dignità né diritti, ma sono corpi in esubero, da sfruttare
mediaticamente nella loro connotazione negativa di emergenza problematica. Vite
da sacrificare, insieme a coloro che vivono con straordinaria dedizione e
professionalità del lavoro legato ai servizi di accoglienza e welfare, per la
politica sovranista e razzista del governo.
Dalla
Prefettura e dal Viminale si pensava così di mettere in moto lo spettacolo
disumanizzante dei profughi caricati sui pullman e spostati a migliaia di
chilometri di distanza, nell’indifferenza e nel disinteresse per percorsi di
inserimento interrotti, per richieste di asilo compromesse, per progetti di
autonomia bloccati. Dalla retorica del “si devono integrare” alla realtà del
“non vogliamo che si integrino”.
Ma
questo spettacolo è stato ribaltato. I migranti si sono opposti, rifiutando di
salire sugli autobus che li avrebbero deportati in Sicilia. Insieme agli
operatori e alle operatrici dell’accoglienza, ad avvocat@ dell’ASGI –
Associazione Studi Giuridici Immigrazione , attivist@, alla Bologna solidale e
accogliente hanno rivendicato il diritto a decidere. La reazione di una intera
città, pronta anche ad alternative di accoglienza solidale autogestita, ha
dispiegato con straordinaria determinazione una capacità conflittuale e
cooperante che ha costretto l’amministrazione comunale – che in un primo
momento aveva scaricato ogni responsabilità – a pretendere dalla Prefettura lo
sblocco dei posti liberi ed il ricollocamento immediato in regione, garantendo
così l’accoglienza dei migranti – che hanno scelto di rimanere – in
Emilia-Romagna, così come avevamo richiesto sin da subito, opponendoci alla
direttiva del Governo.
È
saltato quindi l’intento governativo di piegare i migranti ad un ricatto
inaccettabile: deportazione o marginalizzazione e invisibilità.
Dopo
infiniti tavoli conquistati con l’occupazione della piazza sotto i riflettori
del cartellone della Repubblica delle Idee, del Consiglio Comunale, della
stessa Via Mattei, grazie alla mobilitazione permanente, la Prefettura ha messo
a disposizione a fine serata oltre 60 posti nei CAS in Regione.
Le amministrazioni sono state costrette a dare una risposta all’altezza della determinazione e dell’onestà politica messa in campo in questa battaglia di civiltà.
Le amministrazioni sono state costrette a dare una risposta all’altezza della determinazione e dell’onestà politica messa in campo in questa battaglia di civiltà.
Ce
l’abbiamo fatta.
Nello stesso giorno dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Decreto Sicurezza Bis – dispositivo che va ad inasprire ancora di più i terribili effetti del precedente Decreto e che segna un ulteriore attacco alle forme di vita libere – , abbiamo dimostrato che Bologna vuole e sa resistere alle scelte politiche di questo Governo, che è determinata a respingere razzismo e disumanità, a vincere paura ed indifferenza e ad affermare che i diritti devono essere per tutt@.
Nello stesso giorno dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Decreto Sicurezza Bis – dispositivo che va ad inasprire ancora di più i terribili effetti del precedente Decreto e che segna un ulteriore attacco alle forme di vita libere – , abbiamo dimostrato che Bologna vuole e sa resistere alle scelte politiche di questo Governo, che è determinata a respingere razzismo e disumanità, a vincere paura ed indifferenza e ad affermare che i diritti devono essere per tutt@.
Il
primo, importante round è stato vinto: i migranti che si sono opposti a questa
deportazione, mettendosi in gioco in questa esemplare lotta meticcia, ieri sera
avevano un posto dove dormire, conservando il diritto ad essere accolti, a
proseguire i percorsi di integrazione e di emancipazione avviati.
E questa è la migliore risposta che Bologna poteva dare a questo Governo.
E questa è la migliore risposta che Bologna poteva dare a questo Governo.
Ora
è il tempo di sostenere e di difendere l’occupazione e le condizioni di lavoro
proprio di quelle lavoratrici e di quei lavoratori che per primi hanno
innescato la scintilla di questa battaglia, grazie anche ad un percorso di
mobilitazione e di autorganizzazione, avviato negli ultimi mesi in opposizione
ai devastanti effetti del Decreto Sicurezza e passato anche per lo sciopero
dell’8 Marzo scorso.
La
Bologna accogliente è quella che ieri con i propri corpi era davanti all’Hub ad
opporsi alle deportazioni in Sicilia, è la scelta dei migranti di rimanere in
Emilia-Romagna, è la mobilitazione permanente degli operatori e delle
operatrici dell’accoglienza dentro e fuori l’Hub, è il lavoro di giurist@ e
avvocat@ per garantire i diritti dei migranti, è la rinuncia delle cooperative
a partecipare a bandi al ribasso per l’accoglienza.
Bologna
è un porto sicuro, a Bologna c’è quel pezzo di equipaggio di terra di
Mediterranea che accoglie e che costruisce pratiche di solidarietà dal basso,
che porta avanti azioni politiche raggiungendo importanti obiettivi, che non arretra
e che si oppone alle scelte scellerate di questo governo. Insieme ai migranti e
a tutta quella parte di città che non si piega all’arroganza del potere.
Libertà di muoversi, libertà di restare, libertà di scegliere: per tutt@.