Mediterranea
intervista a un’attivista della Mare Jonio
Dopo la giornata di mobilitazione di ieri, dove in molte italiane sono state convocate piazze a sostegno della missione di Mediterranea e per il dissequestro della Mar Jonio, oggi a Lampedusa è stato annunciato l’interrogatorio del comandante della nave nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Agrigento per “favoreggiamento all’immigrazione clandestina”. Dinamopress ha [corsivo MDP] raggiunto telefonicamente un’attivista a bordo della nave per farci raccontare gli ultimi sviluppi
Dopo
lo sbarco avvenuto di martedì sera, i giornali hanno annunciato ieri il
sequestro della nave Mare Jonio. Qual è attualmente la situazione?
La Guardia di Finanza ha disposto il sequestro probatorio della
nave. La misura doveva essere convalidata dal giudice entro 48 ore. Ieri è
stata comunicata la convalida del sequestro. Faremo ovviamente ricorso.
L’annuncio
dello sbarco dei migranti martedì sera è stata accolta con grandissimo
entusiasmo in tutta Italia. L’obiettivo di portare in un porto sicuro 49 persone
è stato raggiunto. Tuttavia, contrariamente a quanto si crede di solito, con lo
sbarco non si conclude affatto la vicenda dei migranti tratti in salvo. Quale
sarà ora il loro destino?
I migranti sono sbarcati sono stati portati direttamente nell’hotspot
di Lampedusa. Qui verranno identificati e visitati. Soprattutto, verrà
richiesto loro il motivo per cui hanno cercato di entrare in Europa. Questa
operazione – che secondo noi rappresenta una procedura parzialmente illegittima
perché si svolge attraverso prassi di polizia difficilmente controllabili –
avviene solitamente a poche ore dallo sbarco. Le autorità dovranno valutare se
sono richiedenti asilo oppure “migranti economici”. Nel primo caso, partirà la
procedura per l’asilo e in base alla nuova legge Salvini potrebbero anche
essere trattenuti e detenuti all’interno dell’hotspot fino a 30 giorni e poi
per altri 180 giorni in un Cpr. Se invece verranno classificati come “migranti
economici” gli verrà notificato un provvedimento di respingimento oppure di
espulsione: in questo caso, potrebbero essere rimpatriati. Qui si aprirà tutta
la questione del decreto immigrazione e sicurezza perché fino ad adesso, per
quanto riguarda il trattenimento negli hotspot, non era stato ancora applicato.
Vedremo cosa succederà ora che la situazione è sotto i riflettori. Quello che
stiamo cercando di capire è se i migranti avranno la possibilità di uscire o
saranno trattenuti nell’hotspot.
Nonostante
le minacce ripetute per tutto il corso della giornata e nonostante l’apertura
un’inchiesta dalla Procura di Agrigento, in questi giorni abbiamo avuto
l’impressione che Salvini fosse molto in difficoltà: gli strumenti di cui
dispone il governo di fronte a una nave battente bandiera italiana sembrano
essere piuttosto limitati. Lunedì notte, proprio mentre la Mare Jonio stava
tornando verso le coste italiane con i migranti a bordo, è stata pubblicata dal
Viminale in modo quasi emergenziale, una direttiva finalizzata a limitare
pesantemente i salvataggi in mare. Questo tipo di azione credi che possa avere
degli effetti e come giudichi in generale il modo in cui si sta muovendo il
governo?
La direttiva era stata già annunciata subito dopo l’ultimo caso
di Sea Watch a gennaio, quando ci fu uno sbarco di persone soccorse dalla Ong a
Catania. Da un punto di vista giuridico, in realtà si tratta di un’indicazione
del Ministero degli Interni ad altra autorità (per esempio al Ministero dei
Trasposti e al Comando Generale delle Capitanerie di Porto) in merito a come
occorre comportarsi in situazioni in cui ci sono navi che hanno fatto soccorsi
in mare. In sostanza la direttiva afferma che l’ingresso in acque territoriali
di questo genere di navi non dovrebbe essere considerato inoffensivo e, di
conseguenza, dovrebbe essere interdetto perché potenzialmente lesivo per
l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale. Tuttavia, di per sé, questa
direttiva non ha alcun effetto automatico: fornisce delle indicazioni ad altre
autorità che a loro volta, per renderle efficaci, dovrebbero emettere dei provvedimenti
scritti nel quale si spiega il motivo per cui quelle imbarcazioni non
potrebbero entrare in acque territoriali.
Nel caso di una nave battente bandiera italiana, chiaramente
tutto questo diventa molto più difficile. Per fare un esempio: è come se un
cittadino italiano arrivasse in un aeroporto dopo aver commesso un reato e non
gli venisse consentito di rientrare in Italia. Questo ovviamente non sarebbe
possibile. Quello che può invece succedere, è che quel cittadino solo dopo
essere rientrato nel paese, possa successivamente essere sottoposto a
provvedimenti che le autorità riterranno eventualmente necessari.
Oltre
queste azioni più di ordine giuridico e le minacce diffuse sui social, Salvini
non si è risparmiato negli insulti e nella volontà di screditare la piattaforma
di Mediterranea e l’equipaggio che sta portano avanti la missione. Oggi
Gasparri parla addirittura di “pirati”.
Mediterranea è una realtà composta da una grande varietà di
soggetti, organizzazioni e gruppi: attivisti, professionisti, medici, avvocati,
interpreti, infermieri, persone che hanno già avuto esperienza di soccorsi in
mare e che provengono dalle realtà più differenti, dalle Ong, ai circoli Arci
ai centri sociali. È proprio questa composizione estremamente varia e
differenziata la forza e la novità di questo progetto. È molto comodo ridurre
il tutto e semplificare, ma la ricchezza di questa idea deriva dal fatto che ci
si propone di non parlare solamente di soccorso in mare o di immigrazione, ma
di cercare di fare un discorso più ampio che parta da noi e metta in gioco la
nostra vita.
Salvini
ha detto martedì che era tutto premeditato, nei tempi e nelle modalità. Sembra
che la teoria del complotto abbia raggiunto anche Mediterranea.
Questo è ovviamente impossibile: i fattori che intervengono in
una situazione del genere, dal meteo alle condizioni del mare, dai differenti
attori che si muovono nel mediterraneo in questo momento, rendono il tutto
assolutamente imprevedibile e le teorie del complotto assolutamente ridicole.