-#siamoancoraintempo-
\ Giustizia sociale è
giustizia climatica
dal nord al sud del nostro pianeta
\ Servizi sociali e
Beni comuni sganciati dai modelli aziendalisti del capitalismo estrattivo
\ ‘Corpi e territori’
sarà uno dei temi dello sciopero transfemminista globale dell’8 marzo
Chi siamo
Siamo i comitati, i movimenti, le associazioni e
i singoli che da anni si battono contro le grandi opere inutili e imposte e per
l’inizio di una nuova mobilitazione contro i cambiamenti climatici e per la
salvaguardia del Pianeta. Abbiamo iniziato questo percorso diversi mesi fa,
ritrovandoci a Venezia lo scorso settembre, poi ancora a Venaus, in Val Susa e
in molti altri luoghi, da nord a sud, dando vita ad assemblee che hanno
raccolto migliaia di partecipazioni. Siamo le donne e gli uomini scesi in
Piazza lo scorso 8 dicembre a Torino, a Padova, Melendugno, Niscemi, Firenze,
Sulmona, Venosa, Trebisacce e in altri luoghi.
Dall’assemblea di Roma del 26 gennaio lanciamo
l’invito di ritrovarsi a Roma il 23 Marzo per una manifestazione nazionale che
sappia mettere al centro le vere priorità del paese e la salute del Pianeta.
Grandi opere e cambiamento climatico
Il modello di sviluppo legato alle Grandi Opere
inutili e imposte non è solo sinonimo, come denunciamo da anni, di spreco di
risorse pubbliche, di corruzione, di devastazione e saccheggio dei nostri
territori, di danni alla salute, ma è anche l’incarnazione di un modello di
sviluppo che ci sta portando sul baratro della catastrofe ecologica.
Il cambiamento climatico è uscito da libri e
documentari ed è venuto a bussare direttamente alla porta di casa nostra.
Nel nostro paese questa situazione globale si
declina in modo drammatico. La mancanza di manutenzione delle infrastrutture,
la corruzione e la cementificazione selvaggia seminano morti e feriti a ogni
temporale, a ogni ondata di maltempo, a ogni terremoto.
Il cosiddetto “governo del cambiamento“ si è
rivelato essere in continuità con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò
che c’è di più urgente: un modello economico predatorio, fatto per riempire le
tasche di pochi e condannare il resto del mondo a una fine certa. Le decisioni
degli ultimi mesi parlano chiaro.
Mentre ancora si tergiversa sull’analisi costi
benefici del TAV in Val di Susa, il governo ha fatto una imbarazzante
retromarcia su tutte le altre grandi opere devastanti sul territorio nazionale:
il TAV terzo Valico, il TAP e la rete SNAM, le Grandi Navi a Venezia, il MOSE,
l’ILVA a Taranto, il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, oltre al al tira e
molla sul petrolio e le trivellazioni , con rischio di esiti catastrofici nello
Ionio, in Adriatico, in Basilicata ed in Sicilia.
Giustizia sociale è giustizia climatica
Le catastrofi naturali non hanno nulla di
naturale e non colpiscono tutti nella stessa maniera. Lo vediamo purtroppo
quotidianamente e chi sta in basso, infatti, paga i costi del cambiamento climatico
e della mancata messa in sicurezza dei territori.
È vero fuori dai grandi centri cittadini, dove la
devastazione ambientale mangia e distrugge la natura, ma è vero anche negli
agglomerati urbani, luoghi sempre più inquinati in cui persino i rifiuti diventano
un business redditizio.
È vero non solo dal nord al sud dell’Italia, ma
anche dal nord al sud del nostro pianeta.
Milioni di migranti climatici sono costretti a
lasciare le proprie terre ormai rese inabitabili e vengono respinti sulle coste
europee.
Nel nostro paese terremotati e sfollati vivono in
situazione precarie, carne da campagna elettorale mentre le risorse per la
ricostruzione non sono mai la priorità per alcuna compagine politica.
Quando le popolazioni locali, in Africa come in
Europa, provano ad opporsi a progetti tagliati sui bisogni di multinazionali e
lobby cementifere la reazione dello Stato è sempre violenta e implacabile.
L’unica proposta “verde” dei nostri governanti è
di scaricare non soltanto le conseguenze ma anche i costi della crisi ecologica
su chi sta in basso.
Noi diciamo che se da una parte la responsabilità
di rispondere al cambiamento climatico è collettiva e interroga i comportamenti
di ciascuno di noi, dall’altra siamo convinti che i costi della transizione
ecologica debbano ricadere sulle spalle dei ricchi, in primis le lobby che in
questi anni si sono arricchite accumulando profitti, a discapito della
collettività e dei beni comuni. §
Il sistema delle grandi opere inutili e il
capitalismo estrattivo sono altrettante espressioni del dominio patriarcale che
sollecita in maniera sempre più urgente la necessità di riflessione sul legame
tra donne, corpi e territori e sarà uno dei temi portato nelle piazze dello
sciopero transfemminista globale dell’8 marzo.
È giunto il momento di capire di cosa il nostro
paese e il nostro pianeta hanno davvero bisogno.
Si comincerà davvero a dare priorità alla lotta
al cambiamento climatico solo alle seguenti condizioni:
cessando di contrapporre salute e lavoro come
invece è stato fatto a Taranto, dove lo stato di diritto è negato e chi produce
morte lo può fare al riparo da conseguenze legali. riducendo drasticamente
l’uso delle fonti fossili e del gas e rifiutando che il paese venga trasformato
in un Hub del suddetto gas negando il consumo di suolo per progetti impattanti
e nocivi e gestendo il ciclo dei rifiuti in maniera diversa sul lungo periodo
(senza scorciatoie momentanee) con l’obiettivo di garantire la salute dei
cittadini praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello
energetico autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e
spinto dal mercato abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose e
finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in
sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , bonifiche, riconversione
energetica, educazione e ricerca ambientali) garantendo il diritto all’acqua
pubblica implementando una nuova Strategia Energetica Nazionale riscritta senza
interessi delle lobbies trovando una soluzione definitiva per le scorie
nucleari, insistendo sul disarmo e la riducendo le spese militari
I nostri territori, già inquinati da discariche
fuori controllo, inceneritori e progetti inutili, sono inoltre attaccati e
messi a repentaglio da monocolture e pesticidi che determinano desertificazione
e minano la possibilità di una sempre maggiore autodeterminazione alimentare.
È necessario che le risorse pubbliche vengano
destinate ad una buona sanità, alla creazione di servizi adeguati, al sostegno
di una scuola pubblica e di università libere e sganciate dai modelli
aziendalisti, ad un sistema pensionistico decoroso, ad una corretta politica
sull’abitare e di inclusione della popolazione migrante con pari diritti e
dignità.
Appuntamenti verso il 23 marzo (agenda ancora in
aggiornamento):
2 febbraio: Roma. Rete Stop TTIP Assemblea
nazionale
2 febbraio: Napoli. Assemblea Regionale Stop
Biocidio
3 febbraio: Termoli. Assemblea di movimenti e
comitati in lotta contro la deriva petrolifera.
3 febbraio: Rende: Seconda assemblea regionale
dei comitati e dei movimenti contro le grandi opere inutili ed imposte e per la
giustizia ambientale
23 febbraio: Venezia: Happening di
#SiamoAncoraInTempo Veneto
23 febbraio: Tito. Assemblea coi sindaci No Triv
della Basilicata e della Campagna.
Fine febbraio (data in definizione): Napoli.
Prossima assemblea nazionale verso il 23 marzo.
8 marzo: Non una di Meno – Sciopero Globale
Transfemminista.
8-9-10 marzo: Roma. A Sud. Tavoli su giustizia
climatica, energia, ecofemminismo.
15 marzo: Global Climate Strike
22 marzo: Roma. Giornata su alimentazione
agroecologia a cura di Genuino Clandestino
15-31 marzo: Fabriano. Festival Terre Altre.
Siamo ancora in tempo per bloccare le grandi
opere inutili e inutili
Siamo ancora in tempo per contrastare il
cambiamento climatico
Siamo ancora in tempo per decidere NOI il nostro
futuro!