-Pressenza Italia-
Al Tribunale di Torino si attende la sentenza per 28 militanti del centro sociale Askatasuna. Per 16 di loro, l’accusa è di “associazione a delinquere”. In totale, sono stati richiesti 88 anni di carcere e oltre 7 milioni di euro di risarcimenti
Nella mattinata di oggi si terrà il presidio di solidarietà delle ‘Mamme per la Libertà di dissenso’ davanti al Tribunale di Torino, nell’attesa del pronunciamento della sentenza di giudici, in merito al “Processo Sovrano” nei confronti di 28 imputati (di cui 16 accusati di associazione a delinquere): ottantotto anni di carcere e ben oltre sette milioni di euro per risarcimenti richiesti dal’accusa «dopo anni di intercettazioni, pedinamenti, soldi pubblici buttati per architettare un teorema che mette sotto accusa il senso stesso della militanza politica». Si tratta, così come specificano nel loro comunicato di «compagni e compagne che da decenni si spendono nelle lotte e partecipano alle esperienze politiche e sociali di Askatasuna, Movimento No Tav e Spazio Popolare Neruda». Secondo quanto evidenziato dal post pubblicato sulla loro pagina social, le Mamme precisano che: «𝗗𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗰𝗰𝘂𝘀𝗮 𝘀𝗶 𝗰𝗮𝗽𝗶𝘀𝗰𝗲 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 è 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗹𝗶𝘁𝘁𝗼 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲, 𝗶𝗹 𝘃𝗼𝗹𝗲𝗿𝗹𝗼 𝘁𝗿𝗮𝗺𝘂𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗥𝗘𝗔𝗧𝗢, 𝘂𝗻 𝗯𝗲𝗹 𝘀𝗮𝗹𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀!». Nel ricordare il presidio di stamani, si coglie l’occasione per riprendere l’intervento di Ilaria Salis postato sulla sua pagina con l’Illustrazione di (Z)ZeroCalcare per il manifesto[accì]
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Oggi [ndr] al Tribunale di Torino si attende la sentenza per 28 militanti del centro sociale Askatasuna. Per 16 di loro, l’accusa è di “associazione a delinquere”. In totale, sono stati richiesti 88 anni di carcere e oltre 7 milioni di euro di risarcimenti.
Non è un ordinario processo a singole persone, ma il tentativo di inquadrare il dissenso in crimine, la solidarietà in pericolo, l’autorganizzazione dal basso in minaccia.
È un attacco politico contro un’esperienza collettiva che da quasi trent’anni rende Torino, la Val di Susa e l’Italia luoghi migliori.
Attraverso attività sociali e culturali che hanno aperto spazi di incontro, mutualismo, formazione, solidarietà concreta. Ma anche – e soprattutto – attraverso la lotta.
E di questo, non c’è nulla da temere. Perché il conflitto sociale è linfa vitale di una vera democrazia. È la passività che la uccide.
Le proteste, se avvengono all’estero, diventano simboli di coraggio e partecipazione. Quando succedono in Italia, invece, vengono immediatamente demonizzate.
Grazie alle compagne e i compagni di Aska per non aver mai ceduto all’indifferenza. Sono con voi!
Ilaria Salis
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