LaToya Ruby Frazier, artista, performer, attivista al MoMa con la mostra: «Monuments of Solidarity»
«Solidarity forever. Solidarity forever. Solidarity forever. For the union makes us strong» (Solidarietà per sempre. Solidarietà per sempre. Solidarietà per sempre. Perché l’unione ci rende forti) è il ritornello dell’inno sindacale scritto da Ralph Chaplin nel 1915 – il titolo è Solidarity forever – per gli Industrial Workers of the World (IWW), sindacato fondato a Chicago nel 1905, ma adottato anche da altri movimenti sindacali in tutto il mondo. Una canzone-manifesto che attraversa lo spazio e il tempo, di grande ispirazione anche nel titolo dell’esposizione LaToya Ruby Frazier: Monuments of Solidarity, organizzata da Roxana Marcoci con Caitlin Ryan e Antoinette D. Roberts al MoMA – The Robert B. Menschel Galleries di New York (fino al 7 settembre). Non solo, nella performance A Human Right to Passage (2014) – documentata in mostra da una serie di fotografie a colori – è la stessa LaToya Ruby Frazier (Braddock, Pennsylvania 1982, vive e lavora tra New Brunswick, Braddock e New York) a eseguire il brano con la chitarra. L’accompagnamento musicale crea una linea di continuità con le bandiere che si sovrappongono al paesaggio urbano newyorkese visto dal Pier 54, palcoscenico dell’azione performativa. Sul fondo bianco delle bandiere sventolate da Frazier sono stampate foto d’archivio di varia provenienza, inclusa Ellis Island: il corpo dell’artista, quindi, come evidenziatore del diritto alla libertà di movimento e circolazione che ogni essere umano dovrebbe poter praticare senza restrizioni e confini. L’opera stessa, allestita nel corridoio al 3° piano dell’ala est dell’edificio, in questo contesto diventa un monumento non retorico ai migranti di tutti i tempi.
TRA I LAVORI più concettuali della fotografa annoverata da Time tra le cento persone più influenti del 2024, A Human Right to Passage segna un ulteriore step nell’ambito di una ricerca coerente che negli ultimi vent’anni ha visto l’autrice costantemente coinvolta con storie delle comunità marginalizzate, di genere e razza e dei lavoratori vittime di ingiustizie sociali. Punto di partenza è la stessa comunità afroamericana da cui proviene Frazier a Braddock, la più antica città dell’acciaio degli Stati uniti e prima fonderia creata dal magnate Andrew Carnegie nella periferia di Pittsburgh, avvelenata da miasmi tossici, dalla crisi economica, dall’uso del crack e di altre droghe, dalla violenza dilagante.Una ricerca coerente che ha visto l’autrice coinvolta con storie della comunità marginalizzate, di genere e razza«Una comunità che è stata dimenticata», come afferma l’artista. LaToya Ruby Frazier cresce nella casa della nonna Ruby a Bottom, il quartiere più povero della città e proprio al microcosmo della sua famiglia appartenente alla working class volge il suo sguardo di protagonista/testimone fin da quando al liceo prende in mano per la prima volta una macchina fotografica. The Notion of Family (2001-2014), primo capitolo della mostra Monuments of Solidarity, è il racconto di tre generazioni di donne afroamericane che si confrontano con il presente, muovendosi in una quotidianità ordinaria tra ambienti intimi domestici e spazi collettivi: Grandma Ruby’s Refrigeretor, il frigorifero di nonna Ruby è di fatto una sorta di album di famiglia, attivatore di memorie e affetti. «Mia nonna è morta di cancro, mia madre ha avuto il cancro e io ho il lupus». All’epoca la fotografia di LaToya Ruby Frazier era documentaria e in bianco e nero alla gelatina ai sali d’argento – in mostra sono esposti anche i brevi video a colori Momme Portrait series (Heads), Momme (Wreste) e Self-Portrait (United States Steel) – memore della tradizione di Lewis Hine, Walker Evans e della FSA-Farm Security Administration ma anche, nel suo intercettare l’emotività di sentimenti condivisi tra rabbia, dolore e resilienza, anche della poetica di Carrie Mae Weems, in particolare in Untitled (Kitchen Table Series) in cui la messa in scena di un dramma domestico è decisivo nell’indagine sull’identità femminile e sulla complessità dei meccanismi delle relazioni all’interno di un’ipotetica «comfort zone». Il tributo dell’artista va anche a Martha Rosler, Allan Sekula e tra gli altri Gordon Parks che aveva affermato di aver scelto la macchina fotografica «come arma contro tutte le cose che non mi piacciono dell’America: povertà, razzismo, discriminazione». Scrittori come James Baldwin e Roland Barthes non sono meno importanti nella formazione di Frazier, lei stessa autrice anche della poesia serigrafata sulle pareti di questo primo ambiente in cui vengono elencate le tossine presenti nell’atmosfera di Braddock.
DECOSTRUENDO e riscrivendo una narrativa che restituisce il senso di collettività – dall’ospedale di Braddock chiuso nel 2010 in If everybody’s work is equally important? (2010-2013) alla crisi lavorativa della General Motors nell’Ohio in The Last Cruze (2019) e ancora i lavoratori di Baltimora durante la pandemia di covid-19 in More than conquerors: a monument for the community health workers of Baltimora, Maryland (2021-2022) – Frazier mette a fuoco le storie dei singoli individui di cui indica sempre l’identità: Mary A. Williams, Evelyn Nicholson, Frances Turnage, Marilyn Moore…tra loro anche gli artisti-attivisti Shea Cobb e Amber Hasan in Flint Is Family in Three Acts (2016-2020). Tra i «monumenti di solidarietà» concepiti da LaToya Ruby Frazier in una sequenza di installazioni, ci si imbatte anche in due storie eccezionali, quella dell’artista ed ex operaia siderurgica Sandra Gould Ford e di Dolores Huerta. In On the making of steel genesis: Sandra Gould Ford (2017) la voce della donna, registrata dall’artista nel 2024, accompagna il percorso visivo di denuncia attraverso la riproduzione fotografica di documenti aziendali stampati con la tecnica della cianotipia, che conferisce al lavoro una dimensione simbolica al di là del significato reale.
A CHIUDERE il cerchio, infine, il progetto più recente A Pilgrimage to Dolores Huerta… (2023-2024), ideale proseguimento di una ricerca iniziata anni prima nell’ambito di The Last Cruze. All’epoca Frazier ebbe tra le mani le fotografie di Dolores Huerta, sindacalista e attivista dell’unione Chicana che ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo servizio alla comunità e alla difesa dei diritti dei lavoratori e degli immigrati, così nel 2023 ha deciso di recarsi a Bakersfield in California per incontrare lei e la sua famiglia. Un viaggio nel viaggio culminato nella visita delle due donne all’Arvin Farm Supply Center, lì dove negli anni ’30 la fotografa Dorothea Lange aveva documentato i migranti della Grande Depressione.
foto LaToya Ruby Frazier sulla banchina Pier 54 dell’Hudson, 2019 (ilmanifesto)
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