Dello stesso avviso, ma sempre con cautela, Salvatore Cocina, capo della protezione civile in Sicilia e in passato dirigente dell’Arpa. «Mi pare che l’aria ormai a Palermo sia sufficientemente pulita, il problema è che la diossina si è depositata sui terreni circostanti e quindi potrebbe entrare nel ciclo alimentare, se si consumassero verdure o latte ricavato da mucche che pascolano in quella zona».
E SE IL GOVERNATORE Renato Schifani minimizza perché «non mi risulta un allarme diossina ma valuteremo i valori dell’Arpa», il sindaco Roberto Lagalla sta con i piedi per terra: «Il rapporto dell’Arpa attesta, coerentemente con la presenza di fonti emissive locali, un innalzamento dei livelli di diossina durante la fase acuta degli incendi». E come si sostiene nella relazione dei tecnici anche se «l’eventuale esposizione a diossine e furani non pone rischi connessi alla inalazione diretta», «si rende comunque necessario verificare la presenza di eventuali residue concentrazioni sul terreno».
Dopo avere ricevuto il rapporto dell’agenzia, il Comune «ha immediatamente attivato una task-force composta dalle competenti istituzioni tecniche per verificare se siano necessari specifici provvedimenti da assumere nelle prossime ore, nelle more degli ulteriori rilevamenti». In attesa della prevista ordinanza, sono state prese misure precauzionali da adottare in un raggio di 4 chilometro intorno alla discarica: si raccomanda una particolare cura nel lavaggio dei prodotti ortofrutticoli dell’area, il lavaggio delle superfici e delle strade. L’Asp effettuerà un controllo sanitario negli allevamenti.
IL PD GIÀ NEL PRIMO pomeriggio incalzava. Con una interrogazione a Schifani, la deputata all’Ars Valentina Chinnici chiede quali provvedimenti siano stati adottati subito dopo l’incendio «e quali provvedimenti si intendono prendere per monitorare e rilevare l’eventuale stato di inquinamento dei terreni e delle coltivazioni, che potrebbero produrre danni anche a lungo termine per la salute».
Chinnici domanda perché l’Arpa abbia eseguito rilevamenti solo in punto, in zona Inserra e «perché non sia stata monitorata e comunque messa in preventiva allerta tutta la zona che riguarda Borgo Nuovo», vicina alla discarica di Bellolampo. E ancora, «perché non siano state effettuate analisi in merito alla ricaduta della diossina sui terreni, particolarmente su pascoli e su quelli coltivati; se si intendono adottare misure al fine di scongiurare l’uso di alimenti potenzialmente contaminati dalle diossine; se ed eventualmente quali interventi sono stati programmati al fine di monitorare la qualità delle acque della falda idrica sotterranea e la stabilità delle vasche di rifiuti».