Pressenza Agency (a cura RedazionePA)--News della contronarrazione sociale -
Rubrica settimanale su eventi e fatti in Sicilia
Intercettato dalla Biblioteca UDI-Palermo il coro delle grida delle Mamme-NoTav per la libertà di Dana e le altre detenute a Le Vallette
Palermo incontra Aleida Guevara la figlia del “Che”
G20 Istruzione e Lavoro. No al modello del capitale, per una scuola come strumento di emancipazione
Rompiamo il silenzio - Catania con la Palestina!
No al G20 Lavoro e Istruzione: voi il problema, noi la cura – Assemblea pubblica
Il Sud è perduto se non si ribella. Una proposta su istruzione, lavoro e nuovo ruolo dello Stato
Corteo NO G20 Catania
Intercettato dalla Biblioteca UDI-Palermo il coro delle grida delle Mamme-NoTav per la libertà di Dana e le altre detenute a Le Vallette da un abstract della seconda parte dell’inchiesta del Centro Studi SerenoRegis, “Le Madri delle Piazze d’Italia \ le Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso di Torino, a cura di Daniela Bezzi
Io di questa storia delle Mamme non ho visto nulla. Nonostante mi sia spesso capitato di trascorrere dei periodi di lavoro a Torino per via del ciclo di eventi India Invisibile che ha coinvolto anche il CSSR, e quindi spesso a contatto con un certo attivismo studentesco, volantini sui muri, messaggi, convocazioni al Campus Luigi Einaudi … io ho sicuramente saputo della cronica repressione in Val Susa per via del TAV, ho saputo di Eddi, ma questo Gruppo di Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso le ho messe finalmente e davvero a fuoco solo lo scorso autunno, per via della detenzione di Dana Lauriola.Di cui NB mi sono accorta solo perché veniva subito dopo quella di Nicoletta Dosio e per i medesimi fatti. Ed ecco che ogni santo giovedì pomeriggio, con qualsiasi tempo, queste eroiche Mamme me le rivedevo lì, sotto le mura delle Vallette. A volte sono in parecchie grazie ai rinforzi delle Fomne (= Femmine) dalla Val di Susa, a volte solo loro quattro gatte.“Beh, una simile disattenzione … non è normale, non sembra anche a te? Dovresti scriverlo” mi fa notare infatti Nicoletta, durante un collegamento Zoom tra Mamme. “Con tutta la fatica che facciamo, per cercare di bucare l’indifferenza, settimana dopo settimana a ritrovarci lì, e per giunta in gruppo …!”Già. Ci illudiamo di vivere in un mondo perennemente connesso sui più diversi canali, virtualmente in grado di vedere tutto – e ci scopriamo semi-ciechi su vicende che dovrebbero vederci in naturale sintonia. Mi consolo pensando a come tutta questa storia è stata a un certo punto vista anche dall’autorevole Biblioteca UDI di Palermo, dall’altro capo dello stivale, con Ketty Giannilivigni [nonché nostra redattrice], che per prima intercetta il Coro delle Grida su Facebook ogni santo giovedì, sotto la luce dei lampioni sempre più livida andando verso l’inverno, incuranti delle Forze dell’Ordine mentre scaricano l’altoparlante, gli attaccano il microfono che poi si passano l’un l’altra secondo un copione, qualche pausa musicale per riprender fiato.“Danaaa… siamo quiiiii… anche oggiiii… per portarti il nostro affettoooo… e per salutare insieme a te tuttteeee e tuttiiiii… i nostri compagniiii… di resistenzaaaa…“.Grida gridate con quanto fiato le donne possano avere in gola. Grida che non possono non colpire anche l’ex parlamentare Daniela Dioguardi che lì per lì non ci credeva “che un caso così potesse succedere in Italia! Che il solo amplificare il proprio dissenso dentro un megafono, come nel caso di Dana, con la recidiva del non pentimento, potesse giustificare una condanna di due anni! E quanti ergastoli dovrei scontare io, che senz’altro non mi pento per tutte le volte che ho avuto un megafono in mano?”Così è successo che già da prima di Natale, ai messaggi urlati al microfono alle Vallette di Torino, si sono aggiunti anche quelli delle Donne UDI di Palermo, e poi quelli delle Mamme contro la repressione di Cagliari di cui ci siamo già occupate nel primo capitolo di questo ciclo e poi il messaggio della Mamme No Tap di Melendugno. Impossibilitate a spostarsi dalle varie Zone Rosse, ma decise a farsi sentire almeno in viva voce, con il cellulare attaccato al microfono e poi postate pure loro sul web.
Palermo incontra Aleida Guevara la figlia del “Che”Oggi 14 giugno ore 18,30 Cinema De Seta (Cantieri Culturali)
Il circolo di Palermo dell’Associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba invita a partecipare all’incontro con Aleida Guevara, pediatra cubana, figlia del “Che” Ernesto. La serata proseguirà con un apericena solidale al Cre.Zi plus (all’interno dei cantieri culturali alla Zisa), il cuil ricavato verrà destinato alle campagne di aiuti per Cuba promossi dall’Associazione.
G20 Istruzione e Lavoro. No al modello del capitale, per una scuola come strumento di emancipazionevenerdì 18 ore 16:00 – Online con Facebook Live Dibattito in vista del G20 su Istruzione e lavoro (22-23 Giugno) a Catania, un momento di analisi politica organizzato da FSM, FISE e USB
La scelta di mettere insieme le due questioni – Lavoro e Istruzione – ha una valenza significativa e lancia un messaggio chiaro sulle prospettive. Il gruppo di lavoro sull’istruzione del G20 si propone di esaminare “anche nel contesto della pandemia, i fattori che incidono sul diritto all’istruzione e sull’accesso all’educazione superiore. Fra le priorità che verranno affrontate durante la Presidenza italiana, la riduzione del divario digitale e gli strumenti offerti dalla digitalizzazione per ampliare i collegamenti tra formazione e mercato del lavoro”. Si tratta di formare soggetti adeguati alla nuova fase produttiva, sfornare i nuovi “gorilla ammaestrati" del capitalismo 4.0, soggetti flessibili, adattabili, che accettino ogni condizione di lavoro e di salario”. Queste sono le direttive per i Paesi Ocse, che potrebbero però trovare elementi di contraddizione già dentro il G20. La crisi pandemica è un’occasione troppo ghiotta, per le classi dominanti, per non accelerare e rendere ancora più strutturale il processo che ha portato la scuola di massa a una trasformazione progressiva e finora inesorabile che – parallelamente alla crisi strutturale del capitale – ne ha cambiato i connotati. Questa sedicente modernizzazione, che altro non è che un tentativo di porre rimedio agli errori e alle deficienze del sistema liberista, attraverso una trasformazione radicale del senso dell’istruzione, anche e soprattutto pubblica, oggi va via via appropriandosi anche di un tema, come quello della transizione ecologica, difficile e ingannevole che attraversa il dibattito sulla insostenibilità del sistema capitalistico, ma interpretato sempre in chiave di valorizzazione del capitale, perché visto come un nuovo terreno di espansione dell’accumulazione di capitale e di profitto.
Rompiamo il silenzio – Catania con la Palestina!Domenica 20 ore 17:30 Piazza dell’Università- LPS. LiberiPensieriStudenteschi, MUA – Movimento Universitario Autorganizzato – Catania fra altre associazioni promuovono ancora una volta la manifestazione a sostegno della libertà per i palestinesi, per chiedere alla comunità internazionale l’intervento di condanna su quanto sta avvenendo malgrado la “Tregua” nominale proclamata da Israele dopo aver ucciso centinaia di persone, tra cui 67 bambini. Anche il nostro paese non può continuare a sostenere Israele e a non diffondere la verità su quanto accade da ormai troppo tempo
l popolo palestinese continua ad essere sotto attacco: la striscia di Gaza è distrutta e isolata dalle forze di occupazione israeliane, le stesse che minacciano ancora di cacciare dalle loro case più di 7 mila palestinesi che vivono a Sheikh Jarrah e in altri quartieri di Gerusalemme Est. Nonostante la “Tregua” le vite dei palestinesi continuano ad essere messe a rischio da un’operazione di pulizia etnica condotta da Israele da ormai 73, in questo momento con il pieno consenso in Italia dei partiti al parlamento, dal PD e Italia Viva, passando per il Movimento 5 stelle, fino alla Lega, Forza Italia e Fratelli D’Italia, che circa un mese fa sono scesi in piazza sventolando la bandiera insanguinata d’Israele.Continuiamo ad essere complici e solidali con il popolo palestinese che continua a resistere con grande dignità e tantissima forza contro l’oppressione coloniale.
No al G20 Lavoro e Istruzione: voi il problema, noi la cura – Assemblea pubblicaCatania, lunedì 21 ore 16:30 – Cinema King via A. De Curtis, 14. Durante l’assemblea sarà esposta la mostra fotografica di Sicilie Zapatiste su esperienze di viaggi in Chiapas
Catania è stata scelta dal governo italiano per ospitare, il 22 e il 23 giugno 2021, una sessione del G20, un forum di cui fanno parte i 20 paesi più industrializzati, che si confronterà su “Lavoro e Istruzione”. Al di là degli esiti fallimentari di queste riunioni, soprattutto in un periodo come quello attuale segnato da una conflittualità sempre crescente fra i Paesi che parteciperanno al forum, è tuttavia fondamentale utilizzare anche questa occasione per ribadire che è possibile parlare di futuro solo se si rimettono in discussione gli attuali “equilibri”, che producono guerra, devastazione ambientale, sfruttamento, sessismo, razzismo e negano il diritto al lavoro, alla salute, alle cure, alla casa e all’istruzione.A 20 anni dal G8 di Genova, per ribadire la forza delle ragioni di quel movimento internazionale antiliberista, prima del CORTEO ANTI G20 nel pomeriggio catanese del giorno dopo, è stata organizzata da una rete associativa siciliana – Accoglienza ControVento, Anarchica Palermo, Cobas Scuola Sicilia, Comitato NoMuos /NoSigonella, La Città Felice, La Ragna Tela, LHIVE (ex LILA), PCI, PRC, Rete Antirazzista Catanese, Stonewall, Sinistra Anticapitalista. Unione degli Studenti – l’assemblea pubblica sul tema: Un altro Mondo è Possibile.Intervengono:
Wasim Dahmash (Docente – Palestina), Rino Capasso (Esecutivo Nazionale Confederazione Cobas), Silan Ekinci (Responsabile cultura curda dell’UIKI), Luca Cangemi (Responsabile Nazionale Scuola e Università- Pci), Abelardo Palma Molina (maestro del CEIBA – Centro Educacion Integral de Base, Chiapas), Marta Fana( Ricercatrice in economia allo IEP Sciences Po – Parigi), Michela Spera (FIOM CGIL Nazionale), Mimmo Cosentino (Segretario PRC Sicilia), Yvan Sagnet (Rete No Cap), Yasmine Accardo (LasciateCientrare), Nadia Azouagah Bousnina (Attivista Diritti Lavoratrici Andaluse), Domenico Quintavalle (Cobas Campania), Carmelo Lucchesi (Anarchica Palermo), Gigi Malabarba (Rimaflow Fuorimercato) e Alberto Seligardi (Riders Union Reggio Emilia).Per partecipare alla riunione da computer, tablet o smartphone. https://global.gotomeeting.com/join/780068261 Codice accesso: 780-068-261
Il Sud è perduto se non si ribella. Una proposta su istruzione, lavoro e nuovo ruolo dello StatoCatania, martedì 22 ore 11:00 – Cinema King (diretta online pagina fb Federazione del Sociale USB)
Il G20 su Istruzione e lavoro che si terrà a Catania il 22 e 23 giugno, pur attraversato da contraddizioni tra i soggetti statali coinvolti, non segnerà certo per il nostro Paese l’avvio di una fase di ripensamento di un modello sociale basato su precarietà, sfruttamento ed esclusione sociale, utilizzando l’avanzamento tecnologico nel mondo del lavoro come guida indiscutibile nella formazione delle giovani generazioni e come ulteriore sbilanciamento nei rapporti fra le classi.
Emigrare sembra essere una delle poche alternative per migliaia di giovani meridionali, mentre per chi resta il lavoro ha per lo più le caratteristiche dello sfruttamento, del precariato cronico e dell’assenza delle tutele. Soprattutto per le donne, per i giovani e per i migranti, spesso utilizzati in forme semischiavistiche. A tutto questo si aggiungono l’utilizzo selvaggio del territorio, l’inquinamento dei suoli, l’abbandono delle aree interne e la speculazione come tratti caratteristici della questione ambientale al Sud che il PNRR evita di affrontare.
È una descrizione esagerata? Oppure esistono tutti gli ingredienti per riproporre con urgenza la questione meridionale, sia pure dentro condizioni storiche completamente nuove, e di farlo in una prospettiva né indipendentista né piagnona, ma capace di immaginare un nuovo ruolo dello Stato, spinto dal protagonismo di lavoratori, studenti, lotte sociali, come elemento di superamento di un modello sociale marcio e produttore di diseguaglianza?
C’è bisogno di mettere in discussione il modello produttivo e di un cambio di rotta nello sviluppo dei territori e delle aree metropolitane meridionali. Come c’è bisogno di un piano straordinario di assunzioni pubbliche e di un forte rilancio dei servizi e dell’economia pubblica. E di un piano per il lavoro in cui al primo posto ci siano la sicurezza, la tutela dell’ambiente, i diritti e il salario per chi lavora.
Ma c’è bisogno soprattutto di costruire una nuova rete di relazioni e condivisioni tra le tante battaglie e vertenze che animano il Sud: un movimento che dia risposta alla sete di giustizia e di cambiamento che il Sud reclama da tanto tempo e che sappia parlare alla classe sfruttata delle altre aree del Paese.
Corteo NO G20 Catania, 22 giugno – martedì 22 ore 17:00Il vertice 2021 sotto la presidenza italiana giunge in una delle fasi più drammatiche della storia mondiale dell’ultimo secolo, la pandemia da coronavirus che ha prodotto milioni e milioni di lutti, il crollo del PIL globale, una devastante crisi occupazionale e l’esplosione del numero di nuovi poveri in tutto il pianeta. Di contro però il mondo intero ha assistito alla crescita esponenziale dei fatturati e dei guadagni delle società transnazionali (specie quelle attive nel settore delle telecomunicazioni, dell’informatica, della farmaceutica) e delle spese destinate all’acquisto di armi e al potenziamento dei dispositivi militari, frutto queste ultime dei processi di militarizzazione della politica, dell’economia e degli stessi sistemi socio-sanitari imposti come risposta globale alla pandemia.
In quest’ottica si inserisce lo stesso governo italiano che con il Recovery Fund, in un quadro che penalizza pesantemente il Sud accentuandone la dipendenza economica e produttiva, ha scelto di privilegiare le “autostrade digitali”, la telefonia cellulare, la cyber security e il complesso militare-industriale, mentre invece – vedi proprio il tema dell’interministeriale etneo – condiziona e subordina i diritti al lavoro e all’istruzione all’affaire-business della “digitalizzazione”, in linea con quanto già pesantemente imposto durante questi 18 mesi d’emergenza (crescita dei ritmi e dell’orario di lavoro e dell’isolamento dei lavoratori con lo smart working, descolarizzazione generalizzata e disarticolazione del sistema dell’istruzione pubblica con la cosiddetta didattica a distanza).
Come già accaduto con il G7 di Taormina del 2017, il governo e le élite politiche-imprenditoriali locali e nazionali tenteranno di riproporre durante il meeting di Catania, un’immagine del tutto falsa e mistificante della città e dell’intera Sicilia: ne occulteranno le devastanti condizioni sociali ed economiche, la preminenza del lavoro nero e sottopagato, la dilagante povertà delle periferie metropolitane e di quasi tutti i centri minori, la condizione di assoluta precarietà di vita delle nuove generazioni, le intollerabili discriminazioni di genere nell’esercizio delle attività lavorative, lo sfruttamento e le condizioni di semi-schiavitù nel settore agricolo (vittime in particolare i lavoratori migranti), l’insostenibilità ambientale ed occupazionale dei poli petrolchimici, il dissesto delle coste e dei territori, l’inesorabile consumo di suolo promosso a uso e beneficio degli speculatori dell’edilizia, la contestuale negazione del diritto alla casa per centinaia di migliaia di cittadini. E il G20 a Catania avrà come obiettivo anche quello di riprodurre l’ipocrita e cinica narrazione della “Sicilia ponte di pace”, quando al contrario, da più di 40 anni, l’Isola è stata trasformata in una piattaforma per le operazioni di guerra in mezzo mondo di Stati Uniti d’America, Italia, Ue, partner NATO ed extra-Nato ed estrema frontiera della guerra alle migrazioni mediterranee.
la rubrica settimanale è soggetta ad aggiornamenti: per segnalazioni, contributi, comunicati stampa scrivere a pressenza.redazionepalermo@gmail.com
Io di questa storia delle Mamme non ho visto nulla. Nonostante mi sia spesso capitato di trascorrere dei periodi di lavoro a Torino per via del ciclo di eventi India Invisibile che ha coinvolto anche il CSSR, e quindi spesso a contatto con un certo attivismo studentesco, volantini sui muri, messaggi, convocazioni al Campus Luigi Einaudi … io ho sicuramente saputo della cronica repressione in Val Susa per via del TAV, ho saputo di Eddi, ma questo Gruppo di Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso le ho messe finalmente e davvero a fuoco solo lo scorso autunno, per via della detenzione di Dana Lauriola.
Wasim Dahmash (Docente – Palestina), Rino Capasso (Esecutivo Nazionale Confederazione Cobas), Silan Ekinci (Responsabile cultura curda dell’UIKI), Luca Cangemi (Responsabile Nazionale Scuola e Università- Pci), Abelardo Palma Molina (maestro del CEIBA – Centro Educacion Integral de Base, Chiapas), Marta Fana( Ricercatrice in economia allo IEP Sciences Po – Parigi), Michela Spera (FIOM CGIL Nazionale), Mimmo Cosentino (Segretario PRC Sicilia), Yvan Sagnet (Rete No Cap), Yasmine Accardo (LasciateCientrare), Nadia Azouagah Bousnina (Attivista Diritti Lavoratrici Andaluse), Domenico Quintavalle (Cobas Campania), Carmelo Lucchesi (Anarchica Palermo), Gigi Malabarba (Rimaflow Fuorimercato) e Alberto Seligardi (Riders Union Reggio Emilia).
Emigrare sembra essere una delle poche alternative per migliaia di giovani meridionali, mentre per chi resta il lavoro ha per lo più le caratteristiche dello sfruttamento, del precariato cronico e dell’assenza delle tutele. Soprattutto per le donne, per i giovani e per i migranti, spesso utilizzati in forme semischiavistiche. A tutto questo si aggiungono l’utilizzo selvaggio del territorio, l’inquinamento dei suoli, l’abbandono delle aree interne e la speculazione come tratti caratteristici della questione ambientale al Sud che il PNRR evita di affrontare.
È una descrizione esagerata? Oppure esistono tutti gli ingredienti per riproporre con urgenza la questione meridionale, sia pure dentro condizioni storiche completamente nuove, e di farlo in una prospettiva né indipendentista né piagnona, ma capace di immaginare un nuovo ruolo dello Stato, spinto dal protagonismo di lavoratori, studenti, lotte sociali, come elemento di superamento di un modello sociale marcio e produttore di diseguaglianza?
C’è bisogno di mettere in discussione il modello produttivo e di un cambio di rotta nello sviluppo dei territori e delle aree metropolitane meridionali. Come c’è bisogno di un piano straordinario di assunzioni pubbliche e di un forte rilancio dei servizi e dell’economia pubblica. E di un piano per il lavoro in cui al primo posto ci siano la sicurezza, la tutela dell’ambiente, i diritti e il salario per chi lavora.
Ma c’è bisogno soprattutto di costruire una nuova rete di relazioni e condivisioni tra le tante battaglie e vertenze che animano il Sud: un movimento che dia risposta alla sete di giustizia e di cambiamento che il Sud reclama da tanto tempo e che sappia parlare alla classe sfruttata delle altre aree del Paese.
In quest’ottica si inserisce lo stesso governo italiano che con il Recovery Fund, in un quadro che penalizza pesantemente il Sud accentuandone la dipendenza economica e produttiva, ha scelto di privilegiare le “autostrade digitali”, la telefonia cellulare, la cyber security e il complesso militare-industriale, mentre invece – vedi proprio il tema dell’interministeriale etneo – condiziona e subordina i diritti al lavoro e all’istruzione all’affaire-business della “digitalizzazione”, in linea con quanto già pesantemente imposto durante questi 18 mesi d’emergenza (crescita dei ritmi e dell’orario di lavoro e dell’isolamento dei lavoratori con lo smart working, descolarizzazione generalizzata e disarticolazione del sistema dell’istruzione pubblica con la cosiddetta didattica a distanza).
Come già accaduto con il G7 di Taormina del 2017, il governo e le élite politiche-imprenditoriali locali e nazionali tenteranno di riproporre durante il meeting di Catania, un’immagine del tutto falsa e mistificante della città e dell’intera Sicilia: ne occulteranno le devastanti condizioni sociali ed economiche, la preminenza del lavoro nero e sottopagato, la dilagante povertà delle periferie metropolitane e di quasi tutti i centri minori, la condizione di assoluta precarietà di vita delle nuove generazioni, le intollerabili discriminazioni di genere nell’esercizio delle attività lavorative, lo sfruttamento e le condizioni di semi-schiavitù nel settore agricolo (vittime in particolare i lavoratori migranti), l’insostenibilità ambientale ed occupazionale dei poli petrolchimici, il dissesto delle coste e dei territori, l’inesorabile consumo di suolo promosso a uso e beneficio degli speculatori dell’edilizia, la contestuale negazione del diritto alla casa per centinaia di migliaia di cittadini. E il G20 a Catania avrà come obiettivo anche quello di riprodurre l’ipocrita e cinica narrazione della “Sicilia ponte di pace”, quando al contrario, da più di 40 anni, l’Isola è stata trasformata in una piattaforma per le operazioni di guerra in mezzo mondo di Stati Uniti d’America, Italia, Ue, partner NATO ed extra-Nato ed estrema frontiera della guerra alle migrazioni mediterranee.