Appello Comune-Info
Le persone che sottoscrivono questo appello sono impegnate in percorsi collettivi, esperienze associative e gruppi di ricerca che si occupano di promuovere, nelle istituzioni e nelle comunità, la cultura e la pratica quotidiana della cura dei beni comuni.
Sono infatti numerose e sempre più riconoscibili le esperienze di comunità e istituzioni che stanno trasformando il loro rapporto intorno alla costruzione di percorsi condivisi di cura dei beni comuni e che, inevitabilmente, si stanno accompagnando ad una trasformazione delle prassi amministrative.
Negli ultimi 30 anni, sulla scia di studi e pratiche internazionali e nazionali, anche in Italia il tema dei beni comuni è diventato centrale, dando forma alla partecipazione e al conflitto in diversi territori.
In questo tempo abbiamo avuto modo di incrociarci in tavoli di lavoro e campagne affrontando, da prospettive diverse, gli stessi problemi: in assenza di un quadro giuridico e amministrativo certo tante esperienze di partecipazione attiva, movimenti sociali impegnati nell’uso collettivo di spazi comunitari, faticano a trovare legittimazione e rischiano di spegnersi sotto al peso di una burocrazia ancora ostile e inadeguata o di interpretazioni formalistiche della legalità; così come beni, spazi concessi, affidati o occupati – ovvero restituiti alla loro funzione sociale con modalità aperte e inclusive – riconosciuti dalle comunità come beni comuni sono invece orientati in percorsi di privatizzazione o vengono abbandonati e lasciati degradare.
Anche quelli che vengono riattivati da esperienze di messa in comune e condivisione (commoning) sono ostaggio di una trama fittissima di norme e responsabilità basate su regole inadeguate perché nate in tutt’altro contesto.
Convinti/e della necessità di contribuire attivamente alla costruzione delle fondamenta per il riconoscimento giuridico di queste esperienze abbiamo contribuito alla scrittura di regolamenti per la cura e gestione condivisa, delibere sugli “usi civici e collettivi urbani” e rurali, al riconoscimento di beni comuni immateriali, abbiamo partecipato a numerosi procedimenti giudiziari, pubblicato libri e prodotto studi e ricerche che hanno contribuito alla costruzione collettiva di conoscenze e a difendere e sostenere commoners, comunità di abitanti e cittadinanza attiva in tutto il paese, e anche all’estero.
Riuniamo esperte/i, attivisti/e, studiosi/e, per comporre un nuovo metodo di ricerca e proposta capace di approdare a una sintesi disciplinare, tecnica e insieme politica che riconosca la molteplicità di voci, anche quelle abitualmente colpevolmente escluse dai tavoli istituzionali, perché portatrici di pratiche conflittuali o di esperienze mutualistiche e solidali che agiscono in territori di confine.
Cogliamo un’opportunità straordinaria nel mettere a sistema i nostri bagagli di esperienze, conoscenze e competenze per contribuire alla costituzione di una Commissione popolare per la legge sui beni comuni, che apra una discussione pubblica, condivisa e plurale su tutte le proposte e i disegni di legge già presentati in Parlamento sui beni comuni, per produrre un testo coordinato di legge sui beni comuni, una proposta che rifletta i metodi del commoning e le “pratiche di cura” e cooperazione che negli anni hanno reso possibili la vita e l’esistenza dei beni comuni e del “comune” – un’elaborazione legislativa autorevole proprio in quanto capace di consentire l’interazione tra saperi tecnici e interdisciplinari, pratici ed esperienziali, relazionali ed ecologici, politici ed emotivi che in questi anni hanno costruito i tasselli del mosaico dei beni comuni.
Ora è il momento di lanciare questa proposta, perché si approssima la discussione parlamentare delle proposte di legge sopra citate ed è indispensabile fare in modo che si tratti di provvedimenti legislativi costituzionalmente orientati – secondo gli articoli 1, 2, 3, 41, 42, 43 e 118 – in modo da adeguare la nozione di proprietà, prevista dal Codice civile, al dettato costituzionale assicurandone la funzione sociale e per far sì da rendere la categoria giuridica dei beni comuni di sostegno alle iniziative già presenti sul territorio, al patrimonio pubblico e alla tutela dei beni naturali.
All’esame del Parlamento vi sono, per il momento, quattro testi, tutti di iniziativa parlamentare. L’iter costituzionale prevede una discussione in Commissione parlamentare, che dovrà elaborare un testo “coordinato” tra tutte le proposte depositate per sottoporlo all’approvazione da parte delle Camere.
Mai come nel discorso sui commons il contenitore è contenuto: il limite procedurale delle precedenti proposte è stato quello di essere esito di processi limitati alla partecipazione di pochi accademici.
Un approccio che è del tutto incompatibile con le intelligenze teoriche e pratiche che invece sono il corpo vivo e pensante degli avanzamenti giuridici in tema di beni comuni che si sono tradotti in proposte referendarie e legislative, delibere, regolamenti e atti amministrativi in tutto il territorio.
Costruiamo la Commissione come uno spazio comune per le riflessioni teoriche e le pratiche che in questi anni hanno composto i tasselli dell’intelligenza collettiva dei beni comuni: invitiamo esperti/e nei campi come quelli giuridici, filosofici, economici, urbanistici, politologici, sociologici e antropologici nonché della politica e dell’attivismo sociale, rifiutando come unici criteri di selezione i titoli accademici, le qualifiche ANVUR, le affinità politico-elettorali.
Il primo appuntamento della Commissione sarà martedì 8 giugno 2021 alle ore 18.00, in forma digitale. Per partecipare, scrivere a: info@commissionepopolarebenicomuni.it