mercoledì 23 ottobre 2019

GUERRA PERMANENTE AI DIRITTI UMANI NEL MEDITERRANEO


-Fulvio Vassallo Paleologo-

 VERSO LA FINE DEL 

DIRITTO INTERNAZIONALE ?


l’Europa -con la Germania in prima fila- si prepara a pagare ancora  Erdogan per tenersi una parte dei profughi siriani e respingere i nuovi  rifugiati curdi; mentre la Francia pone il veto al processo di adesione di  Albania e Macedonia per allargare la zona cuscinetto dai confini-UE 


L’aggressione turca contro il Rojava e le popolazioni curde è stata soltanto l’ultima e più drammatica fase della guerra che si sta combattendo nel Mediterraneo contro i diritti umani. Non a caso l’attacco ordinato da Erdogan è stato preceduto da una intensificazione delle partenze di profughi in fuga verso le isole greche ed il “sultano” ha prontamente ricordato all’Unione Europea gli accordi conclusi nel 2016 volti a bloccare ogni via di fuga dei siriani, e dei potenziali richiedenti asilo provenienti da paesi come il Pakistan, l’Afghanistan, l’Iraq. Accordi che adesso dovranno essere rinnovati e che rimangono al centro delle politiche di esternalizzazione dei controlli alle frontiere dell’Unione Europea.

Alla logica concentrazionaria, ormai dominante in Turchia, corrisponde la utilizzazione dei profughi siriani come massa d’urto, sia nel nord della Siria, per cancellare l’esperienza del Rojava democratico, perpetrando crimini di guerra per ottenere una “fascia di sicurezza” che si vorrebbe riempire di campi di raccolta, che nel Mediterraneo, dove gli arrivi in Grecia si stanno moltiplicando anche se le intese con L’Unione Europea e con l’agenzia Frontex stanno consentendo detenzioni arbitrarie e respingimenti collettivi.
Come scrive Alberto Negri, ” sull’orlo della Brexit l’Europa ingurgita tutto, pronta con la Germania in testa a pagare ancora Erdogan per tenersi una parte dei profughi siriani, a respingere i nuovi rifugiati curdi e con la Francia che, forte dell’uscita prossima della Gran Bretagna, mette il veto al processo di adesione di Albania e Macedonia”.
La violazione sistematica dei diritti umani, che si sta verificando nei territori siriani, e nelle acque del Mediterraneo, non sta ottenendo risultati da propagandare come fattore di deterrenza delle migrazioni forzate, mentre quotidianamente sono visibili i crimini contro l’umanità che vengono commessi dalle autorità statali. Secondo lo statuto della Corte Penale internazionale, costituisce crimine contro l’umanità, infatti, l’ «attacco (i) esteso o sistematico (ii) diretto contro ogni popolazione civile (iii), realizzato consapevolmente (iv) in esecuzione del disegno politico di uno Stato o organizzazione (v)».  
Si può dunque osservare come gli ”accordi in parola potrebbero astrattamente integrare, sia sotto il profilo dell’actus reus che della mens rea, la particolare forma di responsabilità dell’agevolazione materiale ex art. 25(3)(c) dello Statuto di Roma. Infatti, ” la cooperazione con la Libia potrebbe configurare anche la responsabilità internazionale dello Stato italiano.
Il diritto internazionale consuetudinario prevede due condizioni cumulative affinché uno Stato sia internazionalmente responsabile per l’assistenza fornita ad un altro Stato nella commissione di un illecito: (i) che lo Stato c.d. assistente agisca con la consapevolezza delle circostanze dell’atto illecito posto in essere dallo Stato c.d. assistito e (ii) che l’atto sia, in astratto, internazionalmente illecito anche se commesso dallo Stato c.d. assistente. Nel caso di specie, come autorevolmente sostenuto altrove, entrambi tali requisiti sembrano essere prima facie soddisfatti. Considerazioni non diverse si potrebbero prospettare anche in merito dell’aggressione della Turchia nei confronti della popolazione curda del Rojava, fondata sul ricatto che Erdogan può permettersi nei confronti dell’Europa, condizionata dai timori dell’arrivo di un numero di nuovo assai elevato di potenziali richiedenti asilo e rifugiati. Da questo punto di vista non possono sottrarsi alle loro responsabilità gli stati che nel 2016 hanno concluso accordi con il governo turco, accordi poi ratificati dagli organismi europei.