venerdì 4 ottobre 2019

«UN SINDACALISMO PER LA GIUSTIZIA CLIMATICA»


     le crisi sociali ed ecologiche sono intrecciate 

 è necessario un sindacalismo per una giustizia climatica 

 per affrontarle in modo olistico  

Per molti ambientalisti le dichiarazioni simboliche dei sindacati e  gli inviti all’azione sono troppo poco e troppo tardi. Uno dei  motivi  per cui i giovani scioperanti per il clima e i sindacati non  hanno  trovato una maggiore convergenza è perché i due gruppi  parlano  due lingue diverse 

Mark Bergfeld-  


per i sindacalisti, uno sciopero è il l’astensione dal lavoro per portare a casa una vittoria su delle richieste specifiche, mentre per il movimento Fridays for Future, lo sciopero politico sembra essere l’obiettivo stesso. Tuttavia, mentre alcuni potrebbero considerarlo ingenuo, simili scioperi sono diventati una tattica comunemente usata anche all’interno del movimento femminista globale. In ogni caso, lo sciopero del clima non sarà sufficiente da solo per evitare ciò che Naomi Klein ha definito la “barbarie climatica


Esistono solo pochi esempi di sindacati che riuniscono le problematiche ambientali e lavorative nella propria organizzazione. Tuttavia, cambiare il nostro modello economico ormai guasto dipende da un sindacalismo per la giustizia climatica che sfidi il cambiamento climatico in corso, la crescente disuguaglianza e le basse iscrizioni al sindacato. Ciò svilupperebbe azioni che i lavoratori potrebbero intraprendere nel proprio posto di lavoro o in trattative collettive a livello settoriale.
Un sindacalismo per la giustizia climatica non è una novità. Nacque nella zona est di Londra nel 1888, quando delle giovani lavoratrici iniziarono una lotta sindacale contro le condizioni di lavoro pericolose, compresa l’esposizione al fosforo bianco che sfigurò i loro volti. Lo sciopero delle matchsticks girls (le donne dei fiammiferi) ha avviato un nuovo tipo di sindacalismo in Gran Bretagna, dando fiducia a diversi gruppi di lavoratori – oltre agli uomini qualificati – di supportare la campagna per la riduzione dell’orario di lavoro, una politica che rimane ancora oggi fondamentale per ridurre le emissioni di CO2.
I membri della forza lavoro a basso salario di oggi, tra cui gli operatori sanitari, gli addetti alle pulizie e le guardie di sicurezza, affrontano rischi significativi per la salute e la sicurezza: la pulizia di siti industriali inquinati, la protezione delle centrali nucleari, l’assistenza agli anziani in ambienti con alte temperature e così via. Le esternalizzazioni hanno lasciato questi lavoratori non solo senza retribuzioni per malattia o diritti pensionistici, ma anche nell’estremità cruciale della crisi climatica. Questi, infatti, sono i lavori in più rapida crescita, e anche quelli con i più bassi tassi di sindacalizzazione.
I sindacati possono usare la loro capacità organizzativa e istituzionale per facilitare i lavoratori a organizzarsi. I lavoratori nelle loro scelte collettive sanno come migliorare i processi di lavoro a beneficio di tutti. Un sindacalismo per la giustizia climatica dovrebbe ricostruire il potere dei lavoratori sul posto di lavoro e a livello aziendale, con l’obiettivo di regolamentare le multinazionali dal basso. La campagna Climate proof our work del Congresso Internazionale dei sindacati è un modo per iniziare questo processo di ricostruzione del potere dei lavoratori ed è l’antidoto perfetto contro le campagne ambientali aziendali che troppo spesso equivalgono al greenwashing.
A livello settoriale, i sindacati potrebbero facilitare i lavoratori a impegnarsi nella contrattazione aziendale con i datori di lavoro. La democratizzazione del processo di contrattazione non solo genererebbe uno spirito democratico tra i lavoratori, ma costringerebbe anche le aziende ad agire collettivamente nell’interesse del proprio settore e dei suoi stakeholder. Un sindacalismo per la giustizia climatica potrebbe usare le disposizioni in materia di istruzione, salute e sicurezza dei contratti collettivi per migliorare le competenze dei lavoratori e ristrutturare le aziende, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbone e migliorare le norme sul lavoro.
Poiché l’approccio del potere sociale per una transizione ecologica giusta implica la creazione di coalizioni tra comitati di lavoratori, così un sindacalismo per la giustizia ambientale implicherebbe l’organizzazione di ‘tutto il lavoratore’.  Dopo tutto, i problemi dei lavoratori non sono solo radicati nei loro luoghi di lavoro, ma anche nelle loro comunità. Ad esempio, i lavoratori a basso salario hanno anche maggiori probabilità di vivere in aree inquinate. Inoltre, i politici si stanno muovendo verso l’introduzione di tasse sulle emissioni di CO2 che graveranno soprattutto sui lavoratori a basso salario. I cambiamenti climatici richiederanno ai sindacati di ricostruire il potere dei lavoratori – economicamente, socialmente e politicamente – se vogliono davvero che i lavoratori non paghino il prezzo per la riduzione dei cambiamenti climatici e per la transizione a un’economia a emissioni zero.

estratto da  Mark Bergfeld Dal Friday for Future a un sindacalismo per una giustizia climatica globale?


(t
raduzione a cura di DINAMOpress. Immagine di copertina, Gaia di Gioacchino per DINAMOpress
Articolo pubblicato su: socialeurope.eu)