le crisi sociali ed ecologiche sono intrecciate
è necessario un sindacalismo per una giustizia climatica
per affrontarle in modo olistico
Per molti ambientalisti le dichiarazioni simboliche dei sindacati e gli inviti all’azione sono troppo poco e troppo tardi. Uno dei motivi per cui i giovani scioperanti per il clima e i sindacati non hanno trovato una maggiore convergenza è perché i due gruppi parlano due lingue diverse
- Mark Bergfeld-
per i
sindacalisti, uno sciopero è il l’astensione dal lavoro per portare a casa una
vittoria su delle richieste specifiche, mentre per il movimento Fridays for
Future, lo sciopero politico sembra essere l’obiettivo stesso. Tuttavia, mentre
alcuni potrebbero considerarlo ingenuo, simili scioperi sono diventati una
tattica comunemente usata anche all’interno del movimento femminista
globale. In ogni caso, lo sciopero del clima non sarà sufficiente da solo
per evitare ciò che Naomi Klein ha definito la “barbarie
climatica”
Esistono solo pochi
esempi di sindacati che riuniscono le problematiche ambientali e lavorative
nella propria organizzazione. Tuttavia, cambiare il nostro modello economico
ormai guasto dipende da un sindacalismo per la giustizia climatica che sfidi il
cambiamento climatico in corso, la crescente disuguaglianza e le basse
iscrizioni al sindacato. Ciò svilupperebbe azioni che i lavoratori potrebbero
intraprendere nel proprio posto di lavoro o in trattative collettive a livello
settoriale.
Un sindacalismo per la giustizia climatica non è una novità. Nacque nella
zona est di Londra nel 1888, quando delle giovani lavoratrici iniziarono una lotta
sindacale contro le condizioni di lavoro pericolose, compresa l’esposizione al
fosforo bianco che sfigurò i loro volti. Lo sciopero delle matchsticks
girls (le donne dei fiammiferi) ha avviato un nuovo tipo di sindacalismo in Gran Bretagna, dando
fiducia a diversi gruppi di lavoratori – oltre agli uomini qualificati – di
supportare la campagna per la riduzione dell’orario di lavoro, una politica che rimane ancora oggi fondamentale per ridurre
le emissioni di CO2.
I membri della forza
lavoro a basso salario di oggi, tra cui gli operatori sanitari, gli addetti
alle pulizie e le guardie di sicurezza, affrontano rischi significativi per la
salute e la sicurezza: la pulizia di siti industriali inquinati, la protezione
delle centrali nucleari, l’assistenza agli anziani in ambienti con alte
temperature e così via. Le esternalizzazioni hanno lasciato questi lavoratori
non solo senza retribuzioni per malattia o diritti pensionistici, ma anche nell’estremità
cruciale della crisi climatica. Questi, infatti, sono i lavori in più rapida
crescita, e anche quelli con i più bassi tassi di sindacalizzazione.
I sindacati possono usare la loro capacità organizzativa e istituzionale
per facilitare i lavoratori a organizzarsi. I lavoratori nelle loro scelte
collettive sanno come migliorare i processi di lavoro a beneficio di tutti. Un
sindacalismo per la giustizia climatica dovrebbe ricostruire il potere dei
lavoratori sul posto di lavoro e a livello aziendale, con l’obiettivo di
regolamentare le multinazionali dal basso. La campagna Climate
proof our work del Congresso Internazionale dei sindacati è un modo
per iniziare questo processo di ricostruzione del potere dei lavoratori ed è
l’antidoto perfetto contro le campagne ambientali aziendali che troppo spesso
equivalgono al greenwashing.
A livello settoriale, i sindacati potrebbero facilitare i lavoratori a
impegnarsi nella contrattazione aziendale con i datori di lavoro. La
democratizzazione del processo di contrattazione non solo genererebbe uno
spirito democratico tra i lavoratori, ma costringerebbe anche le aziende ad
agire collettivamente nell’interesse del proprio settore e dei suoi stakeholder.
Un sindacalismo per la giustizia climatica potrebbe usare le disposizioni in
materia di istruzione, salute e sicurezza dei contratti collettivi per
migliorare le competenze dei lavoratori e ristrutturare le aziende, con
l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbone e migliorare le norme sul
lavoro.
Poiché l’approccio del potere sociale per una transizione ecologica giusta
implica la creazione di coalizioni tra comitati di lavoratori, così un
sindacalismo per la giustizia ambientale implicherebbe l’organizzazione di ‘tutto il lavoratore’. Dopo tutto, i problemi dei
lavoratori non sono solo radicati nei loro luoghi di lavoro, ma anche nelle
loro comunità. Ad esempio, i lavoratori a basso salario hanno anche maggiori
probabilità di vivere in aree inquinate. Inoltre, i politici si stanno muovendo
verso l’introduzione di tasse sulle emissioni di CO2 che graveranno soprattutto
sui lavoratori a basso salario. I cambiamenti climatici richiederanno ai
sindacati di ricostruire il potere dei lavoratori – economicamente, socialmente
e politicamente – se vogliono davvero che i lavoratori non paghino il prezzo
per la riduzione dei cambiamenti climatici e per la transizione a un’economia a
emissioni zero.
estratto da Mark Bergfeld Dal Friday for Future a un sindacalismo per una giustizia
climatica globale?”
(traduzione a cura di DINAMOpress. Immagine di copertina, Gaia di Gioacchino per DINAMOpress
Articolo pubblicato su: socialeurope.eu)