mercoledì 25 settembre 2019

PHILIP ALSTON: «L’APARTHEID CLIMATICO METTE A RISHIO DIRITTI CIVILI E POLITICI»


 LA CRISI AMBIENTALE 
 NON È SLEGATA DALLA CRISI SOCIALE 


“LA SALVAGUARDIA E IL RISPETTO DELLA TERRA, NON   PUÒ ESSERE DISGIUNTA DALLA GIUSTIZIA SOCIALE,   CIOÈ DAL RISCATTO DEGLI OPPRESSI, DEGLI  SFRUTTATI E DEGLI ESCLUSI” 

[Guido Viale]


Secondo l’IPCC, il panel internazionale che studia i cambiamenti climatici, ciò che ci aspetta da qui al 2050 sarà la migrazione di almeno 200 milioni di persone a causa del surriscaldamento globale. Come pensano i paesi più ricchi di fronteggiare questa crisi? Quali politiche si stanno attuando a livello mondiale per limitarne gli effetti? Come si può immaginare le risposte a queste domande sono piuttosto desolanti.
E l’uragano Dorian non è certo il primo caso in cui un evento naturale mette allo scoperto la ferita purulenta dell’apartheid climatico. In un rapporto uscito nel giugno scorso, Philip Alston, relatore speciale delle Nazioni Unite sull’estrema povertà e diritti umani, cita un altro caso indicativo: “Quando l’uragano Sandy ha causato il caos a New York nel 2012, lasciando i newyorkesi a basso reddito e più vulnerabili senza accesso alla corrente elettrica e all’assistenza sanitaria, il quartier generale di Goldman Sachs è stato protetto da decine di migliaia di sacchi di sabbia e alimentato dall’energia dal suo generatore”.
Secondo Alston l’apartheid climatico è uno scenario “in cui i ricchi pagano per sfuggire al surriscaldamento, alla fame e ai conflitti mentre il resto del mondo è lasciato a soffrire”. Ed è quello che sta succedendo. I paesi più poveri sopporteranno circa il 75% dei costi della crisi climatica nonostante la metà più povera della popolazione mondiale sia responsabile solamente del 10% delle emissioni di anidride carbonica.
In questo scenario, sempre secondo Alston, “la democrazia e lo stato di diritto, nonché una vasta gamma di diritti civili e politici sono tutti a rischio. Il rischio di malcontento della comunità, di crescente disuguaglianza e di livelli ancora più elevati di privazione tra alcuni gruppi, probabilmente stimolerà le risposte nazionaliste, xenofobe, razziste e altre. Mantenere un approccio equilibrato ai diritti civili e politici sarà estremamente complesso”.