Campagna Stop TTIP Italia
L’Europa e i roghi in Amazzonia
al di là della retorica e
delle tattiche di basso profilo
l'Europa può fare molto
per fermare
il disastro in Amazzonia
bloccare l’Accordo di liberalizzazione commerciale UE – Mercosur
L’aumento dei roghi in Amazzonia in
questi primi sei mesi dell’anno, (ad oggi sono oltre 75 mila, il doppio di
quelli registrati nello stesso periodo del 2018), ha portato alla
distruzione di oltre 225 mila ettari di foresta, oltre il doppio dell’anno
precedente. Soltanto nel maggio del 2019, in 31 giorni, sono stati persi
739 km quadrati di foresta, corrispondente a due campi di calcio al
minuto. Tutto terreno che si libera per l’allevamento, con la potente
lobby agricola del Brasile felicissima alla prospettiva di aumento
delle esportazioni agroalimentari di carne e soia in UE e in Cina(quest’ultima
infatti cerca di diversificare le sue enormi importazioni di soia, evitando
l’acquisto dagli USA con cui ha ingaggiato una guerra commerciale). Una lobby
che sente di poter agire nella piena impunità, dal momento che il presidente
Bolsonaro l’ha favorita con una progressiva rimozione di regolamentazioni
ambientali in Brasile.
Nonostante la Commissione Europea si
ostini a sostenere l’accordo, definendolo come uno strumento che rinforza
l’Accordo di Parigi sul clima, Paesi come l’Irlanda e la Francia hanno
promesso di bloccarne l’approvazione. Ad oggi, però, dalle stanze
di Bruxelles ciò che filtra è solamente un potenziale bando
all’importazione di carne brasiliana, questione che forse verrà affrontata
alla prossima riunione della Commissione Commercio del Parlamento Europeo
(INTA Committee) ai primi di settembre.
Ma al di là delle posizioni dettate
dall’emergenza, è la sostanza del trattato a essere inaccettabile:
il capitolo su commercio e
sviluppo sostenibile, notevolmente più ampio di quelli
previsti in accordi simili con altri Paesi, prevede chiari riferimenti
alle convenzioni ambientali come l’Accordo di Parigi sul clima, la
Convenzione sulla biodiversità (CBD), i testi sulla tutela forestale o sulle
specie animali, ma non prevede nessun meccanismo sanzionatorio in caso
non venissero rispettati gli accordi, anzi lo esclude in modo esplicito. Il
trattato, approvato dalle parti, è entrato nel processo di legal
scrubbing, la correzione di bozze che lo porterà nella sua versione
ultima alla nuova Commissione Europea e al Consiglio Europeo per la
approvazione definitiva. Solo dopo toccherà al Parlamento Europeo e ai
Parlamenti nazionali votare la ratifica finale.
Alle parole, adesso, devono arrivare i fatti: le centinaia di migliaia di ettari di
foresta non saranno facilmente recuperabili in breve tempo, ma per evitare
un danno ancora peggiore bisogna bloccare il processo di approvazione
dell’accordo. Occorre una presa di posizione chiara e definitiva
sull’insostenibilità di un trattato che già nel testo dà priorità alle
questioni commerciali rispetto alla tutela ambientale e dei diritti delle
persone.